Il vigile timbrava prima di vestirsi. Assolto perché il fatto non sussiste - Ansa / Guardia di Finanza
È stato assolto Alberto Muraglia, il vigile finito nell'inchiesta dei "furbetti del cartellino" che aveva portato nel 2015 a 43 misure cautelari, 35 arresti domiciliari e 8 obblighi di firma nel comune di Sanremo. Muraglia era balzato agli onori di cronaca perché filmato mentre timbrava il cartellino in mutande.
L'assoluzione è stata decisa dal gup Paolo Luppi. Con il vigile, assolti perché il fatto non sussiste altri 9 imputati che, come Muraglia, avevano scelto di ricorrere al rito abbreviato. Sono 16 invece i rinvii a giudizio e altrettanti i patteggiamenti. Tra le accuse quella di truffa ai danni dello Stato. La data di inizio del processo, per chi ha scelto il rito ordinario, è stata fissata al prossimo 8 giugno.
"Il vaglio dei due filmati, verificati criticamente, dice che erano innocenti. Per cui il fatto non sussiste"; così ha commentato Alessandro Moroni, legale di Alberto Moraglia.
Il fatto
Il 22 ottobre 2015 con il blitz della Guardia di finanza a palazzo Bellevue, sede del Comune di Sanremo si conclude l'operazione 'Stakanov' mirata a individuare dipendenti assenteisti. Al termine dell'indagine sono finiti indagati 195 dipendenti su 271, oltre il 70% della forza lavoro.
Tra questi quello che divenne suo malgrado l'icona dell'indagine: il vigile urbano che, in ciabatte e mutande, timbrava il cartellino. Lo stesso che, licenziato nel 2016, oggi in rito abbreviato, è stato assolto. 35 dipendenti vennero messi agli arresti domiciliari, 200 i segnalati. Le prove messe insieme dalle Fiamme gialle sono state in parte documentali e in parte videoregistrate con telecamere nascoste nelle 21 sedi del Comune di Sanremo. Si procede per truffa ai danni dello Stato e interruzione di pubblico servizio.
Parallelamente all'inchiesta giudiziaria la Commissione Disciplinare si è messa all'opera: in pochi mesi ha disposto 32 licenziamenti, 98 sospensioni da alcune settimane a sei mesi, 21 sanzioni, 19 rimproveri e 28 archiviazioni. Tra i sospesi figuravano anche alcuni dirigenti, non toccati dall'inchiesta penale ma 'puniti' per omesso controllo. La maggior parte dei dipendenti licenziati ha impugnato il provvedimento ma 16 di loro accettarono il licenziamento dopo il mancato accoglimento del ricorso in primo grado.
L'avvocato: era il tempo per indossare la divisa
"L'indagine è stata fatta in un clima mediatico che ha reso difficile spiegare le cose accadute. Siamo soddisfatti che il giudice abbia ritenuto che fosse innocente". Così l'avvocato Alessandro Moroni, legale del vigile Alberto Muraglia. Il suo assistito, spiega, "era custode del mercato, aveva casa all'interno della struttura: alle 5.30 andava ad aprire come custode, senza dover timbrare il cartellino. Alle 6 prendeva poi servizio come vigile: la disposizione interna dice che tutti i vigili urbani timbrano in borghese e poi mettono divisa. La timbratrice è a 10 metri dalla porta di casa, quindi lui timbrava normalmente in borghese e poi indossava la divisa. Per 4 volte in un intero anno di filmati, mentre si cambiava era andato a timbrare, in questo avvantaggiando il Comune e non certo l'opposto. Poi proseguiva il suo lavoro".
Muraglia era stato licenziato in seguito all'accaduto e la sua speranza è che possa essere reintegrato: "La causa di lavoro è pendente" ha spiegato Moroni.