giovedì 10 maggio 2018
I due vincitori di Sanremo in gara per l'Italia col brano contro il terrorismo tradotto anche in francese, spagnolo, arabo ed ebraico. «La musica è un collante fra culture diverse»
Fabrizio Moro ed Ermal Meta rappresentano l'Italia all'Eurovision Song Contest 2018 a Lisbona

Fabrizio Moro ed Ermal Meta rappresentano l'Italia all'Eurovision Song Contest 2018 a Lisbona

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«Credo che la gente oggi abbia paura e la nostra canzone fondamentalmente è una danza contro la paura. La musica ha la capacità di farla superare perché è una forza che aggrega». Ermal Meta ad Avvenire racconta l’avventura che dalla vittoria a Sanremo lo porta insieme a Fabrizio Moro in gara all’Eurovision Song Contest 2018 con Non mi avete fatto niente , scritto con Andrea Febo, tradotto in quindici lingue. Un brano disco di platino in Italia che ha lanciato in testa alle classifiche anche il bell’album del cantautore di origini albanesi Non abbiamo armi (certificato disco d’oro) e lanciato sia il suo tour che quello del collega romano.

Meta e Moro presentano un brano contro il terrorismo in un’Europa ferita: questo ha una valenza maggiore?

«Il nostro messaggio di fronte a oltre duecento milioni di spettatori sarà che, nonostante il dolore, la vita va sempre avanti. La vita vuole vivere. E proprio per rafforzare il concetto con Fabrizio ci presentiamo senza orpelli e coreografie su un palco che a volte è molto barocco, cosa che a noi non si addice».

Che atmosfera c’è fra i cantanti di tante nazionalità diverse?

«L’ Eurofestival è molto meglio di quello che mi aspettassi. Si respira una atmosfera molto bella, internazionale, grazie all’incontro di tante culture diverse. Non dimentichiamo che questa è una manifestazione apolitica, una grande festa della musica ».

L’Europa però, è divisa su diverso i temi, fra cui le migrazioni, cui invece è dedicato il brano in gara della Francia, Mercy , tra i favoriti.

«La musica e l’arte sono sempre state il collante far le diverse persone e le diverse culture, soprattutto la musica che è universale. Lo slogan dell’Eurofestival 2018 “Tutti a bordo” si riferisce anche ai fenomeni migratori, alla capacità di accoglienza o meno dell’Europa. Si è fatto tanto, credo si possa fare ancora di più. Negli ultimi anni il Mediterraneo è diventato un vero cimitero. Io stesso sono un immigrato. Quando abbandoni la tua casa è perché c’è un motivo serio».

Le canzoni possono allora influire sulla politica?

«Non credo possano influire sulle politiche dei vari governi, ma possono ispirare le persone. E i cambiamenti arrivano sempre dal basso».

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