Erano donne pie, ma volutamente non monache. Si consacravano al Signore e vivevano in comunità, ma non abitavano nei conventi. Contraevano voti simili a quelli degli ordini religiosi, però privilegiavano la libertà individuale rispetto alla stessa appartenenza alla Chiesa. Come potevano non creare sconcerto le 'beghine' che si diffusero a macchia d’olio in epoca medievale? Il benedettino Dieudonné Dufrasne ne ripercorre la loro storia in un saggio chiaro e scrupoloso, con la convinzione che le vicende di questo movimento, ancora poco studiato, non possano essere liquidate senza un adeguato approfondimento. Certo il termine 'beghina' oggi ha assunto un significato dispregiativo, in genere per indicare una donna eccessivamente devota. Eppure la decisione di queste ragazze di non maritarsi e seguire quel particolare stile di vita suscitò all’inizio un entusiasmo contagioso. Il movimento ebbe la sua massima fioritura nel XIII secolo e nei primi anni del XIV, soprattutto nelle regioni del nord Europa. Pare che allora soltanto in Germania ci fossero non meno di 200 mila beghine e 50 beghinaggi solo in Belgio. Poi nel corso dei se- coli un lento e inesorabile declino fino alla scomparsa nel Novecento. Non c’è traccia di alcun fondatore ufficiale, ma già negli archivi del 1200 si parla di mulieres religiosae che avevano come unica fonte di ispirazione le Scritture: non seguivano nessuna Regola monastica allora in vigore né alcun santo. La più antica indicazione di un raggruppamento di pie donne risale al 1232 a Louvain in Belgio. Abitavano in dimore particolari: come è possibile vedere ancora oggi nei territori fiamminghi, i beghinaggi erano fatti di piccole costruzioni a un piano, raccolte attorno a un cortile chiuso nel quale spesso era collocata la chiesa. Preghiera e lavoro scandivano le giornate delle beghine che desideravano imitare, da laiche religiose, la vita degli apostoli. Ebbero seguito proprio in tempi in cui si costituivano i grandi ordini religiosi: i francescani, i domenicani, i cistercensi. Ma con sostanziali differenze: pur declinando i voti tradizionali, le beghine non rinunciavano ai loro beni; si impegnavano a vivere del lavoro manuale e a distribuire il superfluo. Riponevano la propria gioia nella continenza e si affidavano soltanto a un consigliere spirituale. Scrive Dufrasne: «Esse edificarono una mistica basata non tanto sul legame ecclesiale, quanto piuttosto sull’unione individuale al Cristo, nel desiderio di essere rivolte permanentemente alla libertà». Intesero la loro missione come un’avventura interiore, una «fiera cavalcata» alla ricerca dell’Amato dice una delle più note fra esse, Hadewijck di Anversa. E se «l’Amore è tutto», se ciò che conta è soltanto amare, allora si può fare a meno del clero, dei dogmi della religione… La beghina forse più famosa, Maria d’Oignies, pretendeva di ricevere direttamente dallo Spirito la comprensione dell’Altissimo e non riconosceva la mediazione dei sacerdoti. Si possono pertanto facilmente intuire i sospetti che le beghine generarono nella Chiesa peraltro alle prese in quel tempo con un’esplosione carismatica non sempre ortodossa. Oltre infatti a movimenti di fedele obbedienza alla Chiesa, come quello di Francesco d’Assisi, si diffusero vere e proprie sette: Manichei, Catari, Osservanti, Albigesi, Flagellanti… E nella lotta alle eresie finirono per farne le spese anche alcune beghine che furono perseguitate. Giovani e ribelli esse manifestarono la loro rottura dei canoni anche dalla scelta del 'volgare' per le loro opere, anziché la lingua ufficiale, il latino. Del resto erano figlie di un tempo, quello della cultura 'cortese', che aveva esaltato la donna riportandola in una posizione di maggiore parità nei confronti dell’uomo. Pur tuttavia, fa notare Dufrasne, espressero all’interno della storia della Chiesa una spiritualità moderna: in un periodo in cui il mondo si modernizzava e rischiava di lasciare indietro i meno fortunati, loro esaltavano le opere di carità sull’esempio di Gesù. Hadewijck incitava le sorelle a essere laboriose e generose verso i poveri ripetendo loro: «Dio, in questo mondo, non ha vissuto come figlio di un carpentiere? ». Molte di esse hanno lasciato scritti di bruciante interiorità, come Mectilde di Magdeburgo che tanti critici hanno riconosciuto nella Matelda della 'Divina Commedia' di Dante suo contemporaneo: la misteriosa donna che circola nel Purgatorio per aiutare le anime a uscirne. E poi Margherite Porete che fu condannata al rogo dall’Inquisizione: nel clima generale di eretica confusione i suoi pensieri furono tacciati di panteismo. In anni più recenti c’è chi nel fenomeno di rottura delle beghine ha visto in esse quasi delle 'sessantottine' ante litteram. Ecco perché l’autore sin dalle prime pagine tiene a precisare: «Questo movimento non ha mancato, sfortunatamente, di essere etichettato e frettolosamente interpretato da ideologi contemporanei, che si sono appoggiati alle beghine per puntellare le rivendicazioni femministe moderne e per regolare i conti con l’attuale istituzione ecclesiale. Questo libro, se mai giungerà nelle loro mani, li deluderà».
Dieudonné Dufrasne DONNE MODERNE DEL MEDIOEVO Il movimento delle beghine Jaca Book. Pagine 172. Euro 16,00 «Una donna ospita un pellegrino», vetrata della cattedrale di Friburgo.