Levata di scudi dal mondo politico e dalle associazioni che si occupano di adozioni sull’apertura del sindaco di Milano Giuliano Pisapia di dare un bimbo alle coppie omosessuali, piuttosto che lasciarlo senza genitori, lanciata domenica dal palco della festa dell’Idv a Vasto.«L’idea che "qualunque condizione familiare" vada bene appare assolutamente improvvida e dannosa, soprattutto per i bambini abbandonati», ribatte dal sito di Famiglia Cristiana il presidente del Cisf (e del Forum delle associazioni familiari) Francesco Belletti. «Il tema non può diventare oggetto di contese politiche. In gioco vi è lo sviluppo del concetto di sé e dell’identità del bambino, che non possono essere sacrificati all’egoismo adulto», aggiunge Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei minori e consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia. Anche gli avvocati matrimonialisti italiani (Ami) dicono "no" all’ipotesi. «Adottare non è un diritto degli adulti ma soltanto una possibilità di garantire una famiglia ad uno o più minori abbandonati», incalza il presidente Ettore Gassani. Il quale spiega come la
ratio delle leggi 476 del 1998 e 149 del 2001, che regolano le adozioni nazionali ed internazionali, sia «tutelare l’unico vero diritto, quello del minore, di ricevere un modello identico alla sua famiglia di origine composta da un padre e una madre». Infine, pure l’Aibi si indigna. Invece di «coinvolgere i gay», bisogna «chiedere agli assistenti sociali e ai tribunali minorili perché le domande sono crollate», sottolinea il presidente Marco Griffini.Vista la reazione della società civile, lo stesso Pisapia - che nella città da lui governata ha già istituito il registro per le unioni civili - ieri ha cercato di correggere il tiro, dichiarando che si tratta solo di un’opinione personale. «Non fa parte dell’agenda del sindaco, né tanto meno del Comune, perché evidentemente su questo tema così delicato e importante qualsiasi decisione deve essere presa a livello nazionale». Anche Pier Luigi Bersani si attiene a questa linea "prudente". E invita a guardare alle situazioni esistenti di bambini che già vivono con degli omosessuali. Mentre Matteo Renzi si dice dubbioso sull’adozione a coppie gay, ma per esse rilancia le
civil partnership.Parecchie prese di distanza, arrivano, però, dalla politica nazionale e milanese. Il ministro Andrea Riccardi dice di pensare all’azione di governo e di non giocare al «Toto-Pisapia», tanto più che il sindaco di Milano «mi sembra che non sia un grande punto di riferimento in proposito...». Già domenica l’ex sottosegretario Carlo Giovanardi aveva parlato di «schiaffo ai diritti dei bambini e delle coppie regolarmente sposate che non riescono ad adottare». Stizzita ieri la replica di Pisapia, che cambia campo di gioco e invita l’esponente del Pdl a pensare agli schiaffi «che ha dato e continua a dare con la legge sulla droga».In Lombardia il coordinatore regionale del Pdl, Mario Mantovani, si chiede se nella giunta milanese ci sia qualcuno che si stia occupando «dei problemi veri e reali della città». Plastica la protesta della Lega a Palazzo Marino, sede del Comune meneghino. I consiglieri del Carroccio si presentano con tre bambolotti. E invitano il sindaco a un pubblico dibattito sulle adozioni entro la settimana», dice il capogruppo Matteo Salvini. «Così potrà portare le sue ragioni e noi fare valere quelle del nostro no. Evidentemente per il sindaco i bimbi sono bambolotti». Per Mariolina Moioli (Milano al Centro), infine, «le parole e le decisioni della giunta rivelano una strategia sempre più chiara: marginalizzare la componente cattolica e nei fatti togliere risorse e servizi alla famiglia».