Il funerale di suor Luisidia Casagrande si svolge lunedì 9 gennaio, alle ore 10, nella chiesa della struttura religiosa in via Serenelli a San Michele.
Per 68 anni è stata considerata come l'"angelo" del Laboratorio analisi dell'ospedale di Borgo Trento di Verona, decana e caposala per svariate generazioni di infermiere, cresciute professionalmente sotto la sua guida: suor Luisidia Casagrande, per tutti semplicemente suor Luisidia, è scomparsa a 104 anni di età. Lasciando un vuoto soprattutto umano in quella che per 68 anni è stata la sua "casa", il laboratorio di analisi dell'ospedale veronese, che oggi, commosso, ne ha tratteggiato il ritratto.
Nella struttura del Borgo Trento suor Luisida era entrata nell'ottobre 1939 dopo aver conseguito il diploma di infermiera professionale, grazie al consenso del suo istituto Sorelle della Misericordia di Verona. In quell'epoca tutte le analisi si facevano manualmente; ma la religiosa ha attraversato con la sua lunga vita tanti decenni di progresso, fino a poter utilizzare le più moderne tecnologie.
Ma il ricordo di suor Luisidia non è legato solo alla eccezionale durata del suo servizio, stando al ritratto composto dal quotidiano veronese L'Arena della storica caposala, la religiosa era ricordata da tutti e dall'Azienda ospedaliera soprattutto per il suo impegno e per come si adoperò nello svolgere il servizio in corsia. «La provetta che arriva in laboratorio, in realtà è una persona che attende con ansia una risposta sulla propria salute e quindi sulla propria vita», disse anni fa, secondo quanto riportato dal quotidiano verone. «Perciò ho sempre considerato il sangue e i poveri campioni simbolo intero dell’uomo malato».
Come confermano alcuni episodi che l’hanno resa nota nella provincia veronese, la professione sanitaria veniva interpretata da lei come fosse una missione anche umana: tra gli aneddoti spicca il racconto della liberazione del primario deportato e del salvataggio della struttura ospedaliera con un finto funerale. In particolare ha riportato ancora L'Arena «durante la Seconda guerra mondiale non solo ottenne la liberazione dell’allora primario del Laboratorio che era stato deportato dai nazisti, ma salvò addirittura l’intera struttura con lo stratagemma del finto funerale. Nel 1943, nascose il materiale sanitario indispensabile per il funzionamento delle analisi in quattro bare. In questo modo, quando i tedeschi abbandonarono l’ospedale che era stato trasformato in struttura militare, il Laboratorio non perse nemmeno un giorno di attività a favore della popolazione provata dalla guerra».
Il funerale si svolge lunedì 9 gennaio, alle ore 10, nella chiesa della struttura religiosa in via Serenelli a San Michele.
Il funerale si svolgerà lunedì 9 gennaio, alle ore 10, nella chiesa della struttura religiosa in via Serenelli a San Michele.