Attacchi continui, in grado di minare alle radici il buon nome dell’agroalimentare nazionale. Che si è però sempre risollevato, riaffermando la propria qualità. L’agricoltura e la trasformazione alimentare italiane sono tuttavia fra i comparti produttivi più minacciati al mondo. Colpa del loro buon nome, ma anche delle condizioni in cui, spesso, devono produrre: il clima non può essere controllato, i parassiti e le malattie non sempre possono essere debellate, la concorrenza sleale inventa sempre nuove forme d’attacco, le frodi e le adulterazioni sono dietro l’angolo. Basta guardare alla cronaca di questi giorni. A pochi giorni dall’avvio della vendemmia 2014, la Guardia di Finanza ha per esempio sequestrato 160mila litri di Brunello e Rosso di Montalcino fatti con vini di modesta e dubbia qualità. Ma quello del Brunello non è che l’ultimo esempio. «Le frodi nel settore del vino e degli alcolici – osserva infatti Coldiretti –, sono più che raddoppiate con un incremento record del 102% del valore delle bottiglie». Non è un caso, d’altra parte, che lo spauracchio più temuto dagli italiani a tavola sia proprio quello delle contraffazioni. E gli italiani hanno ragione. Sempre per Coldiretti, «dall’inizio della crisi è aumentato del 248% il valore di cibi e bevande sequestrati dai Nas». Certo, la dieta mediterranea quattro anni fa è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità, ma gli attacchi sono continuati. Nel tempo il malaffare ha colpito un po’ tutti gli alimenti principali: mozzarelle e formaggi vari, passata di pomodoro, olio di oliva, pasta e salumi. Poi ci sono le malattie. In Sicilia le arance sono periodicamente colpite da patogeni che ne minacciano l’esistenza (come per esempio quello che provoca la 'Tristeza'), in Puglia c’è l’emergenza Xylella che sta causando il disseccamento spontaneo di parte delle chiome degli ulivi su circa 23mila ettari e minaccia di diffondersi ancora. Qualche settimana fa è stato colpito addirittura il basilico. Raccontano le cronache di 'terribili' attacchi di Peronospora (un fungo), alle coltivazioni liguri. In ballo, circa sei milioni di euro di produzione. Senza contare la minaccia di vedere il pesto prodotto con semi transgenici. Ma ci sono anche altri nemici delle piante come la Diabrotica del mais, il Cinipide del castagno, la Sharka delle pesche, la Tignola del pomodoro. Non sfuggono nemmeno gli animali. In Sardegna, a parte la peste suina incubo di ogni allevatore, c’è pure la cosiddetta lingua blu. Una situazione che sta provocando addirittura manifestazioni di piazza. Infine c’è la storia, che ha insegnato molto in fatto di controlli. Basta pensare alla mucca pazza, all’aviaria, alla carne alla diossina, al latte cinese alla melamina, a quello tedesco alla diossina, alla 'mozzarella blu', al batterio killer nei germogli di soia fino alla carne di cavallo nei ravioli. A conti fatti: le ultime emergenze sanitarie hanno provocato perdite stimate in 5 miliardi, dovute sopratutto alle psicosi generate nei consumi. Senza contare il vino al metanolo del 1986 dal quale partì un percorso di rinascita che ha portato il Made in Italy a conquistare il mondo. Anche questa volta, c’è da da giurarlo, la buona agricoltura ce la farà.