«Tutti hanno diritto alla cultura bella! Specie i più poveri e gli ultimi, che ne debbono godere come dono di Dio». È uno dei passaggi salienti del discorso che papa Francesco oggi ha consegnato ai partecipanti all’udienza ad Amei, l’Associazione Musei Ecclesiastici Italiani. Un discorso conciso ma articolato che può rappresentare un programma di “politica culturale” per le Chiese locali. Francesco ricorda come già nella Laudato si’ ha osservato che «il patrimonio storico, artistico e culturale... è parte dell’identità comune di un luogo e base per costruire una città abitabile».
La cultura come habitat umano, «intesa non solo come i monumenti del passato, ma specialmente nel suo senso vivo, dinamico e partecipativo. Per questo è fondamentale che il museo intrattenga relazioni con il territorio in cui è inserito, collaborando con le altre istituzioni analoghe. Si tratta di aiutare le persone a vivere insieme, a vivere bene insieme, a collaborare insieme. I musei ecclesiastici per loro natura sono chiamati a favorire l’incontro e il dialogo nella comunità territoriale».
I musei dunque come «spazi aperti di relazione, luoghi di vicinanza e occasioni per creare comunità». Strumenti quanto mai attuali per la missione della Chiesa: «I musei in cui operate – prosegue Francesco – rappresentano il volto della Chiesa, la sua fecondità artistica e artigianale, la sua vocazione a comunicare un messaggio che è Buona Notizia. Un messaggio non per pochi eletti ma per tutti». La cultura come carità non è dunque un lusso o una forma volontaristica legata allo sforzo di singoli appassionati: «Tutti hanno diritto a una cultura bella!»
Papa Francesco dedica infine un importante passaggio al tema della contemporaneità. «Molti di voi si dedicano al dialogo con gli artisti contemporanei... È un lavoro di sapienza e di apertura, non sempre apprezzato: è un lavoro “di frontiera”», che il papa definisce «indispensabile». L’arte contemporanea, osserva Francesco, «recepisce i linguaggi a cui specialmente i giovani sono abituati. Non può mancare questa espressione e sensibilità nei vostri musei, attraverso la sapiente ricerca delle motivazioni, dei contenuti e delle relazioni. Nuove persone si possono avvicinare anche all’arte contemporanea sacra, che può essere luogo di importante di confronto e di dialogo con la cultura di oggi».
È un discorso che dà ulteriore slancio alla linea da alcuni anni avviata da Amei sotto il profilo della formazione e della programmazione, con la spinta ai musei associati (per la maggioranza diocesani, ma ci sono musei di natura istituzionale e tipologia varie) ad aprirsi come di luogo di confronto ma a diventare presenza attiva nella società. «Stiamo vivendo tempi difficili e il disorientamento è grande – ha detto nelle parole di saluto e ringraziamento Domenica Primerano, presidente di Amei – Morte, violenza, guerra, terrorismo, razzismo, intolleranza, egoismo, odio, sfiducia, paura sono le parole che oggi ricorrono più spesso. Di fronte a tutto questo anche un museo deve fare la sua parte. Noi ci proviamo. Ma abbiamo bisogno del sostegno convinto della Chiesa, che il Suo pontificato sta profondamente cambiando».