Partecipazione e fierezza, autenticità e libertà. È in questa doppia coppia di atteggiamenti che siamo «chiamati ad affrontare la sfida educativa che il nostro tempo ci pone». Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, indica con chiarezza queste prospettive ai partecipanti al seminario di studio che ha riunito a Genova i rappresentanti e i responsabili delle consulte regionali ecclesiali per la scuola di Lombardia, Piemonte, Triveneto, Emilia Romagna e Liguria. Una tappa del percorso che la Chiesa italiana sta compiendo in vista dell’incontro della scuola con il Papa in piazza San Pietro il prossimo 10 maggio, di cui ha riferito monsignor Domenico Pompili, coordinatore del cammino. «Sarà l’occasione – ha spiegato Bagnasco – per ribadire assieme al Papa l’urgenza del compito educativo, la sacrosanta libertà dei genitori ad educare, il dovere della società a non corrompere i giovani». Ecco allora l’importanza di promuovere insieme la partecipazione dei genitori nella scuola «rinnovando le loro forme di partecipazione compatibili con i tempi attuali» e la fierezza dei docenti che «la Chiesa vuole incoraggiare e riconoscere nella loro dignità e professionalità, invitandoli a superare comprensibili sentimenti di sfiducia». Ma nella sfida educativa, aggiunge il presidente della Cei ricordando anche alcuni passaggi della sua recente prolusione al Consiglio permanente, «occorre autenticità degli adulti, chiamati a porsi la domanda della propria identità proprio per poter essere educatori. Una relazione che richiede anche una libertà culturale, che però in questi tempi e nella nostra Europa appare sempre più simile alla assimilazione, soprattutto da parte di chi vorrebbe cambiare se non sovvertire la grammatica dell’umano».Il cardinale non lo nomina, ma è chiaro il riferimento alla vicenda del gender nella scuola. «Servono coraggio e libertà – ribadisce con forza il presidente della Cei – affinché la scuola non diventi un campo di rieducazione, ma sia invece un’esperienza educativa nel rispetto della pluralità».Una pluralità di voci, esperienze e testimonianze che hanno trovato nella tavola rotonda un momento di confronto. Introdotta dai saluti del vescovo Alberto Tanasini, delegato dalla Cel per la scuola e del provveditore di Genova Rosaria Pagano, la tavola rotonda è partita dal documento di lavoro titolato «Perché nessuno vada perduto». Uno slogan che «nella formazione professionale diventa una realtà», ha sottolineato Attilio Bondone già presidente nazionale della Confap, denunciando nel contempo che «la formazione professionale è presente solo in 12 Regioni su 20. E i ragazzi delle altre 8 Regioni?». «Un errore non puntare sulla sussidiarietà e la valorizzazione della scuola paritaria» commenta Remo Sernagiotto, assessore regionale ai Servizi sociali del Veneto, realtà «nella quale investiamo molto in questi campi». Di alleanza educativa e della necessità di «un dialogo e confronto, magari con il superamento di alcuni steccati» ha parlato Silvio Colombini, responsabile Cisl scuola della Lombardia, che ha indicato nella «formazione e nel reclutamento alcuni campi su cui aprire un dibattito nel rispetto dei diritti di tutti». «Occorre trovare quel giusto equilibrio tra equità e libertà nella scuola – ha auspicato Giancarlo Cerini, vicepresidente nazionale del Cidi – perché sia sempre luogo di incontro dove si imparano anche le regole della convivenza. Una scuola capace anche di riscoprire un soffio vitale che spezzi la grigia burocrazia». Un auspicio e una prospettiva. Attendendo il 10 maggio con il Papa.