Fotogramma
Nel 1953, la 14° edizione della Mostra del Cinema di Venezia ospitava per la prima volta la proiezione di un documentario realizzato per presentare i risultati della Commissione d’inchiesta sulla miseria e sui mezzi per combatterla.
A 70 anni di distanza quel prezioso filmato torna alla mostra, restaurato grazie alla collaborazione con Archivio Luce Cinecittà e per iniziativa del Comitato di vigilanza sull’attività di documentazione che ho l’onore di presiedere e che ha come scopo quello di conservare ma, soprattutto, di far conoscere e mettere a disposizione del Paese lo straordinario patrimonio documentale della Camera dei deputati.
L’inchiesta partita nel 1951 e concentrata su nove aree nelle quali il fenomeno appariva "in forme più penose o caratteristiche" – la zona montana-alpina, il delta padano, la zona montana-abruzzese, le regioni Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, le periferie di Roma, Napoli e Milano – accertò che oltre sei milioni di persone, quasi il 12% della popolazione, vivesse in condizioni di miseria. Ne emerge un Paese diviso in due, tra Nord e Sud, con territori dove la povertà era la condizione di vita di un quinto degli abitanti e si accendono le luci sugli strumenti messi in campo per fronteggiare questa situazione.
Questo documento ci parla di una realtà che è non troppo diversa dalla nostra: ancora oggi la povertà colpisce in particolare il Sud del Paese e le aree periferiche delle città. Si tratta di un pezzo di storia, che evidenzia però che non siamo riusciti a risolvere certi problemi, probabilmente perché non li abbiamo aggrediti col giusto metodo e la dovuta attenzione. È evidente dunque che occorre, ancora oggi, un grande sforzo e un grande impegno attraverso atti di governo e provvedimenti di legge, per combattere la ferita della povertà ancora tanto, troppo, ampia nel nostro Paese. L’attenzione per i più deboli, i più fragili, i meno garantiti deve restare in cima alle priorità e ispirare azioni e scelte politiche facendo tesoro di quel che è stato fatto e agendo con coraggio per combattere ingiustizie, squilibri e disparità. È fondamentale anche oggi aggredire quelli che sono i problemi centrali delle famiglie italiane, ovvero fare i conti con un carrello della spesa sempre più vuoto, un salario che non basta ad arrivare a fine mese, un tasso di povertà che purtroppo continua a crescere.
E, dunque, ha senso interrogarci su quale sia il modo per il Parlamento, oggi, di rispondere alle domande e alle esigenze che provengono dalle diverse realtà sociali del nostro paese. Forse meno tragiche di allora, ma certamente altrettanto urgenti.C’è un’espressione che, non da oggi, notiamo spesso comparire nella discussione pubblica: centralità del Parlamento. È collocata dentro una cornice di preoccupazione se non di allarme, nel senso che le aule parlamentari, in conseguenza di un insieme di ragioni, paiono perdere quella centralità ad esse assegnate dalla Carta fondativa e dal comune sentire attorno al quale si è sviluppata la nostra storia democratica dalla nascita della Repubblica. Non è sicuramente questa l’occasione per addentrarci in analisi politico-istituzionali, ma proprio la pagina scritta dalla Commissione d’inchiesta sulla miseria ci dice dell’estrema importanza e rilevanza della salvaguardia di questa centralità perché il Parlamento, in quanto casa della democrazia, preservi la propria capacità di essere costantemente in sintonia con il Paese.
È una condizione in grado di assicurare la buona salute del nostro sistema democratico e risposte legislative all’altezza delle necessità che il cambiamento generale determina.
Vice presidente della Camera dei deputati