venerdì 20 dicembre 2013
Tagli dei fondi statali a Regioni e Comuni anti giochi. Letta irritato.
AZZARDO, VAI AL DOSSIER
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Renzi assicura che «il Pd bloccherà la porcata sulle slot». Palazzo Chigi fa tra­pelare «l’irritazione di Letta» nei con­fronti del sottosegretario all’Economia, Alber­to Giorgetti, da sempre sostenitore del gioco d’azzardo. E il viceministro all’Economia, Ste­fano Fassina, annuncia che «il governo invi­terà il Parlamento a eliminare la norma». Ese­cutivo e Pd provano a uscire dall’imbarazzo e dal mare di critiche provocato dalla norma ap­provata dal Senato, che vuole tagliare i trasfe­rimenti di fondi statali a regioni e comuni che hanno approvato norme e regolamenti per li­mitare l’azzardo. È contenuta nel cosiddetto decreto 'SalvaRoma', che ha avuto ieri il 'via libera' di Palazzo Madama. La norma è stata inserita con un emendamento presentato dalla senatrice Federica Chiavaro­li, vicepresidente del gruppo del Nuovo centro destra, ma fortemente voluto dal ministero del­l’Economia, rappresentato sul tema proprio da Giorgetti, che ha addirittura inviato a Pa­lazzo Madama un’apposita relazione. Norma votata oltre che da Ncd anche da Scelta civica e dal Pd (contrari Fi, Lega, M5S e Sel), anche se il segretario Matteo Renzi è poi successiva­mente intervenuto assicurando una correzio­ne, parlando di «porcata», con l’aggiunta di «pazzesco» e «allucinante». Eppure tutto è andato liscio come l’olio sia in commissione Bilancio che in aula, dove le uniche critiche sono state quelle dei grillini e del sociali­sta Nencini. Provvedimento approvato quasi in si­lenzio. Distrazione? Eppure i voti sono arrivati an­che da senatori provenienti dal mondo associati­vo o impegnati sul fronte antimafia. Poi ieri mat­tina è scattata la protesta di regioni e comuni. Per il governatore della Lombardia, Roberto Maroni si tratta dell’ennesima vittoria della «potente e ric­chissima lobby delle slot».

Non è da meno Piero Fassino, sindaco diTorino e presidente Anci: «Che si adotti una norma che penalizza chi si batte per una giusta causa la dice lunga sul fatto che spesso si legifera senza guardare quello che si fa». E pren­dono le distanze anche deputati del Pd, che criti­cano i colleghi del Senato. L’emendamento prevede che qualora interventi re­gionali o comunali che intendono limitare l’az­zardo «determinino nel corso dell’esercizio finan­ziario minori entrate fiscali ovvero maggiori spe­se statali, anche a titolo di eventuale risarcimento del danno nei riguardi dei concessionari statali per la gestione della raccolta dei giochi pubblici, a de­correre dall’esercizio finanziario successivo sono attuate riduzioni degli ordinari trasferimenti sta­tali in misura corrispondente all’entità delle pre­dette minori entrate ovvero minori spese». In­somma se limiti i giochi ti toccano i tagli. Ora come rimediare? I tempi sono molto stretti. Il decreto deve essere approvato anche dalla Came­ra entro il 31 dicembre.

E allora si potrebbe tenta­re di inserire l’abrogazione dell’emendamento in un altra proposta di legge. «Stanno cercando tec­nicamente una soluzione. O un ordine del giorno o altro perché è stata votata una cosa inaccettabi­le », spiega Renzi. E, infatti, un ordine del giorno democratico, viene presentato e approvato dal­l’aula. Impegna il governo a «una concertazio­ne con Comuni e Regioni per esaminare i pos­sibili effetti» dell’emendamento e a concorda­re «le eventuali modifiche». Basterà? L’irrita­zione di Letta e le parole di Fassina fanno ben sperare.

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