Come le baby squillo
dei Parioli, a Roma, volevano fare soldi per vestire alla moda,
avere un accessorio griffato in più, poter andare spesso dal
parrucchiere, comperarsi trucchi e profumi. Così tre ragazzine
di 14 e 15 anni, studentesse, cresciute in famiglie senza
problemi sono diventate prostitute. Si sono messe in vendita
attraverso un sito d'incontri, lo hanno fatto per un mese, forse
per qualche giorno in più, fino a quando un cliente trentenne,
che aveva fissato un appuntamento con una delle tre, ha scoperto
che quella prostituta era una ragazzina. Lo ha capito
presentandosi all'appuntamento nel luogo concordato via internet
e quando ha visto che la donna che si aspettava d'incontrare era
poco più di una bambina, ha denunciato il caso alla polizia di Ventimiglia.
Il giro è stato fermato, ma nel frattempo le ragazzine i loro
incontri li avevano già avuti. Alcune decine i clienti e cinque
quelli indagati per sfruttamento della prostituzione minorile.
Uno è stato anche arrestato perché durante una perquisizione
nella sua casa è stata trovata droga. Cercavano materiale
pedopornografico.
Portate in caserma, davanti ai genitori, hanno pianto e si
sono pentite. "In che guaio ci siamo cacciate - hanno affermato,
dopo un pianto liberatorio -. Abbiano sbagliato, non lo faremo
più". Ma chissà quanto sarebbe andata avanti questa storia se
quel trentenne non avesse provato imbarazzo e sconcerto davanti
a quel corpo bambino. "Quando ho visto che era una bambina, mi
si è gelato il sangue e sono scappato", ha detto l'uomo ai
poliziotti, sottolineando che "quella ragazzina non l'ho fatta
neppure salire in auto".
Si vendevano per 30-50 euro, quelle donne-bambine. Tra le 14
e le 18, per non insospettire i genitori. Sesso in auto, nei
piazzali, nei luoghi isolati dell'estremo ponente ligure. Poi
una piega di capelli in più, qualche soldo in tasca per
frequentare i locali della movida del Ponente, una camicetta
nuova da nascondere tra quelle comprate dalla mamma, i trucchi
per sembrare più grandi e da cancellare dal viso prima di tornare a
casa. Poche settimane per buttarsi via. Un tempo breve che non
ha permesso ai genitori di accorgersi che cosa stava accadendo
alle loro bambine, dicono gli investigatori. Neppure gli amici
avevano percepito il cambio di vita delle compagne.
I poliziotti, diretti dal vice questore aggiunto, Giuseppe
Ruggiero, hanno sequestrato alle baby squillo pc e telefonini
cellulari, dai quali hanno ricavato una lista di decine di
clienti, uomini sposati, con figlie della stessa età delle baby
squillo, imprenditori, professionisti, commercianti. Le ragazze
inserivano gli annunci, fornendo nomi falsi e lasciavano il
numero del telefonino. Oltre a prestazioni vendevano pure foto
osè. Dal sogno di una paghetta ricca per sentirsi grandi al
dramma che le rende piccole piccole, come l'età in cui hanno
scelto, forse per gioco, di sacrificare la loro adolescenza.