Renzi assicura che «il Pd bloccherà la porcata sulle slot». Palazzo Chigi fa trapelare «l’irritazione di Letta» nei confronti del sottosegretario all’Economia, Alberto Giorgetti, da sempre sostenitore del gioco d’azzardo. E il viceministro all’Economia, Stefano Fassina, annuncia che «il governo inviterà il Parlamento a eliminare la norma». Esecutivo e Pd provano a uscire dall’imbarazzo e dal mare di critiche provocato dalla norma approvata dal Senato, che vuole tagliare i trasferimenti di fondi statali a regioni e comuni che hanno approvato norme e regolamenti per limitare l’azzardo. È contenuta nel cosiddetto decreto 'SalvaRoma', che ha avuto ieri il 'via libera' di Palazzo Madama. La norma è stata inserita con un emendamento presentato dalla senatrice Federica Chiavaroli, vicepresidente del gruppo del Nuovo centro destra, ma fortemente voluto dal ministero dell’Economia, rappresentato sul tema proprio da Giorgetti, che ha addirittura inviato a Palazzo Madama un’apposita relazione. Norma votata oltre che da Ncd anche da Scelta civica e dal Pd (contrari Fi, Lega, M5S e Sel), anche se il segretario Matteo Renzi è poi successivamente intervenuto assicurando una correzione, parlando di «porcata», con l’aggiunta di «pazzesco» e «allucinante». Eppure tutto è andato liscio come l’olio sia in commissione Bilancio che in aula, dove le uniche critiche sono state quelle dei grillini e del socialista Nencini. Provvedimento approvato quasi in silenzio. Distrazione? Eppure i voti sono arrivati anche da senatori provenienti dal mondo associativo o impegnati sul fronte antimafia. Poi ieri mattina è scattata la protesta di regioni e comuni. Per il governatore della Lombardia, Roberto Maroni si tratta dell’ennesima vittoria della «potente e ricchissima lobby delle slot».
Non è da meno Piero Fassino, sindaco diTorino e presidente Anci: «Che si adotti una norma che penalizza chi si batte per una giusta causa la dice lunga sul fatto che spesso si legifera senza guardare quello che si fa». E prendono le distanze anche deputati del Pd, che criticano i colleghi del Senato. L’emendamento prevede che qualora interventi regionali o comunali che intendono limitare l’azzardo «determinino nel corso dell’esercizio finanziario minori entrate fiscali ovvero maggiori spese statali, anche a titolo di eventuale risarcimento del danno nei riguardi dei concessionari statali per la gestione della raccolta dei giochi pubblici, a decorrere dall’esercizio finanziario successivo sono attuate riduzioni degli ordinari trasferimenti statali in misura corrispondente all’entità delle predette minori entrate ovvero minori spese». Insomma se limiti i giochi ti toccano i tagli. Ora come rimediare? I tempi sono molto stretti. Il decreto deve essere approvato anche dalla Camera entro il 31 dicembre.
E allora si potrebbe tentare di inserire l’abrogazione dell’emendamento in un altra proposta di legge. «Stanno cercando tecnicamente una soluzione. O un ordine del giorno o altro perché è stata votata una cosa inaccettabile », spiega Renzi. E, infatti, un ordine del giorno democratico, viene presentato e approvato dall’aula. Impegna il governo a «una concertazione con Comuni e Regioni per esaminare i possibili effetti» dell’emendamento e a concordare «le eventuali modifiche». Basterà? L’irritazione di Letta e le parole di Fassina fanno ben sperare.