Sono trascorsi cinque anni da quando il nostro Lino Giaquinto ci ha lasciati. A volte la sera quando si spengono le luci della redazione capita di ripensare ai tanti momenti condivisi con un collega che amava il suo lavoro e che era profondamente appassionato dello sport, tutto. A cominciare dal suo Genoa e da quel capitano Gianluca Signorini che onorava quotidianamente dal poster che aveva affisso nella sua postazione. Lino era un giornalista sportivo, un tifoso del mondo olimpico, specialmente del nuoto, la disciplina che preferiva anche per essere nato e cresciuto davanti al mare di Varazze (Savona). Così, aveva toccato il cielo con un dito quando nel luglio del 2009 era sceso a Roma come inviato per seguire i Mondiali di nuoto. Erano stati i giorni più esaltanti della sua giovane carriera quelli in cui aveva assistito da “bordo vasca” ai grandi successi di Federica Pellegrini. Aveva stretto amicizia con i colleghi degli altri giornali e della tv e raccontava divertito di un siparietto avvenuto proprio nella zona riservata ai media: «Una fila della tribuna stampa a un certo punto è letteralmente crollata e io sono stato l’unico a rimanere in piedi... Gli altri giornalisti erano finiti tutti per terra!». Nessuno poteva immaginare che quella sarebbe stata la sua ultima trasferta. Anzi no, l’ultima fu allo stadio Mestalla di Valencia dove era arrivato senza accreditarsi, perchè voleva vivere la partita del suo Genoa in mezzo agli altri tifosi del Grifone. Era volato in Spagna e camminato in lungo e largo, come era solito fare, per le strade di Valencia. Lo faceva per tenersi in forma e per sentirsi sempre vicino al mondo che sentiva più affine, quello degli atleti. Per questo, mamma Sunti e papà Bruno per ricordare il loro, il nostro Lino, hanno scritto: «L’atleta corre per vincere, tu hai ottenuto la vittoria finale».