Il "Canto di Natale" di Charles Dickens in scena al Piccolo di Milano - Gruppo Riani
Quello che ora mettono in scena i Colla, la compagnia di marionettisti che considero un vanto nazionale, è uno dei racconti che divengono subito leggenda. Canto di Natale di Charles Dickens in scena al Piccolo di Milano ( riduzione per marionette su appunti di Eugenio Monti Colla, fino al 7 gennaio, Teatro Studio Melato) è un mito. Dramma a lieto fine, quello del Christmas carol, ove la parola carol indica sia un canto, sia un racconto. Storia semplice e prodigiosa quella di Ebenezer Scrooge, che va in scena in un pomeriggio nebbioso, giallo e buio, già sera, la Londra ottocentesca caliginosa e opaca, popolata di una folla di fantasmi sciamanti per le strade. Una sera particolare, la vigilia di Natale. Ma per Scrooge quella data non significa altro che una fastidiosa occasione per difendersi da scocciatori, benefattori che chiedono offerte per i poveri, l’impiegato che bisogna lasciare a casa almeno il giorno di Natale, il nipote che immancabilmente gli si presenta per invitarlo alla cena con la famiglia…
Scrooge è solo, ricco, avaro, ha passato tutta la vita pensando al denaro. All’improvviso, mentre tutti sciamano festanti per le illuminate vie londinesi, dopo la solita cena rapida nella squallida taverna vede riflesso sul batacchio il volto del suo socio Jacob Marley, morto sette anni prima. Terrorizzato non può sfuggire alla visita dello spettro, che gli narra della sua infelicità e della sua dannazione per avere vissuto come Scrooge, nell’esclusiva dedizione al danaro rovinando tante persone. Gli annuncia la visita di tre fantasmi, che il vecchio avaro vorrebbe volentieri evitare. Ma non li eviterà, e tutti conosciamo la storia, divenuta leggendaria, della visita del fantasma dei Natali passati, quello del Natale presente e quello dei Natali futuri. Letteratura e cinema continuano a ispirarsi a questa favola straordinaria, di potente, attanagliante visionarietà e insieme di immediata popolarità.
Scrooge segue il primo spettro, vola con lui, e la stessa visione di se stesso bambino, dei lunghi giorni infelici, poi dei brevi momenti di felicità giovanile, lo spinge alla compassione. Da quell’attimo di compassione per il povero se stesso, quel sentimento crescerà spontaneamente, riversandosi su tutti.
Scrooge, recalcitrante, brontolone, diffidente, comunque segue il primo spirito e poi gli altri due, vola, e naviga nel passato e nel futuro. La notte di Natale vede quindi la redenzione e la rinascita di Scrooge, un uomo che ha saputo credere in ciò che gli è apparso in sogno, si è fidato dell’apparizione, ha saputo accettare ciò che vedeva, per quanto gli apparisse irreale. Come nella tragedia di Amleto, nella felice favola di Charles Dickens la verità giunge all’uomo dalla visione, dall’apparizione, dal sogno.
La sua storia è un racconto, che ispira un’infinità di versioni teatrali e cinematografiche, spesso in vesti moderne, la storia del miracolo del Natale. Indimenticabile il prodigioso Canto di Natale di Topolino, il cartoon di Walt Disney, innumerevoli pellicole e spettacoli. Non è inutile, credo, indicare come io abbia scritto un libro di poesia dal racconto di Charles Dickens, tramutandolo in poema in versi, una delle tante imitazioni che ogni capolavoro suscita.
Racconto, fiaba, teatro, fantasmi, ombre, lampioni: un soggetto ideale per i Colla creatori di incanti dalle Mille e una notte e dalle grandi fiabe, illusionisti magici. Uno spettacolo supernatalizio ma non solo natalizio. La vicenda dell’uomo che si perde per ritrovarsi nella magia del Natale è un’avventura che le marionette dei Colla ricreano nel suo incanto, nei sui spettri, nel suo inesorabile e incantevole crescendo. Sempre uniche, felici, le voci dei Colla, tutte, tra cui apprezzo da tempo quella sapiente di Franco Sangermano e quella radiosa, argentina, bellissima di Loredana Alfieri.
In questo caso, a livello registico, le avrei guidate su un tono più fiabesco e meno drammatico, ma la fiaba non è nel dna del teatro italiano, dove anche Gozzi è dramma e dialogo. Piuttosto, poiché considero i Colla non una compagnia per bambini, ma per tutti, come Pinocchio che non è certo solo personaggio per l’infanzia, preferirei, in questo spettacolo, musiche meno Natale-infanzia… Non dico di far sentire i Pogues, non siamo nel mondo rock, magia esclusiva di anglofoni, ma semmai attingerei al vasto repertorio musicale natalizio della musica e canzone americana dagli anni 40. Questa è la mia unica riserva su uno spettacolo felice e davvero consigliabile.