Dove sarà la nuova sede ancora non si sa, ma l’emendamento approvato in Comune parla chiaro: la “Mensa del povero” – a causa di una non meglio precisata riqualificazione urbana – dovrà traslocare dal centro storico di Ancona. In una sede ancora da definirsi ma senz’altro periferica. Lontana dal salotto buono cittadino. Il sindaco, la Pd Valeria Mancinelli, interpellata, interviene sull’argomento, confermando che un problema di decoro nel centro urbano esiste, che deve essere affrontato, ma – per favore – «senza agitarsi». «Il problema – spiega il sindaco – è legato in primis al disagio degli stessi ospiti della mensa concentrati in un posto insufficiente a contenerli. Non si tratta di esiliarli né di drammatizzare, ma di trovare una soluzione per mantenere un servizio essenziale, ma anche per ripristinare la qualità della convivenza civile tra tutti in quella parte del centro».Il rischio è che la motivazione di facciata – valorizzare la struttura – nasconda altri scopi: rendere più efficiente l’opera, in definitiva, potrebbe essere solo un pretesto per spedire la mensa in periferia. La replica della diocesi è affidata al periodico diocesano “Presenza”, che non ama giri di parole e parla espressamente di «allergia alla solidarietà»: «Inquieta – scrive il direttore, Marino Cesaroni, interpretando anche il pensiero dell’arcivescovo, Edoardo Menichelli, che al momento preferisce non rilasciare dichiarazioni – che ci possa essere chi pensa a una città più fruibile dal punto di vista turistico, allontanando i poveri dalla vista dei ricchi». Le tensioni sono state alimentate anche da alcune dichiarazioni di commercianti, una delle componenti più forti della città, secondo cui gli ospiti della mensa non sarebbero realmente “poveri”, ma c’è chi ne sfrutterebbe i servizi.
Sull’argomento interviene anche Stefano Tombolini, esponente cattolico, consigliere comunale della lista “60100”, che chiede al sindaco di aprire un confronto diretto fra amministrazione comunale e Caritas, per capire quale possa essere un punto di mediazione. «Oltre a tutte le perplessità di principio – segnala Tombolini – c’è un evidente problema di costi. Uno spostamento richiede investimenti, chiaramente pubblici, che la città non può permettersi in questo momento. Diverso sarebbe se il Comune, in accordo con la diocesi, proponesse un suo immobile, sempre in centro, che consentisse all’Opera Padre Guido di rafforzare il servizio, accogliendo tanti bisognosi che attualmente non riescono ad accedervi».L’assessore comunale Emma Capogrossi precisa che «ogni progetto dell’amministrazione è animato dalle esigenze dell’Opera, rappresentate da suor Pia, con la quale – sottolinea l’assessore – il confronto è cominciato fin dal rinnovo dell’amministrazione, in un clima di totale serenità e collaborazione. Purtroppo il salone è piccolo, la mensa è costretta a due turni, le code sono inevitabili. C’è gente che arriva molto presto, perché poi ha paura di prendere non il pasto caldo ma i panini. Sono situazioni che vanno evitate, soluzione da concordare con chi gestisce la mensa».Un altro episodio che ha avuto per teatro il Consiglio regionale sembra confermare che in questo periodo pre-feriale gli amministratori locali si abbandonano, usando un eufemismo, a una buona dose di distrazione. l consiglieri regionali delle Marche hanno approvato una legge sull’educazione alla legalità, ma la maggioranza di centrosinistra non si è accorta di un emendamento di marca leghista che prevede l’istituzione di “vigilantes”, poche righe che sono passate grazie all’assenza vistosa di molti consiglieri Pd di maggioranza. Il capogruppo Mirko Ricci si è arrabbiato e ha annunciato una leggina per cancellare, già dalla prossima settimana, questo incidente di percorso.
L’allergia alla solidarietà è un disturbo sempre più diffuso...