lunedì 11 marzo 2024
Numeri e protagonisti della sconfitta. Il Pd sfonda il 20% e si conferma forza leader delle opposizioni. Il M5s crolla. Non male Azione di Calenda (4%)
Il calo 5s frena il campo largo. Prodi e Schlein: continuare a coltivarlo

Ansa

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Benché larghissimo, il campo progressista non raccoglie i frutti sperati e in Abruzzo incassa una sonora sconfitta, forse anche oltre le aspettative peggiori. Il tanto sperato effetto Sardegna non si è visto e Luciano D'Amico, il candidato in grado di federare il centrosinistra più ampio degli ultimi tempi, raggiunge appena il 46,5% delle preferenze, pari a 284.748, contro il 53,5% di Marco Marsilio. Eppure, almeno per l'ex premier Romano Prodi, non tutto è da buttare e quanto accaduto ieri non è che l'inizio di un sentiero su cui vale la pena continuare a muoversi: «Per coltivare un campo largo ci vogliono tanti contadini. Debbo dire che i contadini sono aumentati, parecchio, ma non sono ancora abbastanza, quindi, il campo largo va coltivato ancora ed è importantissimo che cresca come sta crescendo - argomenta l'ex premier -. È una buona seminagione, poteva andare meglio, ma penso che l'Abruzzo è l'Abruzzo. Se poi vogliamo guardare dentro al campo largo, le cose nel Pd sono andate molto bene, ma non basta».

Guardando alle liste a sostegno del professore di Torricella Peligna (Chieti), a subire lo smacco più netto è il Movimento 5 Stelle, che raccoglie appena il 7%, più di 13 punti in meno rispetto alle consultazioni precedente (20,20%). Un crollo evidente, che costringerà i pentastellati a una ricorsa più faticosa del previsto in vista delle europee. «Registriamo il risultato modesto del M5s, che ci spinge a lavorare con sempre più forza sul nostro progetto di radicamento nei territori - commenta Giuseppe Conte, che non pare approfittare della batosta per chiudere al campo largo e staccarsi in vista delle europee -. Dobbiamo farlo sulla scia della vittoria ottenuta in Sardegna, che ci ha portato qualche giorno fa ad eleggere la prima Presidente di Regione M5S della storia, Alessandra Todde. Un segnale da cui ripartire». Meno aperturista il Movimento 5s umbro, che con il coordinatore regionale, Thomas De Luca, indica invece come strada da percorrere quella del «campo giusto», a suo dire decisamente preferibile rispetto al «campo larghissimo» tentato in questa tornata. Dichiarazioni non gradite a Nicola Fratoianni, che se la prende con chi «ripropone il tormentone sulle dimensioni del campo. Argomento - spiega - cui sono affezionati i media, ma anche qualche segretario di partito, che continua a fare l'altalena sul tema delle alleanze, a seconda di vittorie e sconfitte».

Non va malissimo al Pd, invece, che sfonda la soglia del 20% e si conferma secondo partito dopo Fratelli d'Italia, consolidando la posizione di forza leader dell'opposizione e raddoppiando i consensi ottenuti nel 2019 (anche se all'epoca c'erano molte liste civiche a favore dell'aspirante governatore, Giovanni Legnini, che, seppur indipendente era comunque espressione dei dem). L'ottimismo si conferma nelle parole della segretaria, Elly Schlein, che si complimenta con Marsilio ma insisite sulla necessità di continuare a lavorare per un'alleanza: «Unendo le nostre forze attorno a una visione comune abbiamo riaperto la partita e ridotto quello scarto in modo significativo, ma non ancora sufficiente. Questo ci sprona a continuare a batterci con ancora più determinazione per costruire un’alternativa solida in grado di competere con la coalizione delle destre. Insieme continueremo a fare opposizione in Regione e a garantire rappresentanza e voce a tutte le persone che hanno creduto in questo progetto».

Non è da buttare neanche il 4% di Azione, che nel 2019, assieme ai cugini di Italia viva (assente con una lista propria anche in questo voto), aveva raccolto poco sopra il 6%.È lo stesso fondatore Carlo Calenda a valutare positivamente i numeri: «Considerando la tipologia di elezione, che impone alleanze per noi non facili, l'assenza di consiglieri regionali e la presenza di liste civiche è un ottimo risultato. Faccio i complimenti al partito abruzzese e a Giulio Sottanelli».

In linea con lo standard nazionale la percentuale incassata da Alleanza Verdi-Si, 3,57%, abbastanza per spingere il co-portavoce nazionale e leader dei Verdi, Angelo Bonelli, a trarre una conclusione piuttosto scontata: «Il voto indica che non c'è alternativa a una alleanza con una base programmatica. C'è un elemento positivo. Penso che la strada, dopo aver vinto in Sardegna avendo resa competitiva questa ampia alleanza, può portarci a essere competitivi subito dopo le europee. Meglio provare a lavorare a un campo larghissimo. Penso che l'esperienza abruzzese indichi una strada. Non è piu' tempo di divisioni, una alleanza competitiva in prospettiva rappresenta l'alternativa alla destra».


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