Oggi le moderne tecnologie digitali – Tac e risonanza magnetica – permettono al medico di osservare la struttura anatomica del corpo umano in tutti i suoi dettagli. Questo è fondamentale in ambito sanitario, perché il corpo dell’uomo è al tempo stesso oggetto e soggetto della medicina: oggetto in quanto gli apparati, gli organi, i tessuti, le cellule di cui è composto sono le sedi dei processi patologici sui quali la medicina interviene per guarire; soggetto perché rappresenta il tramite psicofisico attraverso il quale la persona vive ed esprime la sua condizione di malato, una dimensione esistenziale di cui la medicina deve ugualmente tenere conto se vuole restituire piena salute al paziente. Per quasi millecinquecento anni l’idea che il medico aveva del corpo umano fu approssimativa e distorta, basata solo sulla descrizione riportata nei testi “autorevoli” degli antichi medici, il greco Ippocrate (circa 460-337 a.C.) e il romano Galeno (circa 129-199 d.C.). L’anatomia era raccontata con parole, redatta essenzialmente a partire dalle indagini settorie effettuate sugli animali e poi traslate, per analogia, all’uomo. Solo nel Rinascimento il rinnovamento culturale dell’arte e della scienza coinvolse anche la medicina, fornendo una nuova visione del corpo dell’uomo. Cinque secoli fa, il 31 dicembre 1514, nasceva a Bruxelles il protagonista principale di questa rivoluzione sulla conoscenza del corpo umano, che avrebbe aperto le porte alla nascita della medicina moderna. Il fiammingo Andreas van Wesel, universalmente conosciuto con il nome latinizzato di Andrea Vesalio, è considerato il padre dell’anatomia per il suo innovativo modo di studiare e insegnare questa disciplina: non più solo conoscenza indiretta (per analogia, dagli animali all’uomo) e scritta (attraverso la parola), ma diretta (mediante l’esecuzione di dissezioni cadaveriche) e visiva, utilizzando l’immagine (disegni dal vero) come modalità di indagine e di trasmissione del sapere. Dopo la formazione di base effettuata a Lovanio e a Parigi, nel 1537 iniziò gli studi a Padova, la cui facoltà medica era considerata la più importante d’Europa. Qui ottenne il dottorato ai primi di dicembre di quello stesso anno e pochi giorni dopo, riconoscendo la sua maestria e la sua bravura, il senato accademico gli conferì l’incarico di docente di chirurgia. L’insegnamento comprendeva anche le dissertazioni di anatomia. Vesalio non si accontentò delle tradizionali lezioni
ex cathedra, con il docente che spiegava il corpo umano leggendo gli antichi testi di medicina. Le sue lezioni avvenivano sempre dal vero, con la dissezione cadaverica che egli stesso eseguiva, evidenziando i dettagli anatomici osservati e sottolineando gli errori e le incongruenze di ciò che vedeva rispetto a quanto scritto da Galeno o da Avicenna. La verità, sosteneva con forza, non stava in ciò che per secoli i testi galenici avevano tramandato, ma in quello che chiunque, coi propri occhi, poteva direttamente osservare nel corpo anatomizzato che gli stava davanti. Fedele a questo principio – cioè che l’osservazione rende ragione al vero assai più delle parole – iniziò egli stesso a disegnare preparati anatomici traendo spunto dalle sue dissezioni. Poi, per rendere ancora efficace questo sistema di trasmissione del sapere, affidò tale compito alle mani più esperte di veri e propri artisti formatisi alla bottega di Tiziano Vecellio, come Jan Sephan van Calcar e altri. Nacque in questo modo il primo libro di anatomia moderna, il
De humani corporis fabbrica (“La fabbrica del corpo umano)”, completato nel 1542 e pubblicato in sette volumi l’anno successivo a Basilea, il più importante centro di diffusione libraria del tempo. Il testo aveva un corredo iconografico di oltre trecento grandi tavole silografiche, ognuna commentata in modo sintetico con poche parole esplicative. L’utilizzo delle illustrazioni come aiuto visivo e l’uso della stampa come mezzo di divulgazione della sue scoperte sono parte essenziale della strategia comunicativa vincente dell’opera di Vesalio. La correzione dei molteplici errori di Galeno e il consolidarsi della dissezione cadaverica come modalità di ricerca anatomica e di rigorosa verifica della struttura del corpo umano rappresentano la metodologia innovativa della sua opera scientifica. Da buon docente, si rese conto che l’opera era troppo estesa e costosa per gli studenti. Perciò, presso il medesimo editore pubblicò anche un compendio didattico in cui la descrizione dell’anatomia umana era riassunta in poche pagine e le silografie erano realizzate in modo tale da poter essere ritagliate e sovrapposte per comporre un modello anatomico cartaceo smontabile. Il
De humani corporis fabbrica librorum epitome – questo il titolo di quest’altra sintetica opera vesaliana – è anch’esso quindi una novità in ambito anatomico: un “bigino” ragionato per trasmettere la nuova conoscenza del corpo umano ai futuri medici. Contestatore, anticipatore, innovatore, Andrea Vesalio scomparve il 15 ottobre 1564 a Zante, in seguito a un naufragio di ritorno da un pellegrinaggio a Gerusalemme. Senza il suo lavoro e la sua opera la medicina moderna avrebbe tardato non poco a nascere e a crescere. Una grande mostra allestita in questi mesi (sino al 1° febbraio 2015) presso il Museo di Anatomia dell’Università di Basilea, “Da Vesalio all’anatomia virtuale”, ricorda e ripercorre le tappe storiche della conoscenza del corpo umano, iniziata proprio con la stampa, in quella stessa città, dell’opera vesaliana. Dall’esposizione del testo del rivoluzionario medico fiammingo sino alle straordinarie immagini che si ottengono oggi con le stupefacenti macchine che consentono di esplorare in vivo sin nei più piccoli dettagli la struttura anatomica macroscopica e microscopica dell’uomo si percorre un viaggio affascinante per conoscere dal di dentro la nostra complessa ma meravigliosa realtà corporea.