Renzi a "Porta a Porta", sullo sfondo Berlusconi (Ansa, Ettore Ferrari)
Ancora l’immigrazione e i tragici fatti di Macerata a tenere banco nell’infuocato clima di campagna elettorale. Il centrodestra, portatore di una linea restrittiva sugli ingressi, si riposiziona rifiutando l’immagine di istigatore della violenza anti immigrati accreditata da ampi settori della sinistra. Un clima di scontro che induce anche Matteo Renzi, dopo Silvio Berlusconi, a iscriversi al "partito" del no alle larghe intese.
LO SCONTRO SULL’IMMIGRAZIONE
«Quando hai il 40 per cento della popolazione carceraria composto da immigrati, allora rischi di creare lo scontro sociale, che per me qualcuno ha voluto», dice Matteo Salvini, ributtando la palla nel campo avverso. «Noi invece lo disinneschiamo», aggiunge. Ma fra gli alleati Maurizio Lupi, di “Noi con l’Italia” lo invita a «non alimentare la rabbia, alla quale va data risposta». Il tema è al centro della riflessione anche per M5S. «Finché la crisi libica non è risolta l’Unione europea non può pensare che l’Italia sia un porto chiuso o il campo profughi della Ue».
«Orgoglioso di aver salvato vite in mare» si dice invece Matteo Renzi. «Avrò perso un punto percentuale, ma questo mi consente di guardare i miei figli negli occhi senza vergognarmi», afferma il segretario del Pd in relazione ai fatti di Macerata. «Non ci abbasseremo nella lotta col fango di chi vuol lucrare mezzo punto di sondaggio sfruttando l’odio e l’inquietudine». E apre alla proposta di togliere dalla Costituzione la parola razza, per l’uso strumentale che se ne fa, certamente non in linea con la volontà dei Costituenti. Il radicale Riccardo Magi, per la lista +Europa auspica che venga rilasciato un permesso umanitario ai feriti di Macerata. Mentre Beatrice Lorenzin, per Civica Popolare, risponde all’appello di Sergio Mattarella sul “senso di comunità”. «Non cedere ai sentimenti di odio e occuparsi di rispondere ai problemi», la ricetta che propone. Mentre per Liberi e Uguali interviene Pietro Grasso in difesa della presidente della Camera oggetto di attacchi cruenti sul Web. «Gli attacchi a Laura Boldrini sono da esecrare. Dimostrano l'impegno che c'è stato da parte sua e di Liberi e Uguali su questi temi».
TUTTI PER L’EUROPA
E ora anche le forze più anti-europee ci tengono a dare un’immagine rassicurante, un po’ a fini interni, un po’ – probabilmente – a beneficio delle grandi cancellerie europee che guardano al voto italiano con preoccupazione. «La Ue la casa naturale del nostro Paese e anche di M5S», dice Luigi di Maio, nel corso di un intervento a tutto campo alla Link University nel quale si è soffermato molto sulla politica estera. Promette una «guida moderata» per la Farnesina, in caso di vittoria, e una conferenza di pace a Roma sulla Libia. Parla anche di Nato «Vogliamo restare ma con un nuovo indirizzo», dice, mostrando «perplessità» per oneri come quello di contribuire con il due pare cento. Lo «preoccupa» la missione in Niger, e promette, in tema di missioni: «Via il contingente italiano dall’Afghanistan».
Ma sull’Europa arriva ai massimi livelli una “promozione” per Salvini. Il presidente del Parlamentto di Strasburgo Antonio Tajani vede la posizione del leader della Lega «non contraria all’Europa. La sua – prosegue – è una posizione legittima, critico verso l’Europa attuale». E vede, anzi, «un maggior coinvolgimento del suo partito nelle scelte dell’Europa. Salvini in questa ultima fase – conclude – non ha mai detto che bisogna uscire dall’euro».
IN FUGA DALLE LARGHE INTESE
Dopo Silvio Berlusconi anche Matteo Renzi smentisce disponibilità a larghe intese dopo il voto. «La penso esattamente come Berlusconi, se non ci sono i numeri si torni a votare. Il Pd – avverte – con gli estremisti non governerà mai», ma a ben vedere sembra riferirsi soprattutto alle posizioni della Lega su euro e immigrazione.