"Il presidente della Repubblica è ben consapevole del turbamento dell'opinione pubblica dinanzi alla contestazione, da parte della Procura della Repubblica di Milano al presidente del Consiglio, di gravi ipotesi di reato, e dinanzi alla divulgazione di numerosi elementi riferiti ai relativi atti d'indagine". È quanto si legge oggi in una nota del
Quirinale. "Senza interferire nelle valutazioni e nelle scelte politiche che possano essere compiute dal presidente del Consiglio, dal governo e dalle forze parlamentari - viene aggiunto - egli auspica che nelle previste sedi giudiziarie si proceda al più presto ad una compiuta verifica delle risultanze investigative".
IL PD ALLA CAMERA: DIMISSIONI"Il presidente del Consiglio abbia un sussulto di dignità, si dimetta e vada a dimettersi nei tribunali delle accuse infamanti di cui è fatto segno. A quel punto, il Capo dello Stato e la sua maggioranza trovino la strada per ricostruire la credibilità dell'Italia davanti al mondo e soprattutto davanti ai nostri connazionali". Lo ha detto nell'Aula della Camera il capogruppo del Pd
Dario Franceschini riferendosi al caso Ruby.
BERLUSCONI: NON MI DIMETTOÈ durato un'ora questo pomeriggio il colloquio al Quirinale fra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Sui contenuti del colloquio non è trapelato nulla. Quello che è in corso non è un processo giuridico ma "mediatico a fini eversivi". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti, nel corso dell'incontro con gli avvocati-deputati del Pdl alla Camera commentando l'inchiesta in corso. Il Cavaliere, inoltre, ha liquidato con una battuta la possibilità di dimettersi. E ancora: dentro di me sono sereno, questa cosa sarà un boomerang per loro
IL FALDONE CON LE ACCUSEDa ieri è a disposizione dei membri della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera un faldone di 389 pagine, contenente verbali di intercettazioni e interrogatori sulla vicenda Berlusconi-Ruby. Ieri molti dei commissari si sono messi in fila per leggere gli atti: ma anche se il presidente della giunta Pierluigi Castagnetti ha vietato trascrizioni e fotocopie, molti brani degli scottanti verbali sono sono stati mandati a mente e dati in pasto ai giornalisti che affollavano Montecitorio fin dalla prima mattina. La domanda dei pm milanesi è quella di chiedere l’autorizzazione alla perquisizione dello studio di Giuseppe Spinelli, appartenente alla segreteria di Berlusconi.Sulla richiesta si profila già una battaglia a colpi di procedura. La maggioranza, nella giunta per le autorizzazioni a procedere, conta un voto in più delle opposizioni e sembra piuttosto compatta. E ha ricevuto, per oggi, una convocazione ufficiale da parte del capogruppo Cicchitto, per serrare ancor di più le file. Tanto che il Pd ha già fatto sapere: «Ci sarà una nostra relazione di minoranza». Ma il significato del voto, che dovrà essere confermato in aula, trascende inevitabilmente l’aspetto tecnico giudiziario. E diventerà un ennesimo caso politico. Secondo la richiesta inoltrata alla giunta, dal materiale si evidenzia l’attività «di induzione e favoreggiamento alla prostituzione di soggetti maggiorenni» e della minorenne Ruby; mentre la consigliera regionale Nicole Minetti avrebbe «individuato, selezionato e accompagnato un rilevante numero di giovani donne che si sono prostituite con Silvio Berlusconi (...) dietro pagamento di corrispettivo in denaro». La maggioranza in giunta fa quadrato. Dice ad esempio Enrico Costa: «Senza entrare nel merito delle accuse è evidente che i giudici milanesi hanno fatto un autogol: attribuendo a Berlusconi il reato di concussione, ne hanno confermato la natura di presidente del Consiglio. E pertanto è evidente che la competenza diventa automaticamente quella del tribunale dei ministri». Aggiunge Jole Santelli: «Si imbastisce il processo e poi si fa in modo che i documenti arrivino alla Camera per colpire il premier sul piano dell’immagine». Ma per Marilena Samperi (Pd) la realtà è diversa: «Se si fosse consentita la perquisizione nell’ufficio di Spinelli, il dossier non sarebbe mai arrivato alla Camera. Quanto alla competenza del Tribunale dei ministri, Berlusconi non ha compiuto l’eventuale reato nella funzione di premier, ma facendo valere la sua carica per un problema di carattere personale». E, comunque, «si tratta di un quadro assolutamente squallido: ma purtroppo molti italiani sono assuefatti o in un certo senso si identificano in certi comportamenti». Castagnetti ha affidato al suo vice Leone (Pdl) il compito di fare il relatore. L’esame comincerà mercoledì. E saranno scintille.
Giovanni Grasso