Nessuna discriminazione, nessuna intolleranza preventiva, ma solo un atto di giustizia. È stato il senso della civile protesta messa in atto dai genitori di Treviso di fronte alla scelta operata dai responsabili dell’Ulss. Mostrare ai ragazzi di terza media un film dove il protagonista, un padre di due figli, lascia la famiglia per convivere con il compagno, non è stato solo fuorviante, ma è diventato un vero e proprio atto di violenza. I giovani che si sono identificati nei coetanei abbandonati dal padre ne hanno ricavato malessere e disorientamento. L’omofobia non si combatte facendo ricorso a scorciatoie o a prevaricazioni. E non è certo questa la strada maestra per educare all’affettività.