lunedì 12 dicembre 2011
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Viaggiando in Israele ci si imbatte, quotidianamente, con il problema della scarsità d’acqua. Però si scorgono soluzioni straordinarie, per originalità ed efficacia, che trovano o potrebbero trovare, applicazioni in molti altri Paesi. Così si apprende che un Paese con scarse risorse d’acqua, come è la Terra Santa, può trasformarsi in una nazione tra le più irrigate al mondo. Basta intensamente voler uscire dalla dipendenza e dai ricatti geopolitici, facendo squadra e "l’arca magica" può comparire. L’acqua, il bene comune acqua, è stato diffuso nello stato degli ebrei con tanta intelligenza e capacità di manutenzione, facendone una sorta di "arca magica", spesso descritta in antichi racconti rabbinici e mistici. A macchia di leopardo, e con molte altre contraddizioni, lo stesso fenomeno di diffusione dell’acqua, in modo organizzato e pianificato, è avvenuto in varie zone aride del Brasile, in Cina, in Sudafrica, in molti luoghi dell’Africa centrale. È il modello sistemico della diffusione dell’acqua e del trattamento organizzato che colpisce il ricercatore in viaggio in Terra Santa con un’équipe del Programma israeliano delle nuove energie e dell’acqua. «Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa» (Isaia 35,1). Tutto in Israele ha radici bibliche. Se non teniamo presente questo linguaggio, a un tempo, teologico e geografico, non ci rendiamo bene conto come le stesse strutture contemporanee dei Ministeri dell’Industria e del Commercio israeliani siano stimolati da queste culture profonde e, lo abbiamo visto personalmente, capaci di offrire spunti di ricerca agli agronomi e ai biotecnologi. Perciò il desiderio religioso di trasformare una terra, con metodi ultramoderni, è stato il fattore chiave nei settanta, ottanta anni di esistenza dello Stato di Israele. Agli inizi il bisogno ossessivo dell’acqua si concentrò su progetti nazionali di sopravvivenza: sono i decenni della grande epopea delle proprietà collettive agrarie trasformate in veri e propri parchi e luoghi di produzione agricola (l’epopea dei kibbutz). Oggi la situazione è completamente differente. La ricerca e sviluppo in campo industriale in Israele è caratterizzata da un’altra concentrazione tecnologica ed elettronica, che combina progetti straordinari di irrigazione con applicazioni di genetica e di chimica. In Israele vi sono forti concentrazioni di sviluppo informatico a tutti i livelli e il collegamento ricerca-lavoro per centinaia e centinaia di tecnici delle università si combina con l’uso diffuso della crescita di grandi quantità di prodotti agricoli e anche di uso militare di molte innovazioni, che emergono in queste applicazioni scientifiche e tecnologiche. La ricerca di tecniche che permettono il risparmio di acqua ha stimolato, nei decenni scorsi, lo sviluppo di sistemi di irrigazione computerizzati che dirigono i flussi d’acqua direttamente sulle migliaia di piccole piante fatte crescere. È di questi anni l’idea di sfruttare l’enorme riserva sotterranea di acqua salmastra del deserto del Neghev, ottenendo raccolti di pomodori e meloni di prima scelta, con un incremento dell’export di oltre il 15 per cento. L’acqua è sempre stata all’origine di grandi conflitti in Medio-Oriente. Oggi Israele si deve confrontare con una difficilissima sfida in campo idrico. L’aumento della popolazione, il riscaldamento globale, la difficoltà di reperire scorte di acqua potabile, hanno contribuito a determinare ripercussioni sulla salute, lo stato efficiente dell’agricoltura e molte risorse idriche provengono da sorgenti che risiedono in Turchia e questo apre, in questi ultimi anni, drammatiche tensioni di carattere politico e diplomatico. Va anche tenuto presente che il rapporto annuale del ramo specializzato sui temi del finanziamento in agricoltura della Banca Mondiale, anche quest’anno, riferisce che oltre il 40 per cento dei ricorsi che vengono sollevati, riguardo ai finanziamenti, tocca la questione dell’acqua. Questo rapporto della Banca Mondiale fa notare che le privatizzazioni dei settori idrici, in molte zone sottosviluppate, hanno prodotto un aumento vertiginoso delle tariffe e un peggioramento dello stesso servizio. Al momento, circa il 90 per cento della popolazione mondiale riceve forniture quotidiane d’acqua tramite aziende pubbliche. Gli uffici specializzati della Banca Mondiale hanno iniziato indagini con i governi di Giordania, Messico, Sudafrica e Cina per comprendere meglio le tipologie di gestione delle aziende di distribuzione dell’acqua. In Israele la scelta pubblica, sin ad ora, ha saputo coniugare bassi prezzi e gestione efficiente. Infatti il consumo idrico di questo Paese è rimasto quasi invariato dal 1964, con una crescita esponenziale della popolazione e un allargamento delle aree dissodate e messe a coltivazione supertecnologica. Entro il 2013, ci viene detto dagli esperti che ci hanno accompagnato sulle alture del Golan, ai confini del Libano e verso il deserto del Neghev, gli impianti di desalinizzazione forniranno oltre 500 milioni di metri cubi di acqua all’anno. In un viaggio di questo tipo viene spesso evocata una frase, così come ce la ripetono i tecnici agronomi che ci fanno da guide: «Immaginate, simbolicamente, oasi di nuova generazione». Cosa vogliono dire? Le tendenze sociodemografiche indicano che le popolazioni nel mondo creeranno, per poter prosperare, nelle più svariate geografie, luoghi di produzione alimentare, che rappresenteranno soluzioni sostenibili verso le numerose sfide ambientali e questi luoghi si diffonderanno con una crescita intensiva. C’è quindi una combinazione di tecnologie pulite e di applicazioni nelle produzioni alimentari, grazie a una gamma di tecniche innovative di irrigazione, coltivazione e distribuzione, abbinate a tecnologie bioingegnerizzate. Queste scelte sul "bene comune acqua" hanno permesso al settore israeliano delle agro-tecnologie, negli ultimi decenni, di aprire la più importante trasformazione di modelli sociali basati sull’alimentazione e sulla compatibilità sistemica nel mondo.
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