giovedì 18 ottobre 2018
A Pontevico l’ensemble formato dagli ospiti del servizio di salute mentale “Il Gabbiano” guidato da Davide Zubani: «Le percussioni trasmettono le loro vibrazioni interiori»
I ragazzi del laboratorio musicale “Personal Mente” ideato da Davide Zubani

I ragazzi del laboratorio musicale “Personal Mente” ideato da Davide Zubani

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Potenza della musica, dove ogni dramma è una verità. Non ce ne vorrà Lucio Dalla se il suo incipit di Caruso viene non poco cambiato. Perché stavolta senza trucco e senza mimica si può diventare se stessi. E non altri. Potenza della musica, appunto. Soprattutto se i testi sgorgano dal profondo, dai meandri di altri stati di coscienza, dagli anfratti di una memoria che aveva preso altre strade, nascondendosi e mascherandosi. Insomma, da quel profondo mare inesplorato ma esplorabile che è la propria mente. Per questo il laboratorio musicale ideato da Davide Zubani si chiama “Personal- Mente” (in collaborazione con l’associazione “Punto. A Capo”) e il gruppo che sta guidando sulle ali della riscoperta di sé si chiama “Tra le righe”, la prima realtà musicale formata dagli ospiti del servizio di salute mentale della cooperativa “Il Gabbiano” di Pontevico. E c’è aria di debutto, domani sera alle 20.30 al Teatro Le Muse, in questa vivace cittadina bresciana bagnata dal fiume Oglio dove da tre anni il musicista Davide Zubani con i propri collaboratori sta trasfor-mando un laboratorio riabilitativo musicale in una forma innovativa di comunicazione.

Il risultato? Per la prima volta verranno presentati in pubblico alcuni brani inediti degli ospiti stessi (che saranno presto pubblicati all’interno di una raccolta), in occasione del 40° anniversario della legge Basaglia, che nel 1978 rivoluzionò la filosofia e la pratica manicomiale, portando prima al ricovero volontario e, successivamente, alla chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici giudiziari. «La scintilla iniziale è la più primordiale per l’uomo – spiega Zubani –, il ritmo. Tutto comincia grazie al potere ancestrale delle percussioni, con il loro richiamo vitale. È come se facesse ripartire la volontà o, comunque, il suo potenziale stadio embrionale». Sono una quindicina gli ospiti del laboratorio musicale, ma per ora soltanto otto di loro saliranno domani sera sul palco davanti al pubblico. «Ci vuole tanto coraggio per esporsi – spiega Sara Battagliola, educatrice del centro diurno “Eureka” che fa capo al “Gabbiano” –. Mostrarsi nel contesto della salute mentale non è una cosa semplice. Soprattutto all’interno della propria comunità, della propria città. Uomini e donne che i nostri ospiti incontrano per strada, al bar o al supermercato quando escono dal nostro centro, dove ci sono poi anche degli ospiti stanziali, quelli ovviamente molto meno autonomi».

Coraggio di mostrarsi che è il frutto di un rinnovato desiderio di comunicare suscitato in molti casi proprio dalla musica. «Un momento importante dell’attività che porto avanti – precisa Zubani – è stato quando, dopo aver fatto acquisire agli ospiti le basilari competenze tecniche per suonare strumenti a percussione, ovvero la batteria scomposta, è nata l’idea di scrivere brani inediti. Abbiamo iniziato a dialogare liberandoci da timori, paure, freni proprio grazie all’immediatezza del suono e delle sue vibrazioni interiori, affrontando via via temi come l’esordio della malattia, la famiglia, il passaggio nel reparto ospedaliero, la convivenza stessa con la malattia mentale. Così, a un certo punto, abbiamo allestito in comunità protetta una stanzetta con un microfono e fatto degli incontri insieme agli ospiti. Dialogando emergevano spesso contenuti toccanti sui temi trattati e si chiedeva all’ospite se se la sentiva di registrarli». Sono proprio quelle testimonianze, quell’apertura di credito verso la vita, quel ritrovato desiderio di comunicare a se stessi e al mondo esterno, l’ossatura dei brani che domani sera risuoneranno alle Muse di Pontevico. «Mi ha sempre colpito la diversa espressività, rispetto agli altri, degli ospiti che frequentano il laboratorio musicale – interviene Anika Manenti, anch’essa educatrice di “Eureka” –. In questo tipo di malati spesso la patologia fa perdere la capacità di comunicare anche solo con lo sguardo. Invece quando escono da musica o durante le prove vedo gli ospiti più vitali e presenti. Si percepisce anzitutto un risveglio delle emozioni. A volte per loro tutto ciò è scioccante, persino destabilizzante, perché non le conoscono più. E con le emozioni riscoprono anche di avere delle abilità: è la strada verso una nuova consapevolezza». Dare tempo al tempo del recupero, della rinascita, della vita che non abbandona. Ritmo ai propri sensi, alle proprie emozioni, a una dimensione di sé che non è perduta per sempre, come la mente può far credere quando la comunicazione s’interrompe anzitutto dentro se stessi.

Potenza della musica, si diceva. «La musica è un linguaggio universale – sottolinea Zubani – in grado di cogliere e tradurre parte dell’universo di ognuno di noi. Così con alcuni ospiti a un certo punto, al microfono, i loro contenuti più profondi sono finalmente usciti e sono diventati canzoni elaborate da me in stretta collaborazione con il coordinatore responsabile Sergio Lussignoli. Dalle loro parole abbiamo tratto dei testi, su cui ho messo melodie e arrangiamenti. Testi che sono cantati da nostri operatori e suonati da musicisti con l’accompagnamento degli ospiti con parti di batteria. Sono loro comunque la guida spirituale e artistica delle canzoni». Obiettivo di questo progetto sociale e del concerto di domani sera è quello di sensibilizzare le persone su questa particolare e complessa tematica e dare soprattutto un’opportunità di integrazione o reintegrazione a coloro che devono affrontare questa difficile fase di disagio e fragilità. «Ogni storia che viene raccontata attraverso i testi è unica – sottolinea Zubani – e merita di essere condivisa con sensibilità e discrezione poiché può rappresentare un’importante chiave di lettura per conoscere e apprezzare la diversità con cui si può vedere il mondo o vivere una vita».

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