venerdì 19 settembre 2014
​Il rettore della Pontificia università cattolica argentina è intervenuto ieri al convegno “La fragile bellezza” di Assisi: «Come ripete papa Francesco, siamo tutti impegnati insieme per la salvaguardia della natura. Dobbiamo cominciare a vedere le cose del mondo come belle e non più come utili».
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«Il mondo, la realtà che ci circonda, la natura ha un messaggio bellissimo per tutti noi e tutti, come ripete papa Francesco, siamo impegnati insieme per la sua salvaguardia». Víctor Manuel Fernández, rettore dell’Università Cattolica di Buenos Aires, ci tiene particolarmente a sottolineare lo stretto legame fra bellezza, salvaguardia dell’ambiente e di ogni singolo essere umano col pontificato di papa Bergoglio. Del teologo argentino è fra l’altro da poco uscito dalla Emi il volume  Il progetto di Francesco. Dove vuole portare la Chiesa, scritto assieme al giornalista Paolo Rodari. Abbiamo incontrato Fernández ad Assisi sul sagrato della Basilica Superiore, prima del suo intervento al convegno sulla 'Fragile bellezza'. Un nesso di relazione divina fra la natura e l’uomo che abbiamo dimenticato. «Ma la realtà esce sempre da se stessa, i fiumi scorrono, il fumo sale verso l’alto, ogni cosa cerca di mettersi in relazione. Noi esseri umani non possiamo essere felici, pienamente compiuti se non usciamo da noi stessi per incontrare gli altri. Invece il mondo ci invita a chiuderci nel privato, a cercare gli altri e usarli per le nostre esigenze, per il nostro piacere. Ma ogni creatura canta nella sua semplicità un inno a Dio e quando una creatura sparisce si perde con lei anche quel canto, che i nostri figli non potranno più ascoltare». Cosa significa parlare di bellezza ad Assisi? «Quello di bellezza è un concetto filosofico del quale si può parlare all’infinito. Qui la intendiamo in senso francescano, che è poi il pensiero di questo Papa. Il problema è che dobbiamo cominciare a guardare e a concepire le cose del mondo come belle e non più come utili e quindi suscettibili di essere sfruttate. Se le vedo come belle il loro messaggio per la mia vita mi porta ad avere con esse un atteggiamento di comunione». Un po’ come guardare agli uomini in quanto immagine di Dio? «Sì. Ma succede che spesso il concetto di uomo fatto a immagine di Dio è stato compreso male, cioè come partecipazione al potere di Dio sul mondo. Come via libera per usare tutte le cose in funzione dei nostri bisogni e desideri. Invece l’immagine di Dio è partecipare alla capacità di comunione che è in Dio, così come succede per la Trinità. Essere fatti a immagine di Dio ci invita a uscire da noi stessi per incontrare gli altri, mettersi con loro in relazione replicando la comunione trinitaria. Questo cambia alla radice il concetto di bellezza e di salvaguardia dell’ambiente». Nel brano della prima lettera ai Corinzi della liturgia di oggi [ieri, ndr] Paolo dice che Gesù si è avvicinato a lui proprio perché «aborto », cioè brutto, peccatore… «Perché bellezza non può essere disgiunta da umiltà. San Francesco riesce a vedere Dio in ogni creatura perché è umile. Quell’umiltà che è nella parola 'humus', cioè quel senso di umile che ci rende fecondi come la buona terra. Questa è l’umiltà francescana. Ciò che dobbiamo perseguire per metterci nella giusta relazione col mondo». Umile come la peccatrice che versa il balsamo su Gesù… Tanto per restare alla liturgia di oggi [ieri, ndr]? «Non a caso Gesù dice ai suoi discepoli che il gesto di quella donna sarà ricordato per sempre. È l’umiltà che scopre il bello. E Gesù indica spesso ai suoi di cercare il bello in questi gesti di umiltà, come per la vedova che ha dato una sola moneta, 'ma è tutto quello che gli serve per sopravvivere'. Ecco, il Vangelo è ricco di episodi in cui Gesù invita a gustare delle cose umili, povere, semplici». Per esempio? «Quando parla della natura mostra sempre cose umili. Guardate gli uccelli dell’aria… Cinque passeri non si vendono forse per due soldi, ma nessuno di essi è dimenticato davanti a Dio… Come un seme senape che un uomo mette nel suo campo… Il seminatore passava a seminare…». Tutte cose legate alla natura? «Ecco, dobbiamo far germogliare in noi lo sguardo di Cristo per il mondo in una sorta di conversione verde: un atteggiamento di gratuità e di cura per tutto ciò che ci circonda, per l’ambiente e per gli altri, senza aspettarci nulla in cambio. Così, solo così si può godere pienamente della vita e delle cose senza essere ossessionati dalla necessità di farle proprie, di acquistarle, di sfruttarle. In questo modo dimentichiamo la nostra autoreferenzialità, scopriamo la nostra autotrascendenza e diventiamo capaci di salvaguardare l’ambiente, amare il prossimo, condividere con gli ultimi».
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