Il libro è in crisi? Le vendite arrancano? Torino risponde con la soluzione sette per cento. Anzi, con il
Salone sette per cento. Siamo in zona Borgo Dora, a due passi dalla sede del Sermig. Qui, negli edifici del vecchio Arsenale, si è da poco trasferita la Scuola Holden, creatura prediletta dello scrittore
Alessandro Baricco e marchio di sicuro richiamo per quanto riguarda l’intrapresa culturale in stile piemontese. Si tratta di un ambiente inconsueto per la conferenza stampa del Salone internazionale del libro, che si svolgerà al Lingotto nei giorni dall’8 al 12 maggio: pareti in mattoni a vista, gradinate con sedute multicolore, qualche immagine che richiama con discrezione l’arte di strada. Il direttore della kermesse,
Ernesto Ferrero, è nondimeno a suo agio. È proprio lui a registrare la suggestiva coincidenza: «Nel 2013 – spiega – i consumi culturali degli italiani hanno registrato una flessione del 7%. Ma nella scorsa edizione il pubblico del Salone è cresciuto esattamente nella stessa percentuale, sfiorando le 350mila presenze. Quest’anno ci proponiamo di fare meglio, si capisce». I segnali, in effetti, sono promettenti. Il presidente della Fondazione alla quale il Salone fa capo, Rolando Picchioni, parla addirittura di appuntamento «straordinario», a partire dalla scelta del tema che sarà sviluppato negli incontri del cartellone ufficiale. Il bene, niente di meno, declinato in tutte le sue sfumature, dalla bioetica al culto del lavoro “ben fatto” (concetto caro a due einaudiani di stretta osservanza come Primo Levi e Italo Calvino), dalla riflessione sui cosiddetti “beni comuni” fino all’elaborazione teologica, che quest’anno guadagna grande spazio. Il Paese ospite d’onore è la Città del Vaticano e la circostanza ha portato, tra l’altro, a varare un nuovo spazio, la Sala Bianca, deputata a ospitare gli incontri di argomento religioso. Nell’imponente stand del Vaticano, sovrastato da una cupola di libri ispirata al progetto originale del Bramante per San Pietro, si respira il clima del pontificato di Francesco, ma gli accordi per la partecipazione della Santa Sede erano già stati avviati quando il Papa era Benedetto XVI. A tenere banco sarà la Libreria Editrice Vaticana, il cui direttore don Giuseppe Costa rivendica, a buon diritto, il ruolo svolto dal cristianesimo nel- la costruzione dell’umanesimo rinascimentale. Dalla Biblioteca Apostolica Vaticana – che di quella stagione fu una delle fucine più vivaci – arriveranno a Torino i codici della
Commedia dantesca illustrati da Botticelli e diversi documenti relativi al rapporto tra i Papi e il Piemonte, quasi a stabilire una linea di continuità con un’altra delle innovazioni del Salone 2014. Nei giorni della manifestazione, infatti, un intero padiglione del Lingotto si trasformerà in quella che lo scrittore ed ex libraio Giuseppe Culicchia ha voluto trasformare nell’Officina dell’editoria di progetto: un laboratorio in cui le sigle indipendenti (realtà sempre piccole e a volte decisamente piccolissime) potranno mettere a confronto le loro esperienze, accomunate dalla cura artigianale per l’oggetto libro. Che rimane al centro delle attenzioni del direttore Ferrero, poco incline a entusiasmarsi per le prospettive della letteratura in versione
social network («Tutti chiedono ascolto e nessuno ascolta gli altri», lamenta). Questo non impedisce che il Salone riservi agli sviluppi del digitale un’area in cui sfileranno le dieci migliori
start up del settore, tra le quali figura un’applicazione lituana concepita per rendere più facile l’apprendimento delle lingue. Tornerà utile nel 2015, quando il Paese ospite sarà la Germania, con tanto di delegazione della Buchmesse di Francoforte attesa al Lingotto per istituire un gemellaggio ideale sì, ma comunque prestigioso. Concentriamoci intanto sull’edizione ormai imminente. Anche quest’anno ci sarà una regione italiana sotto i riflettori e sarà il Veneto, scelto in modo da rafforzare gli eventi, peraltro numerosi, in cui sarà rievocato il centenario della Grande Guerra. Tra le iniziative che faranno discutere si segnala un ciclo di incontri sulle culture della destra, mentre il
parterre degli ospiti stranieri comprende, tra gli altri, il fotografo Fernando Savater, il fotoreporter Steve McCurry e il pianista Alfred Brendel. La madrina, invece, è italiana, benché di ascendenza mitteleuropea: Susanna Tamaro, proprio lei. Per festeggiare i vent’anni di
Va’ dove ti porta il cuore offre una testimonianza sulla necessità del bene. In letteratura, certo. E anche nella vita.