sabato 18 ottobre 2014
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Esplosione di gioia nei Sassi all’annuncio del ministro, seguito da un maxi-schermo Poi sventolano le bandiere dell’Unione e risuona l’“Inno alla gioia”. Franceschini: «Realizzeremo i progetti di tutte e sei le candidate» Da buon senese con la battuta sempre pronta, il vignettista del Corriere della Sera, Emilio Giannelli, ci aveva lasciato in estate con una sorta di motto in tasca, dopo averlo incontrato per raccontare la sua città in lizza per conquistare il titolo di Capitale europea della cultura. «Se vince Matera, resteremo tutti di sasso ». Non era per dire che la città dei Sassi non fosse la favorita nella corsa. Anzi, in molti la davano in pole position.  E Matera ha vinto. Sarà la Capitale europea della cultura nel 2019, anno in cui tocca all’Italia insieme con la Bulgaria esprimere i due capoluoghi (uno dell’Ovest e uno dell’Est) che per un anno saranno i laboratori creativi del continente. L’annuncio è stato dato ieri pomeriggio dal ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, nel Salone del dicastero di via del Collegio Romano a Roma. Procedura insolita perché sarebbe toccato al presidente della giuria, l’inglese Steve Green, svelare chi avesse conquistato la commissione designata dalla Ue e dal ministero. Si è limitato a dire che la vincitrice ha prevalso con sette voti su tredici. Fatto sta che Matera si è imposta sulle cinque avversarie: Ravenna, Siena, Perugia, Cagliari e Lecce. Forte di uno slogan che fa da filo conduttore a centoventi pagine di programma: “Aprire il futuro”. «Vogliamo abbracciare l’apertura quale strumento chiave per definire il nostro futuro collettivo», scrive nel dossier di candidatura il direttore artistico Joseph Grima, il trentasettenne architetto e scrittore britannico trapiantato in Italia. L’intento è offrire una cultura che sia «accessibile a tutti» e «disponibile al dialogo» anche in un luogo che appare come il meno adatto a capitalizzare saperi e conoscenze. Perché qui a Matera, ad esempio, c’è la stazione ma non ci arrivano i treni delle Fs e l’aeroporto più vicino si trova a Bari, in un’altra regione. Ha vinto, quindi, il sogno del riscatto del Mezzogiorno. «E uno degli obiettivi del nostro programma culturale – annota Grima – è quello di proporre una nuova visione del Sud, capace di scardinare i luoghi comuni e i pregiudizi». La cerimonia di apertura della Capitale della cultura è già stata messa a punto. Sarà all’insegna della musica con 131 bande provenienti da tutti i Comuni della Basilicata (che hanno appoggiato la candidatura), 20 dalle regioni italiane e 27 dall’Europa. Complessi che sfileranno per la città fino al tramonto, quando 2.019 orchestrali si ritroveranno nei Sassi, ognuno suonando il proprio repertorio. È una declinazione dell’idea cardine che “Matera 2019” propone: quella dell’“abitante culturale”, ossia di un cittadino che «partecipa attivamente ai processi di co-creazione e di co-generazione». «La cultura – spiega il progetto – deve tornare a far parte della vita di tutti giorni come pratica, messa in relazione con gli altri».  Cinque sono gli itinerari che si intrecceranno nell’anno della cultura. Tutti legati alla storia e ai “valori” che la città racconta, ma riletti alla luce della contemporaneità. Il primo è battezzato “Futuro remoto”. Matera è la più antica città abitata al mondo: si vive qui da novemila anni. Ma è anche la terra che ospita le “conquiste della scienza”, come il Centro di geodesia spaziale. Ecco, quindi, Airport City per costruire una «città fra le nuvole» o Programma Biophilia che unisce musica e scienza. Ancora, il 20 luglio 2019, a cinquant’anni dal primo passo dell’uomo sulla Luna, andrà in scena un musical con l’“orchestra internazionale dello spazio”. Evento centrale sarà il Festival della cultu- ra aperta dove non esisterà il diritto d’autore. Il secondo percorso ha per tema “Continuità e rotture”. Matera è la città di un trauma collettivo. Nel 1952 una legge sancisce la «vergogna nazionale» della vita nelle grotte, segnata dalla miseria, dalla promiscuità con gli animali, dall’alta mortalità infantile, e impone l’esodo dei diciassettemila “figli dei Sassi”. Ma una battaglia civile intrapresa negli anni Ottanta dai giovani del circolo culturale “La scaletta” apre le porte al ritorno nei Sassi. Due rivoluzioni che ispirano numerosi eventi. Uno è La più bella delle vergogne dove artisti d’Europa saranno chiamati a rappresentare le vergogne di oggi: dagli sbarchi dei migranti alla violenza sulle donne, passando per le disuguaglianze sociali o la disoccupazione. Invece 72 Hour Urban Action sarà una gara estemporanea fra architetti per ridisegnare in tre giorni e tre notti gli spazi pubblici (dalle fermate degli autobus ai giardini). Il terzo segmento è “Utopie e distopie” che ha come perno la sfida di «un cambiamento di mentalità profondo». Si può usare lo sport come nel progetto The Playful Path che lo impiegherà per unire cultura urbana e rurale. Si possono utilizzare i sensi perché con Matera città aperta si punterà ad abbattere l’inaccessibilità dei Sassi con percorsi sensoriali. O si può scommettere sul digitale per convincere i bambini che visitare i musei non è noioso con la Kids M-App. Il quarto ambito, chiamato “Radici e percorsi”, prende spunto dalla transumanza che ogni anno vede le mandrie di bestiame attraversare la Murgia ma anche dal fatto che la Lucania è stata crocevia di popoli. Sarà creata La via del pane che collegherà il continente nel segno del cibo per eccellenza mentre in città sorgerà la “Casa dei pani”. Grazie al progetto Circulating entities sanno realizzati mini-veicoli per portare a domicilio cinema, biblioteche o teatri. E con Basilicata Coast to Coast verrà varata una nave della cultura che solcherà il Mediterraneo. Infine l’ultimo percorso, “Riflessioni e connessioni”, vuole aiutare a riscoprire il senso del tempo e della lentezza che fra i Sassi si tocca con mano. In cantiere c’è l’allestimento di una mostra sul Rinascimento nel Mezzogiorno, ma anche la nascita di una piattaforma per lo scambio di informazioni dedicata a profughi e immigrati (The Silent University). La chiusura sarà affidata ancora alla musica con una settimana no-stop di concerto meditativo fra Matera e la Murgia. Un calendario ambizioso? Senza dubbio, che costerà 51 milioni di euro. A cui se ne aggiungeranno altri 701 milioni per le infrastrutture. Nel dossier si parla di una metropolitana leggera in città e soprattutto di navette che facciano uscire Matera dall’isolamento. E nella cifra rientrano le due opere-simbolo che la sfida della Capitale lascerà alla comunità: l’I-dea, l’istituto demo- etno-antropologico che farà rivivere la cultura rupestre e il quotidiano fra i Sassi ma anche raccoglierà la memoria collettiva della Basilicata creando un museo diffuso; e la Scuola di design aperto, vero atelier della Capitale che sarà una risposta alla crisi del distretto del mobile imbottito, emblema ormai sbiadito della città, e che nel 2015 verrà inaugurata fra i Sassi.
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