Insieme a Carmine è stato uno dei “fratelloni” d’oro del canottaggio italiano. Ora Giuseppe Abbagnale, 53 anni, oro olimpico a Los Angeles 1984 e a Seul 1988 si candida alla presidenza di una delle discipline peggio uscite - per i colori azzurri - dalle Olimpiadi di Londra. «Me lo hanno chiesto tanti appassionati e addetti ai lavori a cui sta a cuore il futuro del movimento remiero nazionale: proveremo a tornare grandi come eravamo...». Lo slogan elettorale è semplice, il messaggio - indirettamente - pure. Lo sport agli sportivi, meno politica e più competenza. L’altro segnale arriva dall’equitazione. Antonella Dallari, 47 anni, modenese, una vita fra cavalli e maneggi, è appena stata eletta presidente della sua Federazione. È la prima donna a ricoprire un incarico di questo tipo nella storia dello sport italiano: un successo ottenuto a sorpresa e con numeri davvero minimi rispetto al suo rivale, Andrea Paulgross, presidente uscente, che si è fermato al 49,25% dei voti.Forse qualcosa dunque si muove nell’ingessato mondo delle poltrone federali. Londra 2012 è già un ricordo, ma è dai responsi dei Giochi che lo sport italiano riparte. Si chiude il quadrienno olimpico (mercoledì Napolitano riceverà gli atleti al Quirinale) e in queste settimane tutte le federazioni dovranno misurarsi con le elezioni, in attesa della nuova Finanziaria. Lo sport ha già subito un taglio consistente: dai 470 milioni l’anno di un tempo, agli attuali 417. Anche il Coni ha avviato la sua politica di spending review interna: ora dovrà convincere Monti che lo sport non può fare altri sacrifici, che le 28 medaglie di Londra sono un lusso e che se non si inizia davvero a sviluppare seriamente lo sport nella scuola, il futuro sarà sempre più nero.Le Federazioni dunque stanno andando al voto. La previsione è che almeno una mezza dozzina (su 45) cambino presidente: non molte, anche considerando che sono 32 quelle che hanno portato atleti ai Giochi. Perchè lo zoccolo duro resiste, la piccola casta dello sport vive di posizioni consolidate e la voglia di rinnovamento si scontra spesso con la mancanza di alternative credibili. Lo dimostra l’atletica azzurra che da Londra è tornata con un bilancio fallimentare, anche più grave dell’unica medaglia conquistata, quella del triplista Donato. Alla Fidal mancano talenti, sostanza e prospettive e l’attuale presidente, Franco Arese, in carica da 8 anni, in sede di voto troverà un rivale per la sua poltrona, Alfio Giomi, che guida una cordata che punta alla rifondazione. Decisiva potrebbe essere la posizione dei gruppi sportivi militari che nell’atletica contano molto: è quasi certo che il prossimo vicepresidente federale avrà le stellette sulla divisa.Anche i tempi sono importanti. Lo stesso presidente del Coni, Gianni Petrucci, in scadenza di mandato, è stato chiaro: vuole che le Federazioni votino in fretta, entro gennaio tutte le caselle devono essere riempite per accelerare anche la sua successione fissata per il 19 febbraio, tre mesi prima del consueto, quando ci sarà l’assemblea elettiva del Coni. «Cosa mi aspetto? Serenità e tranquillità - ha ribadito Petrucci in questi giorni -. Si dice di noi che ci sono sempre le stesse facce, ma vedo in giro che la faccia di tutti è sempre la stessa. Io sono per l’usato sicuro nelle mie scelte: prima di tutto serve competenza per guidare lo sport...».Quella che - almeno per anzianità di servizio - non manca ad Angelo Binaghi, il primo dei rieletti. Candidato unico a presiedere la Federtennis (particolare che dice molto), la scorsa settimana è stato riconfermato con il 94% delle preferenze. I risultati parlano per lui: il tennis maschile azzurro in realtà è molto debole in ambito internazionale, ma le donne in questi anni hanno fatto cose splendide. E Binaghi può anche vantare che la sua è l’unica federazione ad avere un canale televisivo tematico di proprietà (Supertennis, canale 64 del digitale terrestre), privilegio invidiato da molti colleghi.Il clamoroso tracollo olimpico della Pellegrini e compagnia non dovrebbe invece comunque impedire la rielezione del senatore Pdl, Paolo Barelli, alla presidenza del nuoto azzurro. Un nome, il suo, evidentemente molto considerato anche fuori dai nostri confini visto che dovrebbe diventare responsabile anche della Federazione nuoto europea. Si voterà il 14 ottobre a Riccione e Barelli si troverà ad affrontare l’avvocato Giorgio Quadri, ex nuotatore, legato all’Aniene, che mai si è occupato di piscine o di attività natatoria, sceso in campo ufficialmente ieri: «Mi candido con grande voglia e passione perchè credo sia doveroso un ricambio. Non può essere sempre la stessa storia, dobbiamo cambiare il sistema - spiega Quadri -. La mia iniziativa nasce da un malcontento che esiste in questo settore, da troppo tempo monocorde, in cui non cambia mai nulla».Oggi intanto toccherà al rugby: dopo 16 anni di reggenza, Giancarlo Dondi lascia la poltrona. In corsa per sostituirlo ci sono Gianni Amore, Amerino Zatta e Alfredo Gavazzi, con quest’ultimo (appoggiato da Dondi) che parte favorito dai pronostici. Lunedì 24 sarà la volta della Federazione Golf, disciplina da ricchi che sta tentando di non essere relegata solo ai circoli esclusivi, ma che ancora non è certo diventata per tutti. Anche qui Franco Chimenti succederà sicuramente a se stesso, essendo candidato unico.Magmatica, ma dal finale scontato, la situazione del calcio che voterà il 17 dicembre: Giancarlo Abete ufficialmente non si è ancora ricandidato ma sarà ancora lui il capo del pallone italiano nel prossimo quadriennio. Nessuno si presenterà come suo avversario: le alternative praticamente non esistono, o stanno già molto comode sulle poltrone delle leghe. Carlo Tavecchio verrà riconfermato a capo dei Dilettanti, Mario Macalli alla Lega Pro, mentre l’attuale reggente di quella di Serie A, Maurizio Beretta, potrebbe essere sostituito dall’ex amministratore delegato dell’Inter, Ernesto Paolillo. Nel frattempo il Coni ha nominato il professor Giulio Napolitano, figlio del presidente della Repubblica, quale commissario ad acta per definire le regole necessarie per arrivare all’assemblea elettiva.Già chiaro anche il futuro del basket, con Petrucci che prenderà il posto di Dino Meneghin. L’attuale presidente del Coni - e sindaco di San Felice Circeo - tornerà così al suo primo amore (ha già guidato la pallacanestro dal 1992 al 1998), non prima di aver agevolato l’elezione al soglio più alto dello sport italiano del suo “delfino”, Raffaele Pagnozzi.L’attuale segretario generale del Coni ha offerto a Luca Pancalli (numero uno della Federazione paralimpica) il ruolo di vice, e gode dell’appoggio di quasi tutti i presidenti federali uscenti. Difficile che le elezioni in corso cambino gli equilibri, anche se l’unico candidato che si oppone a Pagnozzi, il presidente della Canottieri Aniene, Giovanni Malagò ha grandi amicizie politiche.