Robert Marchand, 105 anni, a gennaio in un velodromo parigino ha percorso 92 giri di pista stabilendo il nuovo record dell'ora di categoria con 22,547 km
«Conosco la mia età, posso dichiararla, ma non ci credo», scrive nel saggio Il tempo senza età. La vecchiaia non esiste (Cortina) l’antropologo francese Marc Augé. Eppure i numeri hanno ancora un significato. Alla terza e la quarta età, comprese tra i 60 e i 75 anni e tra i 75 e i 90, si è aggiunta la quinta: oltre i 90 anni. Una fascia nata dall’invito di studiosi e Premi Nobel ad aggiornare la classificazione della vita. Se il calo delle nascite è un problema serio per la società occidentale, lo sviluppo della scienza ha portato l’Italia al primato della longevità mondiale, subito dietro al Giappone. Merito anche del clima e della dieta mediterranea ma disabituiamoci all’immagine, quasi museale, dei vecchi seduti sulla porta di casa di un paesino sardo con lo sguardo fisso sui passanti. Nelle loro vite è arrivato, più che il soffio, il vento dello sport. Provate a entrare in una qualsiasi palestra al mattino. Se fino all’altro ieri si vedevano solo lavoratori turnisti, oggi gruppi di pensionati partecipano a corsi di pilates, stretching, body balance, zumba gold, guidati da una nuova figura professionale come l’istruttore di fitness per anziani. Poi, come per tutte le regole, ci sono le eccezioni che la confermano. L’ultima in ordine di tempo porta il nome del maratoneta israeliano Shaul Ladany: il 2 aprile ha festeggiato i suoi 81 anni marciando. Scampato al campo di concentramento di Bergen Belsen e all’attentato terroristico di Monaco ’72, lo ha fatto per 81 km, in 14 ore e 7 minuti, seguendo il suo motto: «Sopravvivere è un caso, rivivere una scelta».
Pino Auber, triestino di 80 anni, occhi azzurri come il mare, è diventato persino testimonial dell’azienda farmaceutica inglese Merck produttrice di integratori alimentari. Alla registrazione dello spot ha partecipato non giocando a bocce, ma tuffandosi per ore con un carpiato dalla piattaforma dieci metri. «Mi dà la forza di vivere - ha detto Auber, che ha iniziato coi tuffi solo a 57 anni - , di gioire della vita». Giuseppe Ottaviani, 100 anni, marchigiano, a febbraio ha migliorato il record mondiale di salto in lungo, che lui stesso deteneva, con la misura di 1 metro e 16 centimetri. Ex sarto, era andato in pensione a 70 anni: «Mi annoiavo. Un giorno vidi degli amici molto più giovani che si allenavano al campo di atletica. Mi son ricordato di quando facevo sport da ragazzo, e di quanto stessi bene. Così ho pensato di riprendere ». Al tennis club Vomero è iscritto il napoletano Luigi Gagliani, “il Capitano”, 94 primavere e non sentirle: «Gioco a tennis perché è un legame con la vita»; un coetaneo del riminese Mario De Giampietro, plurimedagliato ai Mondiali master di nuoto che si beve in un sorso 40 vasche quattro volte a settimana.
E se in Italia il portieredottore Lamberto Boranga continua a parare a 74 anni e a stabilire record di salto in lungo e in alto, in Argentina si è da poco ritirato dai campi di calcio l’82enne collega tra i pali Tano Zunino, un personaggio degno della penna del massimo scriba di fútbol, il connazionale Osvaldo Soriano. Arrivato fino alla serie C, Tano rinunciò a una carriera brillante preferendo «l’amore per mia moglie al pallone» ha dichiarato di recente nel fatidico giorno in cui ha appeso i guanti e le scarpe al chiodo. Il francese Robert Marchand, 105 anni, ha subìto la Prima guerra mondiale, è stato prigioniero dei nazisti durante la Seconda e a gennaio in un velodromo parigino ha percorso novantadue giri di pista realizzando il nuovo record dell’ora di categoria (creata apposta per lui) con 22,547 chilometri. Sceso di sella ha ironizzato: «Se ne avessi fatti di più mi avrebbero accusato di doping!». E vogliamo parlare del signor Kowalski? Il 106enne polacco Stanislaw Kowalski getta anche il peso e lancia il disco a distanze che per la sua età possono essere considerate siderali: detiene il record mondiale dei 100 metri (34’’50) conteso dal pari età giapponese Hidekichi Miyazaki, che rilancia: «Non ho alcuna intenzione di ritirarmi. Devo continuare ancora per qualche anno». Ed Whitlock, londinese di 86 anni, ha terminato la corsa della sua vita a causa di un cancro il 13 marzo ma a ottobre 2016 aveva battuto il record mondiale di maratona correndo sotto le 4 ore. «Sono fermamente convinto - aveva chiosato con tipico sense of humor - che le persone possano spingersi molto al di là di ciò che credono di poter fare. Devi solo essere sufficientemente idiota per provarci… ». Che l’elisir di lunga vita sia non prendersi troppo sul serio?