mercoledì 8 giugno 2011
La Commissione europea ha deciso di risarcire un terzo delle perdite. Alle aziende del settore dovrebbero arrivare circa 150 milioni Immediate le proteste: «Non bastano». Sulle cause del contagio ancora nessuna certezza dalle analisi.
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Centocinquanta milioni di euro di risarcimenti, ma probabilmente anche di più. Sotto la pressione degli agricoltori in rivolta e dei rispettivi governi, la Commissione Europea si muove. Almeno sul fronte degli indennizzi chiesti a gran voce dalle organizzazioni di categoria, visti gli indenni danni provocati dagli allarmi sull’epidemia del batterio killer. Ieri, nel corso di un incontro straordinario dei ministri dell’Agricoltura dei 27 a Lussemburgo, il commissario competente Dacian Ciolos ha annunciato un primo stanziamento di 150 milioni di euro, anzitutto sotto forma di acquisto della merce invenduta. La cifra è stata però giudicata subito insufficienti da molti degli interessati. E non è strano, basti dire che Freshfel Europe, l’associazione europea dei produttori di frutta e verdura freschi, ha fatto un rapido calcolo: oltre ai 200 milioni di euro dei produttori spagnoli (che chiedono il 100% di indennizzi), e ai 100 milioni complessivi per quelli italiani, si aggiungono gli 80 milioni di danni per l’Olanda, i 20 per la Germania, 4 in Belgio, 3 in Portogallo. E Coldiretti parla di 417 milioni di danni complessivi per l’intero comparto nell’Ue. Insomma, la cifre di Ciolos è apparsa subito irrisoria, come non ha mancato di notare il neo ministro per le Politiche agricole e alimentari Saverio Romano: «Temo che saremo richiamati nuovamente a ridiscutere di eventuali compensazioni». Sulla stessa linea anche Spagna e Francia. In effetti dopo poche ore lo stesso Ciolos è corso ai ripari, annunciando un probabile aumento dei fondi disponibili. La Commissione, ha affermato il commissario, «rivedrà al rialzo» tanto la cifra complessiva, quanto la percentuale di indennizzo, una decisione che sarà presa in via definitiva, ha preannunciato, «presumibilmente martedì prossimo». Già domani, comunque, Ciolos vuole ritornare «con una proposta migliorata che sia sostanziale e giustificata», ma tenga conto anche »dei limiti di bilancio dell’Ue, decisi dagli stessi Stati membri». Improbabile, ha fatto capire il responsabile Ue, che si possa arrivare a indennizzi del 100% come vorrebbe Madrid. Sempre più nell’angolo, intanto, è la Germania per la gestione dell’emergenza. Ieri ci si è messo anche il commissario europeo John Dalli. Mentre un eurodeputato spagnolo brandiva in aula a Strasburgo un cetriolo protestando per «l’onore perduto» dei produttori iberici, Dalli davanti al Parlamento Europeo ha esortato le autorità tedesche a evitare «premature conclusioni» che diffondono «paure ingiustificate». «Non credo che stiano gestendo al meglio questa emergenza», è stato il commento anche del ministro Romano. E in effetti ieri l’Istituto Robert Koch di Berlino è stato costretto a rettificare anche il bilancio delle vittime (resta a 24 morti di cui 23 in Germania), dopo che si è verificato che una persona deceduta in realtà non era stata colpita dal batterio. In Germania ormai molti criticano gli «eccessi» del federalismo e chiedono un’authority nazionale per la risposta alle epidemie. Ma le autorità sanitarie della Bassa Sassonia non vogliono parlare di errore sull’origine dell’epidemia dall’azienda di Ülzen, produttrice dei germogli di soia. I test infatti continuano, e domani si conosceranno i risultati.
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