Altro che rapporti di buon vicinato, gli italiani varcati i cancelli di casa si trasformano in attaccabrighe. Spazi comuni mal utilizzati, con veicoli in sosta dove non si dovrebbe, tende o strutture per chiudere i balconi non proprio in regola, danneggiamenti di vario genere, spese non saldate e persino piante o aree gioco per bambini finiscono al centro di cause che di "civile" hanno ben poco. A fornire i dati di questa, peraltro ormai consolidata, litigiosità italiana è la Camera di Commercio di Monza e Brianza che ha elebarato le cifre Istat relative al 2013 in occasione dell'undicesima edizione della Settimana della conciliazione organizzata dalle Camere di Commercio italiane. Un dato su tutti dà la misura del fenomeno: 500mila italiani sono in causa con il vicino per i motivi più svariati. L'identikit del condomino in lotta con il dirimpettaio è presto fatto: uomo, abita al Sud e vive in una cittadina di medie dimensioni. Nelle grandi città, forse per mancanza di tempo o di "confidenza" con i vicini, la percentuale di cause crolla considerevolmente. I contrasti legali legati alla casa (contrasti condominiali ma anche problemi di eredità e sfratti) si collocano al terzo posto per numero di persone coinvolte: sono infatti il 16,2% preceduti solo da quelle per motivi di lavoro (21,8%) e di famiglia (349,5%). Gli uomini sono più litigiosi delle donne: solo l'8,3% del gentil sesso è alle prese con una causa civile, contro il 10,3% degli uomini. L'indagine rivela poi che le regioni più litigiose per quanto
riguarda le controversie di vicinato sono quelle del Sud, dove
l'11,1% della popolazione ha avuto una causa contro i vicini
contro, ad esempio, solo l'8,6% del Nordest. Nelle grandi città,
inoltre, si litiga meno che nei piccoli centri: solo il 6,6% dei
cittadini che vivono in città con più di 50 mila abitanti è
coinvolto in processi civili, mentre in quelle di medie
dimensioni (da 10 a 50mila residenti) il dato cresce fino al
10,6%.