Le sue terre ci vennero donate otto millenni fa dal dissolversi di un grande ghiacciaio, Virgilio lo cantò all’aurora della pienezza dei tempi, nel 1984 fu riconosciuto dalla Regione area protetta. Il Parco del Mincio (www.parcodelmincio.it) accompagna il fiume che corre lento per 73 chilometri, si estende dal basso Garda al Po, abbraccia 13 Comuni. Ed eccolo nel fiore dei suoi 30 anni, pronto a svelarsi davanti a grandi e piccoli, scuole e parrocchie, ecoturisti e semplici amanti della natura. Pedali nel “parco periurbano” che segue le sponde dei laghi di Mantova, e il crepitio delle ruote che cercan sicurezza nel terreno si confonde con lo spirare del vento tra i rami di salici, pioppi, cerri e ontani. Ti fermi: ecco i prati stabili del Grana padano. Nessuno li ara, nessuno li semina: per perpetuare la magia dei Gonzaga a cui alcuni ancora risalgono basta quel sottile velo d’acqua che sgorga dall’antica sapienza contadina. Poi riparti, ti guardi intorno, e scopri uno scrigno di biodiversità: dal più piccolo insetto alle cicogne del centro reintroduzione delle Bertone, dal pesciolino che spunta dall’acqua al cigno che la solca con nobile incedere. Che quelle terre siano un piccolo Eden, lo scopre ogni visitatore. Ma se n’è accorta perfino la Commissione europea, a tal punto da elevare ufficialmente la riserva naturale 'Valli del Mincio' e i borghi rivieraschi di Rivalta (Rodigo), Grazie (Curtatone) e Soave (Porto Mantovano) a “European destinations of excellence”. Da qui l’acronimo di destinazione turistica “Eden”. L’unica in un parco di Lombardia. Ne assapori le tipicità: nell’alto Mincio, il pane raffermo si trasforma nei “capunsei”, per alcuni antico retaggio dei canederli importati da antichi emigranti tirolesi. Ma tra i cibi del luogo compare anche la “torta di San Biagio”, che dà lustro – e gusto – ai colli di Cavriana. E poi ancora il tortellino (lì “agnolino”), senza dimenticare i risotti nelle loro multiformi varianti mantovane. Non importa quale scegli, l’importante è accompagnarla a un buon Lambrusco della zona. Che attenzione, col suo rosso intenso è ben diverso dal “cugino” emiliano. Quattro linee immaginarie uniscono Mantova ai territori veneti di Peschiera, Legnago e Verona: sono le “fortezze del Quadrilatero”, il sistema difensivo ideato dal temutissimo generale Radetzky. Ed ecco di nuovo il fiume, con la sua portata regolare, con il suo elevato potenziale difensivo. Non è un caso se il suo corso è punteggiato da rocche e castelli, sorte ben prima del nostro Risorgimento. E non a caso il Parco, nello scorso settembre, ha presentato “Il Mincio e la guerra”: un nuovo percorso turistico alla scoperta di vestigia militari, veri e propri monumenti all’ingegno dell’uomo. Si accompagna a un altro itinerario, quello archeologico: due strumenti privilegiati per scoprire l’eterno legame uomo-natura. Valgono 8,8 milioni di euro le opere condensate in “Terre del Mincio dal Garda al Po” (www.terredelmincio.it), il piano integrato d’area di cui il Parco è capofila. Ventidue opere pubbliche e attività di promozione turistica e comunicazione caratterizzano il progetto cofinanziato dai fondi europei di sviluppo regionale. Tra le prime, anche il restauro della concattedrale di Sant’Andrea: la basilica che custodisce le reliquie del sangue di Cristo. E sono numerosi i primati del Parco. Le acque virgiliane, tra le prime in Europa a essere bacinizzate (nel 1190), formano tutt’oggi le Valli del Mincio: la zona umida interna più estesa d’Italia, un habitat leader per densità di falchi da palude e per nidificazione di aironi e cigni. Nel bosco giardino delle Bertone, a Goito, affonda le radici il Ginkgo Biloba più alto del Paese (44 metri). Nel bosco Fontana, invece, sorge il maggior centro studi del cervo volante (un coleottero). Senza dimenticare la distesa di fiori di loto sul Lago superiore: quell’estivo angolo di Oriente, in Europa insidiato da ben pochi rivali, lascia a bocca aperta turisti da tutto il mondo. Infine la ciclabile, 40 chilometri che dalle colline moreniche di Peschiera del Garda conducono a Mantova. E’ la più frequentata d’Italia, e chi ne suda la fatica guadagna un emozionante privilegio: scorgere da lontano il profilo della città ducale. E contemplarne torri, cupole e campanili mentre si specchiano nelle acque dei Laghi. Vedi la fotogallery
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