Da sempre su fronti contrapposti, ma ieri "Sistema Gioco Italia" (la federazione del gioco d’azzardo aderente a Confindustria) e la campagna "Mettiamoci in gioco" hanno annunciato di aver siglato un protocollo d’intesa «con l’obiettivo di implementare a breve proposte concrete, alcune delle quali già definite».Un accordo la cui ufficializzazione ha sorpreso molti esponenti dei movimenti anti-azzardo, suscitando malumori anche all’interno di "Mettiamoci in gioco", a cui hanno aderito una quarantina di sigle, dai sindacati a numerose associazioni cattoliche. Mal di pancia finiti anche sui social network, dove diversi attivisti hanno espresso forti perplessità sui contenuti e l’opportunità di un’intesa.«Siamo consapevoli della sfida che abbiamo accettato aprendo un percorso di dialogo con soggetti che hanno, per diversi aspetti, una visione diversa del fenomeno – spiega don Armando Zappolini, portavoce della campagna "Mettiamoci in gioco" –. Ma abbiamo deciso di farlo perchè pensiamo che solo un accordo con i principali attori coinvolti possa portare a misure realmente efficaci». Per don Zappolini il protocollo siglato «è solo un tentativo per vedere se ci sono spazi di dialogo, che potrebbero anche non esserci. Non abbiamo preso nessun impegno con Sistema Gioco Italia».Salvo rinvii fin dai prossimi giorni partiranno i gruppi di lavoro congiunti. Nel protocollo – con cui le parti promettono di archiviare la definizione di «gioco d’azzardo», sostituita da «gioco con alea con posta in denaro» – è stata prevista una clausola di riservatezza allo scopo di «non diffondere informazioni relative ai lavori del gruppo, se non attraverso strumenti di comunicazione preventivamente definiti e con contenuti condivisi». Una cautela insolita per chi aveva deciso di stare sulle barricate, ma che secondo don Armando Zappolini si è resa necessaria «per evitare che possano fuoriuscire interpretazioni e strumentalizzazioni fuorvianti, da una parte e dall’altra».Massimo Passamonti, presidente di Sistema Gioco Italia, non ha nascosto la soddisfazione. «Siamo contenti che questo impegno venga oggi riconosciuto da chi, solo sulla carta, avrebbe dovuto essere lontano da noi, mentre ci vede impegnati fianco a fianco, con le stesse energie e priorità nel contrasto del gioco illegale e al gioco d’azzardo patologico». Che sia questa la posizione della campagna "Mettiamoci in gioco" è difficile da dire. Nei documenti costitutivi, le associazioni aderenti ricordano che «l’espansione del gioco d’azzardo legale non contiene, ma alimenta a sua volta il gioco d’azzardo illegale». Nel protocollo d’intesa si sostiene invece che negli ultimi anni gli operatori del gioco lecito avrebbero «dimostrato la volontà, attraverso iniziative concrete e proposte di confronto e dialogo con le istituzioni, di riaccreditare il settore del gioco legale sia per il ruolo fondamentale che svolge a tutela dei giocatori, sia per l’importanza che ricopre in termini industriali, occupazionali ed erariali».I quattro temi su cui si è deciso di avviare il confronto sono la lotta all’illegalità, la pubblicità, i rischi per i minori e il contrasto al gioco d’azzardo patologico. Entro la fine di ottobre saranno attivati due tavoli congiunti di approfondimento tecnico sui primi due ambiti di intervento: legalità e pubblicità. Solo a quel punto si capirà davvero se le intenzioni sono buone.Sullo sfondo ci sono le preoccupazioni dei gestori, sempre alla ricerca di sostenitori, per il giro di vite annunciato con la Legge Stabilità. L’aumento delle tasse su slot-machine e videolottery secondo Agipronews, l’agenzia specializzata nel mondo delle scommesse un calo degli incassi del 18% nel 2015 e una contrazione dei ricavi per la filiera dei giochi. Per contro «a decorrere dal 2015 una quota pari a 50 milioni di euro – si legge nella bozza della legge di stabilità – è annualmente destinata alla cura delle patologie connesse alla dipendenza da gioco d’azzardo».