sabato 19 ottobre 2024
Al dì la degli scontri istituzionali il flop dell'operazioe albanese è nei numeri: pensato nel 2023 in piena emergenza sbarchi l'accordo Roma-Tirana vacilla già. A complicarlo il nodo "Paesi sicuri"
A Bari lo sbarco dei migranti rientrati dall'Albania

A Bari lo sbarco dei migranti rientrati dall'Albania - Ansa

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Senza grandi clamori una motovedetta della Guardia Costiera ha portato in Italia i primi 12 migranti (7 bengalesi e 5 egiziani) che erano stati “parcheggiati” in Albania in attesa della decisione sul loro rimpatrio. Venerdì la sezione immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato il loro trattenimento all’interno del centro di Gjader, di conseguenza i dodici sono stati trasferiti a Bari, dove sono stati ospitati in un centro di accoglienza come tutti gli altri arrivati prima di loro dal Mediterraneo.

Nonostante il flop con cui si è aperta l’operazione Albania, il governo non ha però intenzione di fermarsi. I trasferimenti al di là dell’Adriatico proseguiranno regolarmente. Fonti di governo assicurano che non è prevista alcuna sospensione dopo la “bocciatura” dei giudici romani. La dozzina di migranti era parte del primo gruppo di stranieri intercettati in mare e condotti in Albania, nei centri a giurisdizione italiana, secondo il protocollo siglato dai governi di Roma e Tirana, quindi si andrà avanti. I tempi del prossimo approdo al porto di Shengjin di una nave militare italiana con a bordo migranti, viene sottolineato da ambienti vicini a Palazzo Chigi, dipenderà tuttavia anche dalle condizioni del mare nei prossimi giorni. Mentre infuria la polemica tra maggioranza e opposizione, è però lecito domandarsi se il gioco valga la candela, al di là delle ragioni umanitarie, giuridiche e politiche. L’operazione Albania fu infatti concepita circa un anno fa, quando si raggiunse il picco degli sbarchi. Nei primi 9 mesi e mezzo del 2023 i migranti approdati sulle coste italiane furono infatti 140.923, i dati di venerdì scorso relativi allo stesso periodo del 2024 dicono invece che finora ci si è fermati a 55.010, poco più di un terzo dell’anno scorso. Un calo drastico, di fronte al quale l’attivazione dei centri albanesi - con relative spese e impiego di uomini e mezzi - sembra non avere più una giustificazione nemmeno sotto il profilo quantitativo.

In questo 2024 sono soprattutto 10 le nazioni di provenienza dei migranti: Bangladesh (10.832) e Siria (10.166) su tutti, poi Tunisia (7.200), Egitto (3.453), Guinea (2.934), Pakistan (2.190), Eritrea (1.790), Sudan(1.697), Mali (1.281) e Gambia (1.208). Di questi, però, solo 4 sono considerati “Paesi sicuri” dal governo: Bangladesh, Tunisia, Egitto e Gambia. Non si può fare a meno di notare che da queste nazioni è arrivata meno della metà dei migranti. Se si aggiunge però che la magistratura ha già depennato dalla lista Bangladesh ed Egitto, non resterebbero che Tunisia e Gambia. Ovvero, guardando i dati 2024, 8.408 persone in tutto su 55.010. Meno di un quinto del totale. Il viaggio in Albania, insomma, rischia di restare una meta per pochi. Da qui nasce la domanda: valeva la pena mettere in piedi uno sforzo così gravoso dal punto di vista logistico, e prima ancora economico, per far fronte a una presunta emergenza che, stando ai freddi numeri, tale non appare? Anche sul fronte dei minori non accompagnati, fenomeno che preoccupa per i suoi risvolti umani e sociali, oltre che per le ricadute sulla sicurezza - tanti under 18 finiscono in strada e rischiano di essere sfruttati o “arruolati” dalla criminalità - i dati dicono che rispetto a un anno fa c’è stata una drastica riduzione degli arrivi. Non è previsto che vengano spediti in Albania, ma è comunque utile dare uno sguardo anche alla loro situazione, se si vuole avere un quadro più preciso di un fenomeno migratorio che sembra toccare l’Italia in misura più contenuta rispetto al recente passato.

A metà ottobre 2023 i minorenni stranieri sbarcati da soli nel nostro Paese erano infatti 18.820, nel 2024 si sono fermati a 6.358. Un calo netto. Infine, c’è un altro fattore di cui tener conto: si va verso la stagione invernale, periodo in cui non solo il clima sarà più rigido in Albania, ma anche durante il quale storicamente si registra una quantità ridotta di arrivi lungo la rotta del Mediterraneo. Basti pensare che il picco del 2024 si è toccato ad agosto, con più di 8 mila persone approdate sulle nostre coste. L’anno prima furono più di 25 mila. Ma nei mesi invernali, già un anno fa, si scese decisamente di quota: 10 mila a ottobre, 8 mila a novembre, poco più di 5 mila a dicembre. I campi albanesi, insomma, rischiano di restare semivuoti anche solo per ragioni puramente stagionali.

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