Dopo il “modello Tunisia” per cooperare coi Paesi di partenza dei migranti, ecco il “modello Caivano” per contrastare la criminalità minorile e alleviare il disagio delle periferie. A una settimana dalla visita del governo nel comune alle porte di Napoli teatro dei turpi abusi di gruppo su due bambine, il Consiglio dei ministri giovedì ha varato l’annunciato pacchetto di provvedimenti. (QUI LE MISURE) Il pacchetto da un lato introduce norme «per il risanamento e la riqualificazione del territorio», e dall’altro interviene «sull’applicabilità delle misure cautelari ai minori di 18 anni, con l’obiettivo di sanzionare e dissuadere dal tenere comportamenti contrari alla legge». Molti i dubbi sollevati dal decreto: da una parte la sua concreta applicabilità, visto che le carceri minorili sono piene e i Tribunali già intasati, dall'altro l'efficacia di misure "securitarie" non accompagnate adeguatamente da misure di coinvolgimento del territorio nell'impegno educativo. Don Maurizio Patriciello in un editoriale pubblicato oggi su Avvenire, scrive che un giro di vite era necessario. "Si può considerare un minore il sedicenne che, uscito di casa con la pistola in tasca e dopo aver ammazzato, se ne va a giocare a carte? A mio avviso, no. Oggi, e soprattutto nei quartieri a rischio, i ragazzi maturano in fretta. La strada, il facile guadagno dovuto alla vendita della droga, il mondo on line cui accedono senza controlli e senza discernimento, sono pessimi maestri. Mafia, camorra, ‘ndrangheta, iene sanguinarie e senza scrupoli, affidano a questi minori i lavori più sporchi, ben sapendo che rischiano poco o niente. Ci voleva un giro di vite? A mio avviso – e lo dico con grande dolore – sì".