mercoledì 1 giugno 2011
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Tagliare non è l’unico modo per risparmiare, anche perché a pagare i costi della forbice au­stera della crisi è un esercito silen­zioso di anziani e bisognosi. Conte­nere gli sprechi è una necessità, ma basta guardare alle soluzioni alter­native per ridurre le spese e avere buoni servizi sociali. Una strada per­corribile arriva infatti dalla comunità di Sant’Egidio che mette a disposi­zione il progetto 'Viva gli anziani!', attivo dal 2004 nella Capitale e che ha ad oggi come utenti 4mila ultra settantacinquenni, per estenderlo su scala nazionale. È un’esperienza di monitoraggio che organizza in rete servizi e strutture già esistenti al co­sto di mezzo euro al giorno a perso­na, ma porta enormi risparmi per il sistema sanitario e sociale, sosten­gono gli ideatori. Il meccanismo è semplice: si punta sulla domiciliarità, rompendo l’iso­lamento degli anziani, per migliora­re la loro qualità della vita e paralle­lamente ridurre la spesa pubblica. E lo si fa con una cabina di regia in cui operatori e volontari, telefonica­mente o porta a porta, controllano lo stato di salute degli over 75 e ne in­dividuano i bisogni attivando, aiuta­ti da una rete di prossimità fatta di vi- cini di casa e assistenti medici, le ri­sposte necessarie. Rimodulare le uscite per rendere la macchina assistenziale più efficien­te e competitiva va bene, ma quello che serve è un cambio del modello sociale, sostengono da Sant’Egidio. E a dare man forte arrivano i numeri dei fondi statali stanziati negli ultimi anni. Dal 2008 al 2011, infatti, la spe­sa per il sociale si è ridotta di otto vol­te, fermandosi a 349 milioni di euro nell’anno in corso (-76% rispetto al 2010) e diminuirà ancora, fino a toc­care 271 milioni, entro il prossimo biennio. I tagli sono trasversali: fa­miglia, politiche giovanili, servizio ci­vile, pari opportunità. A venir ridotti addirittura a zero sono stati poi il fon­do per la non autosufficienza, quel­lo per l’inclusione degli immigrati e quello per i servizi all’infanzia. Non è stato risparmiato neanche il soste­gno all’affitto, dove si è passati da 205 milioni ad appena 33 nel 2011. Eppure abitazione, servizi sanitari e mobilità sono i tre macigni che pe­sano maggiormente sulla spalle de­gli over 75 e che, con la riduzione di risorse, rischiano di diventare colpi «mortali» per la categoria. Certo la crisi va gestita, ma si è colpito chi non ha voce e, «se non cambiamo il modo di spendere, peggiorerà la qualità della vita e si scaricherà tut­to il peso del welfare sul vero am­mortizzatore sociale, la famiglia. Questi tagli si trasformano in costi sociali e drammi individuali - sotto­linea il portavoce di Sant’Egidio Ma­rio Marazziti - senza dimenticare che la solitudine può aggravare nel­l’anziano molte patologie». Ecco perché il progetto 'Viva gli an­ziani!' potrebbe essere un bagaglio di esperienze da replicare anche in tutte le Regioni con un investimento di 40 milioni di euro. L’esperimento pilota a Roma ha infatti portato a di­mezzare, negli ultimi tre anni, il tas­so di ospedalizzazione tra gli anzia­ni monitorati (rispetto a quello equi­valente regionale) e all’abbassamen­to del ricorso al ricovero nelle Rsa (-2%). «Noi abbiamo un know how che aiuta a contenere le spese - dice Gian­carlo Penza, uno dei coordinatori del­l’iniziativa - con il monitoraggio atti­vo abbiamo messo a sistema, facen­doli comunicare, i servizi che già so­no sul territorio».
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