Vittime ed ex della lotta armata faccia a faccia. A quasi 40 anni da quelle vicende che insanguinarono l’Italia, i volti, i grandi dimenticati del furore ideologico di allora, che conosceva solo i ruoli di ciascuno, si prendono la rivincita.
Il libro dell’incontro (Il Saggiatore, pagine 420, euro 22) è il racconto sofferto e sincero di oltre 7 anni del lavoro di un "Gruppo" - lo chiamano così - nato fra persone che si stavano cercando, ma non osavano dirlo, o ammetterlo, sotto il peso insopportabile del male subito o arrecato. Il libro verrà presentato stasera a Milano al Museo della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci", alla presenza dell’ex br
Adriana Faranda, Manlio Milani e Agnese Moro dalla parte delle vittime, tre protagonisti di questo percorso. Percorso difficile da compiere, e ancor più da spiegare: «Occorrerebbe immergersi nelle voci e nei silenzi, ritrovare le lacrime e le risate», scrivono i pazienti "mediatori", il gesuita
Guido Bertagna, il criminologo
Adolfo Ceretti e la penalista
Claudia Mazzuccato, che sono anche i curatori del volume. Nel giro di qualche settimana gli autori replicheranno con un e-book che, con l’ausilio di audiovisivi, cercherà di rendere il racconto ancor più persuasivo. Perché ora, dopo il miracolo di amicizie impensabili nate in questi anni spiegarlo alla gente comune è il passaggio più difficile, anche se, paradossalmente, si tratta di persone che di quell’odio non sono state bersaglio diretto. Eppure un giovane giurista alla Costituente sostenne che «non possono istituirsi pene crudeli e le sanzioni penali debbono tendere alla rieducazione del condannato», principio inserito nell’articolo 27 della Costituzione. Quel giovane si chiamava Aldo Moro.