Il gioco d’azzardo è una «emergenza sociale», una «piovra che allunga i propri tentacoli promettendo molto e sradicando moltissimo, non di rado tutto». Parole dure, quelle usate ieri mattina dall’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nell’intervento che ha pronunciato al termine del convegno "Gioco d’azzardo ed usura".«Quando si bruciano le risorse, inseguendo il miraggio della vincita – ha detto il porporato – resta solo la cenere e, per continuare a sbarcare l’inevitabile lunario, si cercano altre strade rovinose per sé e per i propri cari». Il cardinale ha poi parlato della «falsità sistematica di certe pubblicità» spiegando che «è forma delittuosa che uccide il modo corretto di pensare ed agire, è un attentato alla nostra società». Quella del gioco, ha aggiunto, è una emergenza che riguarda tutti e che non guarda in faccia nessuno ma che è particolarmente insidiosa per le nuove generazioni. «I minorenni hanno la vita davanti. Se cominciano così, dove vanno a finire?». Durante il convegno si è parlato anche della campagna "Il progetto giovani e gioco", per la sensibilizzazione alla cultura del gioco legale e responsabile, promossa dall’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato. Tale iniziativa, hanno spiegato i relatori, veicola ai ragazzi il messaggio che chi non gioca è un “integerrimo bacchettone”. Tranchant, a questo proposito, il giudizio di Bagnasco: «La menzogna va sempre dichiarata tale». Il cardinale ha poi ricordato che l’azzardo «illude» ed è un «fattore non indifferente del malessere generale e di destabilizzazione sociale». Ha quindi invitato ad impegnarsi per una cultura più umana e per «una società educante» perché «siamo legati gli uni altri».Infatti, «ogni comportamento personale ha risvolti anche sul piano sociale e ricade, prima o dopo, su tutti». Da qui l’esortazione a superare le «storture culturali ed educative che, se non riprese e corrette con decisione e unitariamente, coltivano illusioni devastanti a cui seguono infelicità e depressione non solo dei singoli, soprattutto delle giovani generazioni, ma della società intera». Tra queste storture prima di tutto «il mito della vita facile e gaudente, come se la disciplina, la fatica e l’impegno quotidiano fossero cose superate d’altri tempi, magari oggetto di irrisione». Bagnasco ha poi rinnovato l’appello affinché «la famiglia non sia lasciata sola dalla società, né nel compito educativo né nelle sue dinamiche interne che devono trovare, all’occorrenza, delle interlocuzioni appropriate» e l’auspicio affinché «l’intera società diventi educativa».Introducendo i lavori del convegno, il presidente della Fondazione antiusura Santa Maria del soccorso di Genova, monsignor Marco Granara, ha affermato che «la politica non ha solo da risanare bilanci amministrativi, ma da verificare le emergenze morali legate alle quali non ci sono solo le direttive qualitative del vivere sociale ma la stessa economia del Paese». Maurizio Fiasco, sociologo della Consulta nazionale Fondazione antiusura di Roma ha ricordato invece che «il gioco d’azzardo di massa non è un male necessario ma una perdita secca per tutti, famiglie, economica e fiscalità dello Stato». Quest’ultimo «ricava sempre meno miliardi a mano a mano che l’incremento dei consumi avviene con progressione geometrica». Lo psichiatra del Sert di Genova Ponente, Giorgio Schiappacasse ha parlato di «debito educativo» nei confronti dei nostri figli e di una «finanza drogata che non produce beni che potranno spendere le generazioni future». In poche parole, ha affermato, «stiamo avvelenando il futuro dei nostri figli».