La storica coppia della musica pop italiana: Mario Lavezzi, 74 anni e Mogol (86) presentano il loro nuovo disco “Capolavori nascosti”
Oltre alla mitologica coppia Battisti- Mogol, ne esiste un’altra che ha sfornato in oltre 50 anni brani portati al successo dai più grandi nomi della musica italiana. Basti pensare a Vita (per il progetto DallaMorandi), Stella nascente (per Ornella Vanoni) o Varietà (per Gianni Morandi), solo per citarne alcuni. Si tratta della premiata ditta Lavezzi-Mogol, una abbinata dal profilo più discreto ma che ha raggiunto per anni il top delle classifiche italiane puntando sulla canzone d’autore. Una amicizia, oltre che una collaborazione, che viene celebrata in Capolavori nascosti, il primo album targato Mogol Lavezzi per Nar International / Artist First. «Capolavori, sì - dice Mogol - perché per me sono canzoni bellissime, che però non hanno avuto il giusto riscontro e sono sconosciute ai più nonostante la loro qualità e i loro grandi interpreti». Tredici brani e un inedito: Una storia infinita nato durante il lockdown. «La canzone è stata scritta durante il lockdown – spiega Lavezzi - E dedicata a una coppia che è rimasta insieme nonostante le difficoltà del periodo e si è ancora piu unita, una storia infinita». Infinita anche perché, come aggiunge Mogol «è un amore oltre la vita, io credo che ci si reincontri tutti in un’altra dimensione, ho vissuto episodi che me lo fanno pensare veramente. Sono orgoglioso di averla scritta, molte persone si commuovono ascoltandola. Però è stata bocciata a Sanremo». Comunque Mogol-Lavezzi rivelano che di inediti nel cassetto ce ne sono anche altri, ma che aspettano il momento giusto e l’interprete giusto per renderli noti: «Non abbiamo fretta».
Capolavori nascosti contiene quattordici canzoni scritte a quattro mani realizzate con molti grandi artisti della musica italiana. Basta elencarne alcune per fare un tuffo nella grande musica italiana: Bianche raffiche di vita, una poesia scritta in un giorno di neve che vede Mario Lavezzi duettare con Mango, Laura Valente e Luca Carboni contenuta nell’album Voci 2 del 1993; Giorni leggeri cantato da Lavezzi con Riccardo Cocciante e Lucio Dalla uno dei brani di maggior successo nell’album Voci del ‘91, e poi ancora Momento delicato diventato un classico di Fiorella Mannoia, Ci vorresti tu del 1992 con Ornella Vanoni, La bandiera con Biagio Antonacci del ‘93, la potente Per la gloria che Mogol dedicato a Chico Mendes, l’attivista difensore della foresta amazzonica assassinato nel 1988 e celebrato da Lavezzi, Mango, Cocciante, Raf, Gianni Bella mentre L’amico latino è dedicata a Che Guevara. Amore, malinconia, speranza nel futuro, temi sociali e celebrazioni della vita su note di un pop raffinato che si fa cantare.
Eppure fa impressione che due giganti della musica come loro con modestia e facciano appello alla stampa e agli addetti ai lavori a difesa della qualità della musica d’autore italiana, a rischio in questi tempi di musica liquida e digitale. Giulio Rapetti-Mogol è piuttosto amareggiato: «Queste canzoni non le conosce quasi nessuno, perché una canzone ha successo quando c’è una promozione adeguata. La competenza deve averla sia chi scrive le canzoni ma anche chi le deve scegliere e diffondere, altrimenti non restano nel tempo». Le canzoni del disco Capolavori nascosti sono delle chicche da riscoprire e, aggiunge il maestro Mogol, «noi siamo molto orgogliosi, sono fra le più belle che ho scritte. E’ una sfida difficile, oggi ma vogliamo proporle a chi ha voglia di riscoprirle».
Sulla stessa linea di pensiero anche Lavezzi: «Certe canzoni rimangono, come L’essenziale di Marco Mengoni. Anche Madame ha tutte le qualità per riuscire. Oggi viviamo un'epoca di decadenza non solo musicale ma anche di valori fra crisi e guerre: quante delle canzoni che ci sono in giro ora, anche del Festival di Sanremo, sentiremo ancora tra un anno o due? Oggi tutto gira intorno ai follower, agli streaming, alle visualizzazioni». E Lavezzi lancia una sfida proprio al Festival: «Gli autori ci sono, bisogna scoprirli. Se il Festival tornasse ad essere un’eccellenza della musica italiana e non uno show tv. Si potrebbe fare un bando per selezionare testi da assegnare poi agli interpreti: sarebbe una rivoluzione e il bene dell'industria discografica. E si salverebbe anche qualche carriera».
Ma come è nata la collaborazione tra l’autore, cantante e produttore Mario Lavezzi e il poeta Mogol? “E’ nata in maniera rocambolesca nel 1968 – ricorda sorridendo Lavezzi – Io uscivo dai Camaleonti disperato perché dovevo andare a fare il servizio militare. Ero “imboscato” al distretto di militare di Milano, e in un momento di malinconia scrissi Il primo giorno di primavera. Avevo 21 anni e il testo aveva delle ingenuità, lo proposi a Mogol che lavorava dall’editore Curci e cambiò le parole dell’attacco. Ho anche avuto il privilegio di conoscere Battisti che era produttore e arrangiatore della canzone. Poi l’abbiamo affidata ai Dik Dik e abbiamo venduto un milione di copie».
Mogol ribadisce: «Dobbiamo cercare la qualità nella cultura popolare che porta a una crescita della gente, perché la gente quando ha finito di studiare sta ferma, non legge più. Se una canzone da emozioni o ispira qualcosa di importante è una occasione fantastica per evolvere le persone. La gente canta insieme, e le canzoni superano le generazioni». Quale metodo seguono per lavorare insieme? «Giulio dice che il testo è già nella canzone - spiega Lavezzi -. Quando scriviamo siamo sempre insieme, o siamo in macchina o in casa con chitarra e voce. Lui in un’ora e mezza al massimo ha scritto la canzone ». «Non abbiamo mai litigato, ma siamo abbastanza d’accordo su tutto – aggiunge Mogol -. La differenza di lavorare con Battisti e Lavezzi? Il sistema è lo stesso, con una sola differenza. Quando scrivevo per Battisti il giorno dopo Lucio sapeva il testo a memoria. Mario ci impiega un po’ di più. Lucio era matematico, aveva capacità di studio e analisi che non ci immaginiamo. Ogni giorno ascoltava per sette ore il meglio della musica che c'era al mondo. E’ un metodo che ho applicato anche al Cet. Cosa gli dirò il giorno che lo reincontrerò Lassù? “Finalmente” ».
Infine una replica alla decisione del colosso dei social Meta di rimuovere i brani del repertorio Siae dalla libreria musicale per il mancato rinnovo dell'accordo di licenza con Siae. «Queste piattaforme guadagnano miliardi e sono restie a pagare qualcosa. Gli autori vivono grazie ai diritti d’autore e la nostra è una battaglia giusta che facciamo di difesa degli autori» risponde in qualità di presidente della Siae Mogol. «E’ una battaglia sacra - ribadisce Mogol -, che abbiamo portato anche in Parlamento, ma da 7-8 mesi è tutto fermo ai decreti attuativi: se la situazione non si sblocca è una battaglia che abbiamo perso». «La stessa minaccia di Meta - sottolinea Mario Lavezzi - l’aveva fatta tempo fa anche Google: poi l’accordo è stato trovato».