È noto che Heinrich Himmler, il potente capo delle Ss e di tutte le polizie del Reich hitleriano, compresi gli apparati informativi, puntasse a un "secondo tempo" della guerra, che vedesse, in un rovesciamento delle alleanze, la Germania (senza più Hitler) combattere la crociata contro il comunismo a fianco degli angloamericani. A tale scopo, dopo il fallimento dell’offensiva tedesca nelle Ardenne, nel febbraio del 1945 egli accelerò i negoziati segreti in Svizzera per la capitolazione delle forze tedesche in Italia, nella speranza di "inserirsi" nella breccia apertasi con il peggioramento delle relazioni tra americani e inglesi, da una parte, e sovietici, dall’altra, a seguito del dilagare dell’Armata Rossa nell’Europa centro-orientale. Quel che non sapevamo è che tali deliranti progetti fantapolitici poggiavano comunque su embrioni di organizzazioni segrete, che avrebbero configurato un pericolo mortale, ancorché potenziale, dopo che le residue illusioni di Himmler vennero spazzate via dalla resa definitiva e completa della Germania, l’8 maggio 1945. Quattro giorni dopo, l’11 maggio, ufficiali inglesi del controspionaggio Fss (Field security section), le Sezioni di sicurezza campale, piombarono a San Maurizio di Brunate, in provincia di Como, per arrestare il capo di una rete di intelligence costituita per supportare i folli progetti del comandante delle Ss. Il rapporto
top secret di fonte britannica relativo all’operazione è giunto nelle nostre mani e ci disegna i contorni di operazioni inquietanti.L’uomo a cui i terminali di Himmler in Italia affidarono la costituzione di queste strutture segrete, propedeutiche all’auspicato passaggio della Germania al fiancheggiamento degli angloamericani, è un ex fiduciario dell’Ovra, il braccio armato della Polizia politica del regime di Mussolini, il quale aveva operato dal 1931 al 1943 con il nome in codice di "Silla". Il suo nome è Terzilio Borghesi. Questi, figura di altissima specializzazione nel ramo dei servizi informativi, era già noto dal 2001 per essere stato autore, presso i tedeschi, di un sondaggio per una pace separata su mandato degli Alleati. La manovra venne attuata, a metà febbraio del 1945: Borghesi incontrò a Milano il tenente delle Ss Guido Zimmer, tra i capi dello spionaggio nazista in Italia, per illustrargli contatti che il principe Tassilo von Fürstenberg, marito di Clara Agnelli, aveva avviato con un ufficiale inglese a Torino. I germanici respinsero poi tale profferta, preferendo puntare tutte le carte sulla pista del negoziato già avviato in Svizzera. Quando gli ufficiali britannici giunsero a San Maurizio ad arrestare Borghesi, scoprirono che questi si era già posto sotto la protezione del Cic, il controspionaggio americano, al quale aveva consegnato propria documentazione. Contattati telefonicamente, gli uomini del Cic informarono i colleghi inglesi che "Silla" aveva consegnato loro un memoriale che conteneva il racconto della sua attività, di agente doppio, a servizio tanto dei tedeschi quanto degli Alleati. Gli uomini della Field security section, nella loro relazione, osservano che l’ex spia Ovra aveva «la sua storia bell’e pronta per il primo comando alleato con cui sarebbe entrato in contatto e l’aveva imparata a pappagallo».Che cosa emerge, dal racconto di Borghesi? Innanzitutto, giunge conferma dello stretto legame esistente tra la sua attività e le trattative segrete in corso in Svizzera. I suoi referenti, in ambito tedesco, per cominciare, sono gli stessi che agiscono sotterraneamente nella grande partita che, nei piani di Himmler, avrebbe dovuto produrre il salvataggio del Reich in funzione antibolscevica. Avamposto di tutti gli intrighi, è la polizia di frontiera di Cernobbio, quartier generale di spionaggio comandato dal capitano delle Ss Josef Vötterl, austriaco, agente dell’Oss americano infiltrato tra i nazisti, e dal pari grado delle Ss Hans Clemens, che nel dopoguerra si riciclerà come elemento di spicco dei servizi informativi della Germania federale, finendo la sua carriera nientemeno che come spia del Kgb sovietico.Fin dal giugno del 1944, Borghesi, a cui viene attribuito un nuovo nome in codice, "Hans Fischer", riceve dallo Sturmbannführer Klaus Hügel, capo in Italia dell’Abteilung 6 - la Sezione di sicurezza politico-militare tedesca che si occupava di spionaggio fuori dai confini del Reich -, l’incarico di costituire un servizio di informazioni a largo raggio, reperendo dati sensibili all’estero. Forse, si trattava di una "rete" finalizzata al passaggio delle comunicazioni, da e per Himmler, con partenza e destinazione finale svizzera. Desta impressione la massa imponente di mezzi impiegati allo scopo. Borghesi-Fischer riceve fondi per milioni di lire e organizza un traffico di profughi anche razziali, diretti nella vicina Confederazione, allo scopo di raccogliere ulteriori fonti di finanziamento dai passaggi illegali. A capo di questo segmento dell’organizzazione è l’attore Osvaldo Valenti, tenente della Decima Mas, il quale tratta con i gendarmi elvetici per garantirsi che i transiti, dal valico secondario della Val d’Intelvi, avvengano senza intoppi.I germanici, oltre alle informazioni, che probabilmente filtrano dalla frontiera terrestre mediante corrieri, incassano da Borghesi cospicue "tangenti": vale a dire, come si legge nel rapporto dell’Fss britannica, «180.000 lire in contanti; 20 lingotti d’oro del valore minimo di 160.000 lire; magliette e calze, per un controvalore di 200.000 lire; dosi di insulina per 1.600.000 lire». E così via. In aggiunta a ciò, l’ex agente Ovra lamenta di aver speso una «forte somma» per gli intrattenimenti offerti agli ufficiali tedeschi. Infatti, al capitano Clemens viene imbandita una sontuosa cena ogni domenica. In sintesi, tra le "tangenti" versate alle Ss di frontiera e le somme destinate alla rete di appoggio locale, Borghesi quantifica in 7 milioni di lire l’esborso totale, escluso un milione impiegato per l’assistenza ai profughi durante la loro fuga. Nella contabilità dell’operazione, vi sono anche i fondi segreti che l’ex fiduciario dell’Ovra riceve da un ex ufficiale della Regia Marina, Raimondo Manzini, che collabora con Valenti nella zona di frontiera: «Un milione e 800 mila lire, il 30 dicembre 1944 e, in una data imprecisata tra il gennaio e il febbraio successivi, un altro milione, dalla medesima fonte». Tra la fine del ’44, e l’inizio del fatale 1945, "Hans Fischer" riceve un nuovo, rilevante incarico. Il dottor Herbert Meyer, responsabile a Verona della scuola di addestramento per futuri membri delle operazioni
Stay-behind, gli annuncia il prossimo invio di due apparecchi trasmittenti, di un operatore radio e del cifrario per le comunicazioni. A che cosa pensano i tedeschi? Si stanno preparando al "secondo tempo" del conflitto, immaginato da Himmler, con uno scenario di questo tipo: i tedeschi lasciano il fronte italiano e si ritirano in Germania; nel Nord della Penisola, la forte influenza guadagnata dai comunisti potrebbe condurre l’Armata Rossa a intervenire; quindi, in tale prospettiva, gli apparati
Stay-behind, creati dai germanici prima di abbandonare il terreno, si predispongono a passare a collaborare con gli angloamericani in funzione di contenimento politico-militare del bolscevismo.L’organizzazione
Stay-behind non verrà completata, perché l’operazione a un certo punto riceve lo "stop". Ma è impressionante il grado di coinvolgimento degli Alleati che Borghesi svela. Quasi sicuramente non per sua iniziativa, ma su indicazione dei tedeschi, Hans Fischer tiene al corrente di tutto un altro personaggio "doppio". Si tratta del maggiore dei carabinieri Anacleto Onnis, che al momento dell’arresto di Borghesi opera a Como nella Sezione alleata dei controlli di frontiera. Questi, già attivo nel Centro di controspionaggio del Sim, a Trieste, nel 1942 era stato trasferito al Comando di Legione dell’Arma, a Milano. Alla costituzione della Repubblica sociale italiana, era divenuto caposervizio della Sezione di controspionaggio del Sid, il servizio segreto militare di Salò. Ma, sotto queste mentite spoglie, operava all’interno dell’organizzazione "Nemo", una rete spionistica nata sotto l’impulso degli inglesi. Onnis, da Saronno, comunicava clandestinamente, via radio, con il Quartier generale alleato di Caserta. Il carattere dirompente di questi scenari spiega la ragione del fatto che su di essi si sia taciuto fino a oggi. Lo stesso Borghesi, benché offrisse la sua collaborazione agli inglesi, venne "neutralizzato" e spedito in un campo di concentramento in Nord Africa. Sapeva troppo di queste trame inconfessabili.