Ancora scritte antisemite sui muri di Roma. Sullo stesso edificio su cui, nella zona del quartiere Prati, era stata da qualche ora rimossa la scritta "Giudei la
vostra fine è vicina" ne è comparsa un'altra che recita "Fuoco
alle Sinagoghe". Un ennesimo episodio che prende di mira la
comunità ebraica di Roma a poche ore dalle svastiche comparse
sulle serrande di alcuni esercizi commerciali nella zona di via
Appia.
Per testimoniare la propria vicinanza oggi il presidente
della Comunità ebraica, Riccardo Pacifici, si è recato in visita
presso i proprietari dei negozi presi di mira. "È una stupida
sfida - ha detto - fatta da persone braccate. Abbiamo motivo di
credere che quanto prima verranno assicurate alla giustizia".
Pacifici ha riferito, inoltre, di aver ricevuto il capo della
Polizia, il prefetto Alessandro Pansa, che "già ci aveva
telefonato per esprimere solidarietà. Questo ha ulteriormente
rafforzato il nostro senso di serenità. Le istituzioni sono
presenti 24 ore su 24 fuori dalle sinagoghe, le scuole ebraiche e le
istituzioni ebraiche d'Italia e non solo a Roma".
In via Appia si è recato anche l'ambasciatore israeliano Naor
Gilon. Sulle vetrine esterne oltre le svastiche erano stati
attaccati volantini con scritto "Anna Frank cantastorie".
"È terribile vedere svastiche su negozi di ebrei - commenta
Gilon -. Dopo settanta anni ritornano simboli nazisti, noi
sappiamo che l'autorità italiana è molto pronta e attenta contro
questi fenomeni e questo è simbolo della forza dell'Italia". Il
proprietario del negozio ha rivelato che dopo l'episodio delle
svastiche "abbiamo avuto tanta solidarietà: persone sono entrate
nel locale per scusarsi".
Secondo Gilon "è importante che tutti i politici italiani
siano contro questi fenomeni. Abbiamo sentito condanne da tanti
partiti, non tutti - sottolinea - ma dalla maggior parte. Il
proprietario mi ha detto che tanti italiani sono entrati e hanno
chiesto scusa, e anche questo è un simbolo di forza di una
società. Ci sono estremisti ma anche persone normali che amano
gli altri".
"Ho ricevuto un'assistenza molto forte - ha riferito il
negoziante -, appena successo è venuto subito il Comune e le
forze dell'ordine. Purtroppo la storia ci insegna che quando c'è
una crisi si cerca sempre un capro espiatorio. La nostra
famiglia, di origine ebraica, è italiana dal 1600".