sabato 15 maggio 2021
L'assegno unico e universale da 250 euro al mese a figlio come cifra massima arriverà dal gennaio 2022, vediamo cosa succede nella fase di passaggio. Se n'è parlato anche agli Stati generali
Il premier Draghi interviene agli Stati generali della natalità e affronta anche il tema dell'assegno unico per i figli

Il premier Draghi interviene agli Stati generali della natalità e affronta anche il tema dell'assegno unico per i figli - Ansa

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L'assegno unico e universale da 250 euro al mese a figlio come cifra massima arriverà dal gennaio 2022, ma da luglio 2021 entrerà in vigore una misura-ponte di 6 mesi. La ministra della Famiglia Elena Bonetti lo aveva anticipato ad "Avvenire" il 28 aprile e ieri agli Stati Generali della Natalità lo ha confermato il premier Mario Draghi.

Come sarà, dunque, questo primo assaggio di assegno? Draghi lo ha spiegato così: «Da luglio la misura entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati, che oggi non hanno accesso agli assegni familiari».

La riforma, dunque, non toccherà per ora le detrazioni per i figli a carico, che spettano a tutti i genitori che pagano le tasse, autonomi o dipendenti. Il loro importo è di 1.220 euro l’anno per i figli sotto i 3 anni e di 950 per gli altri (con aumenti per i nuclei numerosi), ma si riduce gradualmente fino ad azzerarsi a 95mila euro lordi: più si dichiara al fisco, meno si prende.

Estendere l’assegno ad autonomi e disoccupati, come ha detto Draghi, significa che a queste categorie da luglio verrà corrisposta una provvidenza paragonabile a quella degli assegni pagati oggi ai soli lavoratori dipendenti e pensionati. Il loro importo parte da 137,50 euro per il primo figlio e decresce rapidamente in base al reddito familiare: a 30.000 euro l’assegno è già meno di 50 euro al mese. Se la misura-ponte seguirà questo schema, o prevederà aggiustamenti per tutti, dipenderà dalle risorse a disposizione e dalla volontà politica.

Il calcolo è presto fatto. I figli minori di 21 anni sono circa 12 milioni. Le risorse a disposizione per i 6 mesi da luglio a dicembre sono le seguenti: 3 miliardi del fondo assegno unico, 4,7 miliardi degli assegni familiari dei dipendenti, 2 miliardi degli altri bonus.

Qualora il governo decidesse di unire queste misure, ci saranno 10 miliardi a disposizione, e dunque si potrebbe avere un assegno medio per tutti di circa 140 euro al mese; se invece non verranno toccati i bonus bebè gli altri benefit, restano 7,7 miliardi, cioè circa 100 euro al mese di assegno. Stiamo però parlando di cifre medie. L’assegno-ponte dovrebbe infatti scalare in base al reddito, ma è da chiarire con quale gradualità.

In questo senso c’è però un problema da risolvere: oggi gli assegni ai dipendenti calano in base al reddito familiare, mentre il nuovo assegno dovrebbe seguire l’Isee (a meno di opportuni ripensamenti). Su quale reddito si baserà la misura-ponte? O si tratterà di un bonus fisso per un periodo limitato? È da decidere. Altro nodo da sciogliere: l’assegno dei dipendenti oggi è in parte pagato da loro contribuzioni, dunque se verrà esteso agli autonomi questo aggravio nelle buste paga andrà trasferito alla fiscalità generale, con costi maggiori per lo Stato.

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