sabato 19 ottobre 2024
Tornano in Italia i 12 cittadini egiziani e bengalesi. Il ministro della Giustizia, Nordio: «Non può essere la magistratura a definire uno Stato sicuro». Salvini: «Magistratura politicizzata»
La motovedetta della Guardia Costiera prima di salpare per riportare i migranti a Bari dall'Albania

La motovedetta della Guardia Costiera prima di salpare per riportare i migranti a Bari dall'Albania - ANSA

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Questa mattina dal porto albanese di Shengjin è salpata la nave “Vasalli” della Guardia costiera con i 12 cittadini egiziani e bengalesi che le autorità italiane stanno riportando in Italia (nel pomeriggio è previsto l'arrivo a Bari) dopo la decisione di venerdì del Tribunale di Roma, che non ha convalidato il fermo nel centro di trattenimento di Gjader, rifacendosi alla pronuncia della Corte di Giustizia europea che ha stabilito che il diritto dell'Unione Europea non consente attualmente agli Stati membri di designare come Paese sicuro «solo una parte del territorio del Paese terzo interessato».

Per cercare di superare il tutto, il Consiglio dei ministri si riunirà lunedì per varare un decreto-legge, operativo quindi dall'indomani. Questo, confermano fonti dell'esecutivo, il veicolo normativo a cui si lavora per la "soluzione" di cui ha parlato ieri la premier Giorgia Meloni dopo la decisione del Tribunale di Roma, peraltro fortemente criticata dalla stessa premier che ha parlato di «istituzioni contro di noi». Il decreto legge, a quanto si apprende, dovrebbe tra l'altro rendere norma primaria l'indicazione dei Paesi sicuri, e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri, di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l'elenco.

Anche alla luce di questo eventuale decreto, tra mercoledì e giovedì prossimi, secondo alcune fonti, la nave "Vassalli" potrebbe di nuovo rifare il tragitto Italia-Albania per portare un altro gruppo di migranti nell'hotspot di Shenjgin.

Intanto, però, infuria la polemica dopo la decisione del tribunale di Roma. Per il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, «non è una polemica contro la magistratura ma contro un tipo di sentenza che non solo non condividiamo ma riteniamo addirittura abnorme. Non può essere la magistratura a definire uno Stato più o meno sicuro, è una decisione di alta politica. Queste decisioni inoltre rischiano di creare degli incidenti diplomatici perché definire non sicuro un Paese amico come il Marocco può anche creare dei problemi. Se noi ritenessimo che non sono sicuri Paesi dove vigono regole che noi abbiamo ripudiato, come la pena di morte, allora neanche gli Stati Uniti sarebbero un Paese sicuro. Oppure dove vigono le pene corporali. Allora questi Paesi dovrebbero essere espulsi dalle Nazioni Unite. Queste sono questioni di alta politica che non possono, non devono e non saranno lasciate alla magistratura. Prenderemo provvedimenti legislativi». Immediata la replica del Pd che chiede le dimissioni di Nordio: «In un Paese democratico, la cui vita democratica e civile è regolata da una Costituzione - nella quale è limpidamente scolpito il principio della separazione dei poteri - un ministro della Giustizia che sferra un attacco così pesante alla magistratura e alla sua indipendenza non può rimanere al suo posto», dichiarano Debora Serracchiani, responsabile Giustizia nella segreteria nazionale del Pd, Alfredo Bazoli, Federico Gianassi e Walter Verini, capigruppo Pd in commissione Giustizia di Senato e Camera e commissione Antimafia.

Scatenata la Lega, con Matteo Salvini che questa mattina ha convocato con la massima urgenza un Consiglio federale del partito dopo «l’attacco all’Italia e agli italiani sferrato da una parte di magistratura politicizzata. Nei prossimi giorni – continua la nota – la Lega presenterà nei Comuni italiani mozioni per ribadire la necessità di difendere i confini».

E di «giudici che fanno politica» parla apertamente lo stesso vicepremier Matteo Salvini, che aggiunge: «Sono sempre gli stessi che fanno le stesse sentenze, ma sono più a sinistra della Schlein. Fortunatamente sono una minoranza, perché la maggior parte dei giudici fa il loro mestiere indipendentemente e liberamente, però c'è qualche giudice che pensa di essere in un centro sociale più che in un tribunale. Se non gli piacciono le leggi sull'immigrazione, si candidino alle elezioni e chiedano i voti degli italiani».

Dall’Esecutivo interviene anche Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile: «Questo è un governo che dà fastidio a tanti poteri forti, dà fastidio a una certa massoneria e a quella parte della magistratura che continua a restare ostile, quella magistratura di sinistra che non ha perso il vizio si pretendere e dettare le regole invece di applicare le leggi. Quello che è accaduto nelle ulte 24 ore è un fatto davvero allarmante».

Dall’opposizione tuona la segretaria Pd, Elly Schlein: «È gravissimo lo scontro istituzionale alimentato dal governo contro la magistratura per coprire la loro incapacità. Non è colpa dei giudici né delle opposizioni se non sanno leggere le leggi e le sentenze. Nessuno è al di sopra delle leggi europee, internazionali ed italiane, tantomeno lo è chi governa. È uno scontro gravissimo e noi continueremo a inchiodarli alle loro responsabilità e alla loro incapacità perché sono loro che hanno fatto questo pasticcio sulla pelle dei diritti dei migranti».

Sull’eventuale nuovo invio di migranti verso l’Albania, interviene Angelo Bonelli, deputato Avs e portavoce di + Europa, definendo il tutto nel caso «una vera sfida alla sentenza del tribunale di Roma. In tal caso, sarà inevitabile l'intervento della Corte dei Conti per danno erariale. Chi paga per questi pasticci?».

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