Dieci proposte della Fondazione Migrantes che possono aiutare a migliorare l’accoglienza dei migranti in Europa e in Italia.
1) Rimane necessario aprire
canali di ingresso regolari sia per ricerca occupazione per i migranti che di ingresso umanitario per i rifugiati che già si trovano nei grandi campi profughi vicino alle zone di conflitto: cosa che scoraggerebbe il traffico delle persone e che eviterebbe l’inutile e insostenibile
morte di persone in mare (uomini, donne e bambini), che continua e cresce da troppo tempo.
2) Occorre trovare modalità nuove di gestione dei flussi delle persone in arrivo in Europa, siano essi migranti o richiedenti asilo, realmente comuni e che prevedano la possibilità di avere
quote certe per ogni Paese europeo e che cerchino, per quanto possibile, di incrociare le disponibilità date dai diversi Paesi con i desideri e le capacità delle persone in arrivo.
3) Trovare
procedure di identificazione e di ricollocamento comuni in Europa che tengano conto del rispetto della dignità umana e dei diritti umani delle persone. Inoltre i due momenti – identificazione e ricollocamento – devono
viaggiare in sintonia, diversamente si creano tempi lunghi di trattenimento delle persone oltre che inevitabili rifiuti all’identificazione.
4) Riuscire a dare una risposta più competente e più celere alle persone che fanno domanda d’asilo, da una parte
riformando il sistema delle commissioni territoriali, prevedendo più formazione e personale dedicato; dall’altra aumentandone il numero per arrivare a dare a tutti una risposta entro i sei mesi che le normative europee già prevedono e nello stesso tempo provando anche ad accorciare i tempi dei ricorsi dei diniegati, che al momento aspettano anche più di un anno per
riuscire ad avere una risposta. I tempi lunghi di attesa, infatti, portano le persone a rimanere in accoglienza senza una risposta anche per un anno e mezzo – due anni, con la dimissione o l’allontanamento dal centro di accoglienza , e i conseguenti rischi della irreperibilità, di insicurezza e di sfruttamento delle persone.
5) Arrivare ad avere un
sistema unico e diffuso di accoglienza in Italia, che risponda a medesimi standard, procedure e sia sottoposto a puntuali controlli e verifiche rispetto ai servizi che deve erogare e rispetto alla trasparenza nella gestione dei fondi. Accogliere con trasparenza ed apertura è un reciproco vantaggio sia per chi viene accolto che per chi fa accoglienza. Il rapporto
sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia del Ministero dell’Interno dell’ottobre 2015 ha evidenziato come i soldi spesi per l’accoglienza delle persone hanno una ricaduta positiva anche sui
comuni e le comunità accoglienti, evidenziando che dei 30-35 euro giornalieri per l’accoglienza
circa il 37% serve per la retribuzione di operatori e professionisti e circa il 23% vada in spese
relative ad affitto di locali, acquisti di beni alimentari e abbigliamento: tutte cose che sono una
ricaduta positiva sull’economia locale della comunità che fa accoglienza.
6) Per arrivare ad avere un sistema unico bisogna
superare la volontarietà di adesione dei comuni, a
fronte della garanzia di fondi certi, anche nei tempi di erogazione, e superando l’ottica del co-
finanziamento. L’accoglienza dei richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale deve
diventare un servizio sociale specifico per ogni Comune o unione di piccoli Comuni, forte della
collaborazione della rete di enti e associazioni di volontariato sul territorio, in relazione con la
scuola e il mondo delle imprese: uno dei servizi alla persona garantiti su tutto il territorio nazionale
(in proporzione alla popolazione, al Pil, ai fondi sociali ricevuti e alla quota di persone straniere già presenti).
7) L’accoglienza dei migranti e dei rifugiati, seppur ottima, se non è seguita, da quando le persone
hanno la certezza di poter rimanere in Italia, da un serio
programma di inserimento abitativo e
lavorativo crea solo marginalizzazione, rischio di sfruttamento e frustrazione. Per questo, servono
programmi specifici a livello nazionale e regionale volti a facilitare l’inserimento socio-economico,
abitativo dei titolari di protezione internazionale, come di ogni altra persona che in quel territorio si
trovano in situazione di difficoltà rispetto alla casa o al lavoro. A riguardo, può essere preziosa
sinergia stato-Terzo Settore e Chiesa (come alcune esperienze dimostrano in diverse realtà.
8) Rispetto ai
minori stranieri non accompagnati bisogna davvero riuscire a superare la prima
accoglienza in centri collettivi spesso inadeguati e arrivare a
forme
diversificate di accoglienza che prevedano non solo accoglienze in centri piccoli, ma anche
affidamenti familiari o appartamenti in semiautonomia: un sistema di accoglienza familiare, unico
e interno al sistema di accoglienza per richiedenti asilo nazionale: cosa che si è dichiarato già nella
Conferenza Stato-Regioni del luglio 2014, ma che si è ancora lontani dall’aver realizzato. Bisogna
anche superare la pratica dell’esame del polso per determinare l’età che è considerata
inattendibile, per passare a un esame multidisciplinare (esemplare a questo proposito il protocollo
del Tribunale per minori, ASL e Prefettura di Catania). Infine, occorre affidare in tempi brevi i minori
non accompagnati, in tempi brevi, tutori specifichi, volontari e formati, evitando cumuli di tutele,
assolutamente inutili e inefficaci, ad assessori e sindaci.
9) Una proposta importante, anche in vista delle prossime elezioni amministrative di primavera, riguarda la
proposta di legge per il voto amministrativo ai migranti regolarmente presenti nel nostro Paese.
Come si può parlare di inclusione sociale, di integrazione se il mondo di giovani donne e uomini
immigrati lavoratori, studenti, imprenditori nel nostro Paese non possono avere diritto a decidere
chi li rappresenti nei Consigli comunali e regionali.
10) Parlare delle migrazioni e dello spostamento delle persone con competenza e serietà per
superare finalmente un’informazione allarmistica e ideologica del fenomeno, che troppo spesso
dimentica il popolo dei migranti, 5 milioni, per fermarsi ad esasperare alcuni casi. Nello specifico,
poi, dei richiedenti asilo, non siamo di fronte a un’invasione del nostro Paese (siamo stati sia l’anno
scorso che quest’anno intorno a un richiedente asilo ogni mille abitanti), ma siamo di fronte a un
momento di grande sofferenza del mondo in cui il numero dei conflitti (di cui la nostra parte di
mondo ha la sua responsabilità sia nella creazione che nella mancata gestione) e il numero di
spostamento forzato di persone per cambiamenti climatici è davvero molto elevato.