domenica 23 ottobre 2022
Gli attivisti iraniani chiedono alla Fifa di escludere la loro Nazionale dal torneo iridato Un’ipotesi remota quanto la possibilità che vengano ripescati gli azzurri in virtù del ranking
Doha, capitale del Qatar, dove si svolgeranno i prossimi Mondiali

Doha, capitale del Qatar, dove si svolgeranno i prossimi Mondiali - Epa

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Per favore, basta. L’Italia ripescata agli imminenti Mondiali in Qatar rimarrà, almeno da regolamento, una pia illusione. Nemmeno troppo “pia” per la verità visto che ogni volta che se ne parla si riapre la “ferita” della mancata qualificazione della Nazionale alla Coppa del Mondo. Era già successo di recente con l’Ecuador: una presunta falsificazione dei documenti aveva suscitato la possibilità dell’esclusione del paese sudamericano. Un caso poi archiviato ma anche allora si scatenò il tam-tam sul Web del possibile ripescaggio degli azzurri, campioni d’Europa in carica, in base al miglior ranking tra le nazionali non qualificate. Ora però che già stavamo mettendo a punto un piano anti-depressivo per non soffrire troppo dal 20 novembre al 18 dicembre (il tempo della rassegna iridata in Qatar) si apre di nuovo il vaso delle illusioni con la questione Iran. Il paese asiatico è nella morsa delle proteste contro il regime della Repubblica islamica in seguito alla morte della 22enne Mahsa Amini. La repressione è particolarmente cruenta e un gruppo di 149 attivisti iraniani, ricordando le prese di posizione di tanti sportivi, ha fatto una richiesta formale alla Fifa di esclusione del proprio Paese da Qatar 2022. «La brutalità e la belligeranza dell’Iran nei confronti del proprio popolo - è scritto nella lettera - ha raggiunto un punto critico richiedendo un dissociarsi fermo e inequivocabile da mondo dello sport e del calcio. Alle donne è impedito di entrare negli stadi all’interno del paese e sono sistematicamente escluse dall’ecosistema calcistico del-l’Iran, fatto in netto contrasto con i valori e gli statuti della Fifa».

In particolare gli attivisti puntano il dito sul fatto che nel paese degli ayatollah venga ancora impedito l’accesso delle donne agli impianti sportivi. Se infatti a fine agosto, dopo 40 anni, è caduto formalmente il divieto per le donne iraniane di entrare allo stadio, i firmatari del documento denunciano che il loro ingresso non è consentito in tutti gli impianti del Paese o osteggiato in ogni modo. E la lettera fa presente che oltre alle donne, il governo iraniano ha anche soffocato le voci di diversi atleti. Giocatori della nazionale come Hossein Mahini, Aref Gholami e gli ex giocatori di spicco come Ali Karimi e Ali Daei, sono stati oggetto di prigionia, molestie o minacce. «È tempo che la Fifa agisca. Quando è troppo è troppo» è la richiesta accorata. Certo, il massimo governo del pallone mondiale non interviene negli affari interni degli Stati, ma gli attivisti fanno leva sulla compiacenza della federcalcio iraniana alle direttive del regime. Siamo dunque - fanno notare davanti a una violazione dell’articolo 19 dello statuto Fifa che prevede l’assoluta indipendenza delle federazioni dai governi. Violazione che in passato ha portato più volte alla sospensione di vari Paesi, come il Kuwait, l’India o lo stesso Iran. Le pressioni sulla Fifa aumentano, ma sembra abbastanza improbabile e persino paradossale un intervento della stessa organizzazione che ha avallato e difenda il Mondiale in Qatar. Lo Stato arabo non brilla certo per rispetto dei diritti umani, tutt’altro. E nonostante le denunce delle organizzazioni umanitarie la Fifa ha chiuso occhi e orecchie. Difficile allora che li riapra ora con l’Iran correndo il rischio di riattivare le proteste anti Qatar.

Se dunque appare davvero remota l’esclusione della nazionale iraniana, ancor meno possibilità ci sono per il ripescaggio dell’Italia. È vero che il regolamento della Coppa del Mondo, al paragrafo 6 dell’articolo 5, lascia aperta ogni interpretazione: «La Fifa deciderà sulla questione a sua esclusiva discrezione e intraprenderà qualsiasi azione si ritenga necessaria». Ma lo stesso regolamento poi specifica più avanti che nel caso di esclusione di una selezione, non si guarderebbe al ranking Fifa (che premierebbe gli azzurri) ma verrebbe scelta una rappresentativa della stessa confederazione di quella esclusa. Il posto, dunque, sarebbe assegnato agli Emirati Arabi, eliminati dall’Australia nei playoff. Fine dei tormentoni? Niente affatto perché sono riprese insistenti le voci (soprattutto sui social) che vorrebbero l’Italia ripescata e Infantino (presidente Fifa) che annuncia oggi l’esclusione dell’Iran. La speranza è l’ultima a morire. “ Spes ultima dea” dicevano i latini con riferimento al mito greco di Speranza, l’ultima divinità rimasta a consolare gli uomini. Ma non bisogna nemmeno esagerare. Altrimenti “mitica” rimarrà solo l’ennesima illusione.

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