giovedì 18 maggio 2017
A colloquio con il celebre attore 79enne Ugo Pagliai che racconta Pistoia, sua città natale. «Siamo persone che non sfoggiano mai grandeur nonostante gli innumerevoli tesori e talenti»
L'attore Ugo Pagliai

L'attore Ugo Pagliai

COMMENTA E CONDIVIDI

Torna spesso nella sua città per respirare le atmosfere di quando era bambino e andare a trovare i parenti. Ugo Pagliai, 79 anni, un fuoriclasse del teatro italiano, volto popolarissimo negli anni Settanta per aver interpretato in televisione sceneggiati di successo come Il segno del comando, è un pistoiese doc. «Vengo da una famiglia proletaria, sono nato nel 1937 in via Erbosa, allora periferia, ma siccome la nostra casa era troppo stretta – racconta l'attore – ci trasferimmo in via Caduti del Lavoro, alle Casermette, un suburbio a nord della città: sin da ragazzo però ho frequentato assiduamente il centro di Pistoia, attratto dall'arte e dalla cultura che quelle pietre promanano».

È lì che è nata la sua passione per il teatro?

«Sì, mi sono formato sul palcoscenico del Provinciale, oggi Piccolo Teatro Mauro Bolognini (anche il regista di Per le antiche scale era pistoiese, ndr), una sala comunale ricavata in un palazzo settecentesco di via del Presto, il mio primo spettacolo l'ho interpretato su quelle tavole a 16 anni, era una commedia e si intitolava Marina. Facevo parte di una filodrammatica fondata da un dentista appassionato di teatro, Fabrizio Rafanelli, l'Accademia Pistoiese del Ceppo, oggi un Centro culturale. Vinsi il Premio di drammaturgia Vallecorsi e fui notato dal critico della “Nazione”, Buccolini... Ma l'amore per il teatro ce l'avevo dentro sin da bambino quando in casa mi divertivo a vestire gli stracci e a interpretare davanti allo specchio i personaggi dei fumetti. Al Provinciale ho visto recitare Renzo Ricci, Eva Magni e Giancarlo Sbragia.... rimasi esterrefatto, mi venivano i brividi. È grazie a loro che ho deciso di fare l'attore».

Come è proseguita poi la sua carriera?

«Dopo varie esperienze nei teatri del pistoiese e di Firenze, incoraggiato dal dottor Rafanelli che credeva nel mio talento, a diciotto anni sono andato a Roma per iscrivermi all'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico, i miei erano poveri, mi sono mantenuto con una borsa di studio. Le occasioni di lavoro sono arrivate subito: teatro, cinema, televisione...». Quali luoghi di Pistoia ricorda con più affetto?«Piazza della Sala, nel cuore della città. Lì ho una piccola mansarda come punto di appoggio quando torno. È un luogo vivo, anche di notte, con la movida, che però è sempre dentro le regole. E poi il Duomo e il Battistero, meravigliosi... Peccato che non siano conosciuti come meritano. Però adesso Pistoia è Capitale italiana della cultura»

Parteciperà ai festeggiamenti della Capitale della cultura?

«Mi hanno chiamato a interpretare un melologo, Il Vangelo secondo Giuda, un testo di Stefano Massini, potentissimo, struggente, profondo. È in programma il 18 giugno proprio nel luogo del mio debutto, il Piccolo Teatro Bolognini».

Frequenta dei locali quando viene in città?

«Pranzo spesso all'osteria BotteGaia, in via del Lastrone, sotto casa mia: è uno dei tanti ristoranti di Pistoia dove si possono assaporare i piatti della cucina povera toscana presentata con soluzioni innovative. Ma mi piace soprattutto fare una passeggiata in via degli Orafi, accarezzare i muri di pietra dei palazzi e delle chiese. Ho molti amici tra cui il grande fotografo Aurelio Amendola che vado a trovare nel suo studio di via degli Imbarcati».

Si dice che i pistoiesi hanno un carattere un po' chiuso. È vero?

«Sì, ma sono persone che non sfoggiano mai grandeur nonostante il retroterra culturale, gli innumerevoli talenti per l'arte. Marino Marini è, giustamente, l'esempio più eclatante ma sa quanti pittori, scultori, poeti sono fioriti in questo “fazzoletto” di terra? Anche gente comune che ha coltivato per tutta la vita un hobby, perché in ogni famiglia pistoiese c'è un artista: bancari che scrivono poesie, impiegati che dipingono.... Sono persone umili che rendono viva la cultura di questo posto dove la bellezza non sta soltanto nelle antiche pietre».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI