martedì 22 settembre 2015
Ricerca dell'Università Milano-Bicocca: percepirle come «pensanti» fa giocare di più.
COMMENTA E CONDIVIDI
I giocatori che percepiscono la slot machine come una macchina pensante, una sorta di essere umano in grado di decidere, a piacimento, vittorie e sconfitte, sono portati a giocare di più. E, conseguentemente, a perdere più soldi. La spiegazione sta nel fatto che l’'umanizzazione' della macchina da gioco fa credere - falsamente - all’avventore delle sale di possedere la capacità di influenzarle, quasi di 'intenerirle', e di indurle, ragionando in termini di sfida, ad appagare, in qualche modo, il loro desiderio di vincita. È questo il singolare risultato cui sono giunti i ricercatori Paolo Riva, Simona Sacchi e Marco Brambilla, del dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Il loro studio è stato ospitato sull’ultimo numero delJournal of experimental psychology: applied.Gli autori della ricerca hanno messo sotto la lente di ingrandimento la tendenza, naturale e diffusa da parte dell’uomo, all’antropomorfismo. E cioè la propensione ad attribuire ad agenti non umani – animali, macchine, fenomeni naturali – caratteristiche umane: stati mentali, intenzioni, libero arbitrio, coscienza, emozioni. Ecco, proprio l’esistenza di un collegamento tra l’antropomorfizzazione delle slot machine e il comportamento nel gioco d’azzardo, è stata al centro dell’indagine dell’ateneo milanese che ha coinvolto 400 persone e sviluppato 5 studi. Così hanno proceduto al dipartimento di Psicologia di Milano-Bicocca: nel primo studio è stato chiesto a un gruppo di giocatori sporadici e a un gruppo di abituali di valutare una serie di caratteristiche attribuibili alle slot. I giocatori abituali tendevano in una misura maggiore di oltre il 50% rispetto agli altri, a percepire la macchina come un essere pensante. Negli altri quattro esperimenti si è cercato di capire se l’umanizzazione delle macchinette potesse incentivare il gioco d’azzardo. A metà dei partecipanti è stata presentata una slot con questa descrizione: «Quando si gioca alle slot machine online non si deve ricorrere ad alcuna strategia in particolare. Ricorda che la slot può decidere se farti vincere o perdere quando vuole lei»; all’altra metà la descrizione è stata: «Quando si gioca alle slot non si deve ricorrere ad alcuna strategia in particolare. Ricorda che la slot è regolata da un algoritmo matematico pre-programmato per erogare un certo numero di vincite e di perdite». I partecipanti esposti alla prima descrizione hanno fatto registrare un numero di giocate del 45% superiore rispetto al gruppo esposto alla descrizione 'non antropomorfa'. Inoltre, l’antropomorfizzazione ha portato a maggiori perdite economiche. Anche se, rilevano i ricercatori, in entrambi i casi i partecipanti in media finivano con meno soldi di quelli a disposizione inizialmente. «Il risultato chiave della ricerca – spiega l’Università – è che coloro che hanno umanizzato la slot sono andati incontro a maggiori perdite, proprio perché hanno giocato più a lungo». Dunque il coinvolgimento emotivo è decisivo. «Le slot – dice Paolo Riva – andrebbero presentate per quello che sono: non una persona, non una mente, ma semplicemente una macchina costruita per far guadagnare chi la gestisce».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: