venerdì 29 gennaio 2010
Alta tensione per gli stabilimenti a rischio delle due società. In Sardegna gli operai dell'Alcoa occupano le piste impedendo ogni manovra ai velivoli. Scontri e tensione con le forze dell'ordine. Poi l'epilogo, e la lettera del premier alla multinazionale: «Resti in Italia». Scajola difende Termini Imerese al tavolo con Fiat.
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Quattro ore tra le piste dell'aeroporto di Cagliari. Quattro ore per difendere il posto di lavoro. Un gesto estremo per dare visibilità alla protesta.Si è conclusa alle 14 l'occupazione dello scalo di Elmas da parte dei lavoratori dell'Alcoa di Portovesme,che manifestano contro la decisione dell'azienda di fermare gli impianti per sei mesi. Stamattina oltre 300 di loro sono partiti all'alba dal Sulcis e dopo aver percorso la statale 130 sono giunti nell'aeroporto del capoluogo e l'hanno bloccato. Con bandiere e striscioni sono arrivati sul piazzale di manovra dei velivoli impedendo, di fatto, tutta l'attività di volo. La tensione è salita rapidamente ed è sfociata in alcuni tafferugli scoppiati con polizia e carabinieri in assetto antisommossa. "La protesta è determinata dall'atteggiamento decisamente rigido che continua a mantenere l'azienda Alcoa. Oggi vi è la protesta all'aeroporto nella speranza che questa sia l'ultima giornata di mobilitazione" spiega Giovanni Matta, segretario regionale Cisl Sardegna. Da una parte i lavoratori, dall'altra gli uomini in divisa. Nel mezzo alcuni passeggeri bloccati su un aereo che non partirà mai. Quando li fanno scendere si trovano a passare in mezzo alle bandiere degli operai. Per sbloccare la situazione scendono in campo il prefetto di Cagliari Giovanni Balsamo, il questore Salvatore Mulas e e il sindaco di Elmas, Walter Piscedda. Alla fine, dopo 4 ore, la situazione si sblocca. Gli operai lasciano l'aeroporto (poi riaperto) dopo la notizia che Palazzo Chigi ha anticipato l'incontro con i vertici della multinazionale americana dal 5 al 2 febbraio. "Faremo un biglietto di sola andata - assicurano gli operai - e non torneremo da Roma se non ci sarà data la garanzia che lo stabilimento continuerà la produzione di alluminio".La lettera del premier ai vertici dell'Alcoa. Nel pomeriggio poi arriva la notizia inattesa: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha scritto una lettera al presidente e amministratore delegato dell'Alcoa, Klaus Kleinfeld. Nella lettera il premier invita la multinazionale a conservare l'attività produttiva negli impianti italiani, e a non assumere decisioni al riguardo prima che la Commissione europea abbia proceduto all'esame del provvedimento, atteso entro il prossimo mese di febbraio. Lo ha reso noto la presidenza del Consiglio. "Berlusconi ricorda a Kleinfeld come una scelta diversa da parte dell'Alcoa produrrebbe gravi crisi sociali in aree disagiate del Paese e potrebbe modificare i rapporti fra il Governo italiano e la multinazionale".Anche Fiat ad alta tensione. Anche sul fronte Fiat una gironata ad alta tensione. In mattinata fanno discutere le dichiarazioni della Marcegaglia, a margine del summit di Davos, in cui il presidente di Confindustria sostiene che lo stabilimento di Termini Imerese andrebbe chiuso. Rivolta dei sindacati, con Bonanni a promettere che la Cisl è disposta a tutto affinché l'ipotesi non si verifichi. In difesa dei lavoratori anche il ministro dello Sviluppo economico Scajola, che al tavolo delle trattative convocato nel pomeriggio ha detto: "Ci aspettiamo dalla Fiat risposte sulle prospettive industriali di tutti gli stabilimenti". "Il Governo - avrebbe aggiunto il ministro - auspica che a Termini rimanga la produzione legata all'auto. Vogliamo sapere quale contributo possa dare la Fiat per le nuove prospettive di produzione" nell'impianto sicilano. Il ministro avrebbe poi detto che il Governo ha finora valutato 7 proposte per il futuro di Termini ma ha ancora motivi di riserbo per valutare l'effettiva consistenza di queste. Occorre definire quale sia l'apporto della Fiat e solo dopo potranno essere portate all'attenzione del tavolo che sarà convocato su richiesta delle parti".Al termine del tavolo il ministro Scajola ha poi annunciato che "è stato riannodato il filo del dialogo tra governo, Fiat e parti sociali". Nel nuovo tavolo tecnico convocato per il 5 febbraio sullo stabilimento siciliano verranno "esaminete le diverse ipotesi di sviluppo". Per Termini, ha continuato il ministro, "la Fiat parteciperà attivamente nella ricerca delle soluzioni" e ha confermato che "ci sono 6-7 proposte pervenute che dovremo valutare con grande attenzione". Alla Fiat "abbiamo chiesto di presentare a breve il piano di investimenti, i due terzi degli 8 miliardi che farà nel prossimo biennio".
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