martedì 9 settembre 2014
Ricoverata una donna, stata di recente in Nigeria, con sintomi simili a quelli della febbre emorragica. Attivato protocollo allerta. Ma poi si accerta che non si tratta del micidiale virus.
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È una donna di 42 anni, di origini nigeriane ma da anni residente nelle Marche, la paziente che presentava sintomi compatibili con l'esordio della malattia causata dal virus Ebola. Poiché è rientrata in Italia da meno di 21 giorni (periodo massimo di incubazione), la Regione Marche ha subito attivato il protocollo di allerta. Ma poi si è potuto accertare che ha contratto la malaria, non il terribile virus. Il ministero della Salute ha fatto sapere che sono state seguite tutte le procedure previste in casi del genere, in linea con le indicazioni internazionali. Si tratta di procedure che mirano anche alla tutela del personale sanitario e della comunità. Sono stati quindi inviati campioni biologici all'istituo Spallanzani di Roma per le analisi di laboratorio. Il ministero ricorda che negli ultimi due mesi sono stati segnalati casi sospetti di virus Ebola, ma tutti sono poi risultati negativi ai test specifici di laboratorio. Come questo, per fortuna. Questa mattina la donna è stata visitata al pronto soccorso dell'Ospedale di Civitanova Marche. Tornata 6 giorni fa dalla Nigeria, suo suo paese di origine, manifestava febbre superiore a 38° C, dolori muscolari, nausea e vomito. Il caso ha le caratteristiche per l'attivazione del protocollo di allerta per la verifica di casi sospetti che la Regione Marche ha emanato recentemente a seguito delle direttive nazionali.  È stato eseguito il trasferimento presso nella divisione di Malattie infettive emergenti e degli immunodepressi dell'Azienda ospedaliera Ospedali Riuniti di Ancona, identificata come punto unico di ricovero regionale in casi di questo genere. Il centro regionale opera in coordinamento con il centro di riferimento nazionale Spallanzani di Roma. Fino al chiarimento, alla diagnosi esatta. E si può tirare un respiro di sollievo.
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