martedì 7 marzo 2023
In occasione della Giornata della Donna, 16 detenute del carcere romano si esibiranno nel teatro della struttura circondariale, dopo quattro mesi di corso in cui hanno imparato le tecniche canore
Un momento di festa in carcere

Un momento di festa in carcere - Daniela Di Domenico

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In occasione della Giornata internazionale della Donna, domani 8 marzo,16 detenute di Rebibbia che hanno aderito al Corso di canto tenuto “Libera la tua voce", tenuto dal maestro Massimo Mattia, si esibiranno eseguendo un brano musicale presso il Teatro dell’Istituto penitenziario, alla presenza del Direttore, la Dott.ssa Alessia Rampazzi, di alcuni agenti penitenziari, degli educatori e delle detenute. Saranno 15 i brani che verranno eseguiti, in quanto due ragazze interpreteranno in coppia la canzone “Il gatto e la volpe” di Edoardo Bennato. Anche a coordinare le ragazze “dietro le quinte” e a regolare i tempi di entrata e di uscita sarà una detenuta che, nonostante abbia frequentato il Corso di canto, ha deciso di non salire sul palco, ma di interpretare un ruolo di servizio per lo svolgimento dello spettacolo.

Per quattro mesi, le detenute che hanno espresso il desiderio di partecipare al Corso hanno imparato le tecniche di respirazione, di ponderazione della voce e si sono esercitate nel canto per 2 ore settimanali. Hanno imparato inoltre come rivolgersi al pubblico e come calcare il palco, come delle professioniste. Nato come un tempo formativo e di svago rispetto alle normali attività del carcere, già dopo pochi incontri il Corso ha saputo far emergere aspetti perfettamente coerenti con le finalità rieducative e riabilitative della reclusione. La musica, come il canto, sottolineano i promotori del corso, riescono a intervenire positivamente sull’umore e sulle proprie capacità, incrementando la fiducia in se stessi e la volontà di migliorare e di migliorarsi. Il canto rappresenta uno strumento prezioso, generando buonumore e alimentando la speranza verso il futuro, la consapevolezza di trasmettere emozioni positive, nonostante gli errori commessi e la pena da scontare. Anche la selezione delle canzoni non è stata casuale: ogni detenuta – a partire dalle proprie potenzialità vocali – ha scelto canzoni che rispecchiassero la propria personalità e che potessero esprimere, in qualche modo, le emozioni che si provano e il desiderio di riscatto.

«L’incontro con le detenute – sottolinea il maestro Mattia - è stata una scuola anche per me. Durante le lezioni di canto non ho guardato all’errore commesso, al colore della pelle o alla religione delle donne che avevo davanti, perché la musica unisce, libera, rafforza e attraverso i sentimenti espressi permette di riacquistare fiducia in noi stessi”.


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