Stop ai "regali" per azzardopoli e, molto probabilmente, a chi li ha ispirati. Come assicurano ambienti di Palazzo Chigi e di via XX Settembre, non sarà, infatti, ripresentato nel decreto "milleproroghe" l’emendamento al decreto "Salva Roma" approvato dal Senato e poi cassato solo a metà dalla Camera. È così in bilico la delega sui giochi del sottosegretario all’Economia, Alberto Giorgetti, che l’emendamento aveva ispirato, anche con un’apposita relazione dei Monopoli, e difeso pubblicamente nell’aula di Montecitorio. E si scalda l’altro sottosegretario Pier Paolo Baretta. Una decisione che arriva dopo le critiche del premier Letta alle mosse di Giorgetti proprio sull’emendamento e alle durissime parole di Renzi sul quel provvedimento («porcata» e «indecente»).Lo "stop" di Giorgio Napolitano al dl "Salva Roma" e la decisione del governo di ritirarlo, dovrebbero eliminare definitivamente tutta la materia sulle slot che era stata, appunta, imbarcata nel mare magnum degli emendamenti di Palazzo Madama. Del tema gioco se ne riparlerà sicuramente nella delega fiscale, in discussione al Senato e poi nelle varie proposte di legge di regolamentazione che sta affrontando la Camera, ma con ben altri intendimenti e contenuti. Ma niente spazio nel "milleproroghe". Cade così anche la prima parte dell’emendamento, rimasta indenne a Montecitorio, che intendeva concedere una proroga di 90 giorni alle società concessionarie di slot dichiarate decadute per colpa, anche dopo un’interdittiva antimafia. Tre mesi per continuare a incassare. Un bel "regalo" anche alle imprese in odore di mafia. Ora questo salta, mentre la Camera aveva già eliminato la seconda parte dell’emendamento che "puniva", con un taglio ai trasferimenti erariali, le regioni e i comuni che avevano approvato norme e delibere per regolamentare in modo più restrittivo l’azzardo.