giovedì 14 marzo 2024
Un giocatore della primavera ruba una clip intima a una dipendente e la società capitolina la allontana. La politica reagisce in modo bipartisan «gravissimo». Critiche da Amnesty
Una sessione di allenamento della Roma nel centro sportivo di Trigoria

Una sessione di allenamento della Roma nel centro sportivo di Trigoria - Ansa

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Non solo la politica (in modo bipartisan e soprattutto da parte femminile), ma addirittura Amnesty International è intervenuta sul caso del licenziamento della dipendente della As Roma calcio, definendo «gravissima» la decisione della società capitolina. I fatti, ormai noti, riguardano un video “hot” sottratto all’impiegata “giallorossa”, peraltro tifosissima del club, per mano di un giocatore della primavera.

Il ragazzo lo avrebbe acquisito dopo aver preso in prestito il cellulare della donna con il pretesto di dover fare una chiamata al proprio procuratore. A quel punto la clip, che pare abbia come protagonisti l’impiegata e il suo compagno, sarebbe diventato “virale” tra gli ambienti di Trigoria, spingendo la Direzione risorse umane del club al licenziamento della vittima (e questo nonostante l’autore del furto dei contenuti abbia ammesso le proprie responsabilità in una riunione a porte chiuse con alcuni dirigenti). Il motivo, secondo diverse ricostruzioni giornalistiche, sarebbe dovuto all'incompatibilità del comportamento della lavoratrice con il «sereno svolgimento del lavoro» della squadra.

La prima reazione dagli ambienti parlamentari è arrivata dalla deputata di Avs, Elisabetta Piccolotti, che ha definito «maschilista e misogino l’ambiente del calcio», parlando di un fatto di «gravità inudita anche dal punto di vista della tutela delle lavoratrici». Parole simili anche dalla senatrice dem Cecilia D’Elia, che ha annunciato «un’interrogazione a Palazzo Madama per fare luce sulla vicenda». Mentre il deputato e responsabile sport del Pd, Mauro Berruto, ha chiesto un chiarimento immediato, in assenza del quale, ha aggiunto, «chiederemo ai vertici della serie A di riferire in Parlamento».

«Approvare una legge sul bullismo, il cyberbullismo e il revenge porn serve davvero a poco quando manca la cultura e il rispetto della donna da parte di chi avrebbe l'obbligo, non solo morale, di assicurarli e di diffonderli – ha invece commentato la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli (Fi) - . Se confermato, il licenziamento in tronco 'per incompatibilità ambientale' di una dipendente dell'As Roma, vittima della diffusione a sua insaputa di un video hard che le sarebbe stato sottratto da un calciatore della primavera, sarebbe gravissimo. E sarebbe ancora più inaccettabile e immorale se la società, che dovrebbe svolgere il delicato compito di insegnare ai giovani non solo i valori dello sport ma anche quelli del vivere civile, invece di punire e cacciare i responsabili, avesse licenziato e umiliato chi la violenza l'ha subita. Questo episodio dimostra che la strada da fare è ancora lunga e difficile».

Più tardi, come detto, è arrivato anche il commento di Riccardo Noury, portavoce di Annesty International Italia, che ha asupicato una «presa di posizione di dirigenti, calciatori e tifosi contro un provvedimento insensato» e a favore del suo annullamento.

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