Volontà di conoscere l’altro, incontrarlo per dialogare e confrontarsi con lui per superare le paure. È quello che vuole fare la Fondazione Migrantes che da ieri riunisce a Seveso, in Brianza, operatori pastorali, missionari con gli italiani all’estero, sacerdoti impegnati nella pastorale con gli stranieri in Italia. Oltre 150 persone che si confronteranno sul tema "Tessitori di comunità. Colori diversi per una unica tenda". Ed è significativo la scelta nella diocesi di Milano dove lo scorso anno si è svolto un Sinodo minore che aveva come tema "Chiesa dalle genti" e che vede a Milano «una presenza di persone che arrivano da tante parti del mondo e che qui inserite e integrate e che contribuiscono in modo significativo alla Formazione della comunità cristiana e sociale», ha detto in apertura del convegno il segretario generale della Cei, il vescovo Stefano Russo. Una presenza quella di Russo al convegno come segno di «condivisione per chi opera un servizio nell’ambito dei migranti nella Chiesa. Si parla spesso di migranti e se ne parla come di emergenza. In realtà sappiamo bene che ci sono sacerdoti, religiosi, religiose e laici che si occupano da tanto tempo dei migranti e lo fanno ordinariamente con lo spirito di chi annuncia la buona notizia». Parliamo di una realtà di cui si parla poco come gli oltre 5milioni di italiani residenti all’estero e che partecipano «attivamente alla vita delle comunità cattoliche dove si trovano e sono serviti spesso da sacerdoti italiani. Segno di una presenza bella di uomini e donne che si sono inserite nelle comunità dove vivono e dove sono anche testimoni di pace». La Chiesa delle genti deve essere una Chiesa «unita nella diversità e aperta all’accoglienza di chi oggi arriva da noi e che aiuta quindi a superare quelle tensioni del convivere tra popoli diversi» per il vescovo Guerino Di Tora, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Migrantes. Il presule sottolinea che è fondamentale oggi partire dalle nuove generazioni, e quindi iniziare come già si sta facendo quella «integrazione nelle scuole dove i ragazzi non hanno problemi tra di loro, nello studio, nel gioco, nell’incontrarsi e da loro si passa alle famiglie». Viviamo oggi una stagione che vede le terre ambrosiane «interessate da cambiamenti profondi e importanti da richiedere l’aggiornamento dei nostri stili pastorali, alla luce del Vangelo», ha sottolineato il vicario generale di Milano, il vescovo Franco Agnesi evidenziando come i cambiamenti «non si sono prodotti dal nulla ma sono il risultato della crescita della popolazione residente e della sua composizione sempre più eterogenea, delle trasformazioni dei mondi dell’economia e del lavoro, dei profondi mutamenti negli orientamenti culturali e negli stili di vita». Oggi ci si sposterà a Milano per una celebrazione eucaristica nella Basilica di Santo Stefano presieduta da Di Tora e per un confronto in 11 parrocchie della città. Parrocchie e comunità dove, spiega il direttore Migrantes don Gianni De Robertis, la presenza di persone immigrate, non italiane, è più consistente: «comunità che vivono un’esperienza di dialogo ecumenico, interreligioso, oppure altre che, soprattutto a livello giovanile, vivono questa esperienza di integrazione con gli oratori».
A Seveso l'incontro con operatori pastorali, missionari con gli italiani all’estero, parroci impegnati nella pastorale con gli stranieri in Italia.
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